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Arte e riscoperte: due anni con Alberto Zilocchi

del

Scomparso a soli Sessant’anni nel 1991, di Alberto Zilocchi non si è praticamente più sentito parlare per 25 lunghissimi anni, complice la decisione della famiglia si “sigillare” la sua opere in caveau. Poi, due anni fa, l’incontro tra gli eredi di Alberto Zilocchi e un appassionato collezionista: Maurizio de Palma. E la storia di Zilocchi ha iniziato a risorgere dalle nebbie del tempo con la nascita, nel 2016, dell’Archivio che porta il suo nome. E questa è la storia che, proprio assieme a de Palma, che oggi di quell’archivio è oggi il direttore responsabile, vogliamo raccontarvi.

Nicola Maggi: 46 anni fa, ad Anversa,  nasceva un primo embrione di quello che dal 1976 sarebbe stato il Gruppo di Lavoro Internazionale per l’Arte Costruttiva. Ci vuole raccontare, in breve, quali erano i tratti peculiari di questa esperienza artistica?

Maurizio de Palma: «Negli anni ‘70 Alberto Zilocchi avvia contati con altri artisti europei interessati a un nuovo mezzo di espressione non in funzione decorativa ma costruttiva. In questo contesto collabora con artisti provenienti da  tutta Europa e con essi partecipa, nel 1973, al  C.I.E.A.C. – Centro Internazionale di  Studi d’Arte Costruttiva. Nel 1976, poi, con il simposio fondativo di Anversa – Bonn, nasce l’IAFKG – Internationaler Arbeitskreis fur Konstructive Gestaltung di Alberto Zilocchi fu uno dei fondatori e animatori più attivi.

Ogni anno vennero organizzati simposi con temi specifici e giornate di lavoro svolte tra tutti i partecipanti che si scambiavano le loro esperienze artistiche producendo, a fine simposio, dei saggi a cui partecipavano curatori e gli stessi artisti. L’interesse di tutti era dedicato al campo dell’arte concreta e concettuale, dove il procedimento creativo è altrettanto importante quanto il risultato estetico finale. Come vede, le finalità del Movimento sono attualissime ancora oggi, dopo oltre 40 anni!

Il movimento continuò ad attirare Artisti da tutta Europa, che parteciparono ai convegni e alle mostre organizzate dal Movimento. I simposi si susseguirono per circa una decina di anni sino a oltre la metà anni ‘80. Conserviamo molti documenti di questa storia  di innovazione e internazionalità che aveva l’intento comune di cambiare il modo di fare arte  . Tra i simposi più importanti ricordiamo quello del 1977 a Varese, Bergamo e Mantova  “Del concetto di serie“ e quello tenuto nel 1979 a Schloss Buchberg “ Theorie und Praxis der kostruktiven Kunst heute “ organizzato nel castello austriaco di proprietà dei coniugi Dieter e Gertraud Bogner».

Alberto Zilocchi nel suo studio
Alberto Zilocchi nel suo studio

N.M.: Tra gli esponenti italiani del Gruppo, oltre a Paolo Ghilardi e Marcello Morandini, anche Alberto Zilocchi: artista scomparso nel 1991 e di cui per molto tempo non si è più sentito parlare, ma che è stato tra i protagonisti dell’avanguardia artistica di Milano già a partire dalla metà degli anni Cinquanta…

M.d.P: «Alberto Zilocchi ha vissuto 60 anni – dal 1931 al 1991 – ma ha avuto una vita intensissima segnata da almeno 3 fasi artistiche di prestigio mondiale che lo collocano tra i più importanti artisti italiani del secolo scorso, certamente tra quelli più innovatori: la frequentazione dell’avanguardia milanese con la firma del Manifesto del Bar Giamaica nel 1957, il momento Azimut con la partecipazione alla prima mostra collettiva alla Galleria Azimut di Piero Manzoni ed Enrico Castellani nel 1959 e la mostra alla Galleria della Torre di Bergamo con Lucio Fontana nello stesso anno; la vicinanza al Gruppo Zero di Dusseldorf nell’ambito delle tendenze ottico-cinetiche con la proclamazione dell’annullamento totale delle precedenti esperienze pittoriche-scultoree e l’apertura di un nuovo spazio di libertà creativa.

In questa fase, Zilocchi realizza i Rilievi, tavole monocrome dipinte in acrilico bianco opaco, con estroflessioni geometriche spesse pochi millimetri che creano linee di luce e ombra, pieni e vuoti che dettano un nuovo spazio ordinato secondo un sistema numerico. Sono gli anni della sua esperienza europea, con decine di mostre in tutti i paesi del Nord, dalla Germania alla Finlandia, dalla Danimarca alla Svezia come fondatore e sostenitore del movimento di arte costruttiva – l’IAFKG – Internationaler Arbeitskreis fur Konstructive Gestaltung.

Moviemento che vide, tra gli altri, in quel primo nucleo la presenza dei francesi Francois Morellet e Josè Breval, dell’inglese Peter Lowe, dei tedeschi Ewerdt Hilgemann e HD Schrader, dell’italiano Marcello Morandini, e poi de Poortere, Dilworth, Ryszard Winiarski, Ad de Keijzer e  tanti altri come il  bergamasco  Paolo Ghilardi, gli inglesi Jean Spencer e Richard Paul Loshe, da Oscar Putz a Dora Maurer, da Hildegard Joos a Jorrit Tornquist, da Sabine Weigner a Kurt Ingerl. Alla sua morte, nel 1991, Zilocchi era quindi più conosciuto in Nord Europa che in Italia dove aveva come riferimento due importanti gallerie: la Galleria Lorenzelli e la Galleria Fumagalli di Bergamo».

N.M.: Una storia artistica, quella di Zilocchi, segnata da un’importante cesura nel 1963, anno della morte di Piero Manzoni. Evento che segna un prima e un dopo che, dagli anni Settanta, lo vedrà, appunto, tra i protagonisti del movimento neocostruttivista europeo…

M.d.P: «Alberto Zilocchi e Piero Manzoni si erano conosciuti a Parigi nel 1954 e da allora era nata tra di loro una grande amicizia che li ha uniti sino al 1963, anno in cui Piero Manzoni muore prematuramente. Di questa amicizia viene riportata traccia nel bellissimo Diario di Piero Manzoni la cui pubblicazione risale al 2013  a cura del curatore Gaspare Marcone, un grande lavoro di ricerca. Da quel momento, Zilocchi sospende la sua attività artistica per dedicarsi ad attività sociali: avvia una scuola sociale a Bergamo, ospita nella sua casa con la moglie Bice – femminista e attivista nonché critica d’arte – studenti giornalisti e amici che ancora oggi lo ricordano con affetto come ho avuto modo di verificare  incontrandoli.

I suoi studenti conservano ancora i lavori fatti in quegli anni , è davvero incredibile! Riprende a dipingere tra il 1966 e il 1968 per poi tornare in piena attività non tanto  in Italia ma soprattutto in Nord Europa con il Centro d’arte Costruttiva nel 1973 e poi nel 1976 come fondatore  dell’Internationaler Arbeitskreis fur Konstructive Gestaltung, unico italiano con Marcello Morandini tra i fondatori, con tantissime mostre ospitate  nei paesi nord europei sino al 1990 , anno in cui espone  le sue due ultime mostre in Olanda».

Alberto Zilocchi, Rilievo, 1974. Estroflessioni e acrilico su tavola, con telaio in legno, cm 100 x 100
Alberto Zilocchi, Rilievo, 1974. Estroflessioni e acrilico su tavola, con telaio in legno, cm 100 x 100

N.M: La sua attività espositiva è stata intensissima fino al 1990 poi, dopo la sua scomparsa, il silenzio dovuto anche al fatto che la famiglia non ha più resi disponibili i suoi lavori chiudendoli in un caveau per 25 anni. Come mai questa scelta?

M.d.P: «Alla morte di Zilocchi nel 1991 a 60 anni, la famiglia e in particolare la moglie Bice, decise di chiudere tutte le sue opere presenti nello studio di Bergamo in un caveau e non accolse nessuna delle proposte che gli vennero fatte da alcuni galleristi dell’epoca. La famiglia era benestante e non interessata al mercato, come del resto non lo era mai stato Zilocchi,  artista affascinante e controcorrente,  generoso, ma poco disponibile a farsi fotografare nonostante avesse un notevole fisico (era alto oltre 185 cm e da giovane era stato campione nazionale di corsa)  e meno ancora a farsi intervistare. I galleristi che lo avevano seguito persero cosi negli anni  le tracce della famiglia, e di Zilocchi non si è più parlato per anni».

N.M.: Da dove nasce questa sua vicinanza a Zilocchi?

M.d.P: «Sono un collezionista appassionato dell’arte italiana del secolo scorso, in particolare degli anni tra la  fine anni  ’50 agli ’80. Studiando il lavoro di Piero Manzoni  mi sono imbattuto  circa 6 anni fa in alcuni nomi di suoi amici artisti, giornalisti e poeti di cui non si era mai sentito parlare in precedenza. La cosa mi aveva incuriosito e stimolato ad approfondirne la conoscenza, così durante le vacanze estive a Gallipoli nel 2013 con mio figlio Luca abbiamo fatto ricerche e approfondimenti su internet dove scoprimmo  per la prima volta l’esistenza di Alberto Zilocchi.

Aveva firmato il manifesto del Bar Giamaica nel 1957 con Piero Manzoni, nel 1959 aveva partecipato alla prima mostra collettiva nella galleria Azimut di Piero Manzoni e Castellani, eppure su internet non si trovavano notizie, foto di suoi lavori, gallerie di riferimento , cataloghi, nulla. Inizia così una fase di ricerche  e indagini che mi hanno portato dopo quasi un anno a conoscere la figlia di Alberto Zilocchi, artista a sua volta ma nel campo musicale,  con la quale decidemmo  di avviare la riscoperta in Italia di questo grandissimo artista, certamente più conosciuto in Nord Europa che in Italia,  ma che l’Italia stessa ha dimostrato di apprezzare e valorizzare».

N.M.: Poi nel 2016, grazie all’attività di ricerca che ha condotto assieme alla famiglia Zilocchi è nato a Milano l’Archivio Alberto Zilocchi, che in collaborazione con la galleria Spazio Testoni di Bologna ha avviato la riscoperta di questo artista…

M.d.P: «Nel 2015 eravamo pronti per la prima esposizione italiana dopo la morte di Zilocchi nel 1991. L’occasione di una prima uscita importante si è palesata ai nostri occhi con la quarantesima edizione di Arte Fiera Bologna 2016, la più importante ed europea delle fiere italiane, con un parterre de roi di gallerie e artisti presentati e un numero di visitatori da record di circa 60.000 nei 5 gg di fiera. In quel momento, la galleria Spazio Testoni di Bologna della mia amica Paola Veronesi non ha avuto dubbi nel credere nella iniziativa e nel dedicarci uno spazio  Solo Show dedicato esclusivamente a Zilocchi, uno stand di sole opere  bianche tra monocromi (i Rilievi) e Linee su tele bianche.

Lo stand ebbe un grandissimo successo e fu apprezzato da tutti – collezionisti , giornalisti, curatori, istituzioni e anche artisti che ci fecero visita come Marcello Morandini  e Turi Simeti. In primis, ricevemmo i complimenti dal curatore Giorgio Verzotti che con Claudio Spadoni e il Comitato scientifico avevano approvato all’unanimità  il progetto espositivo Solo Show proposto della Galleria Spazio Testoni di Bologna dopo circa  25 anni di silenzio. Saremo sempre riconoscenti a Paola Veronesi e Giorgio Verzotti per la sensibilità e sguardo prospettico che dimostrarono  in quella prima occasione».

Alberto Zilocchi, Rilievo, 1966, estroflessioni e acrilico su tavola, cm 30,5 x 30
Alberto Zilocchi, Rilievo, 1966, estroflessioni e acrilico su tavola, cm 30,5 x 30

N.M.: In soli due anni il nome di Zilocchi è tornato sulla scena dell’arte con partecipazioni ad Arte Fiera, alla Wopart Fair di Lugano e la presenza in mostre sia collettive – come la bella 100% Italia al museo Ettore Fico di Torino – che personali. L’ultima delle quali si è tenuta in occasione dell’ultimo Miart nella sede dell’archivio: Weiss Malerei…

M.d.P: «Da subito abbiamo sentito intorno al lavoro di Alberto Zilocchi un grandissimo interesse. Dalla prima uscita di cui vi abbiamo brevemente raccontato sopra, ad Arte Fiera 2016 in occasione del 40° anniversario della manifestazione, alla partecipazione alla prima e seconda edizione di Wopart – Works on paper a Lugano, poi ancora in Arte Fiera 2017 in bipersonale con Marcello Morandini – amico, come detto sopra, e cofondatore con Zilocchi dell’Arbeitskreis fur Konstructive Gestaltung nel 1976 ad Anversa – e poi due mostre personali in Spazio Testoni a Bologna, e una personale meravigliosa e una collettiva a Berlino presso la galleria Werkstattgalerie di Pascual Jordan, è stato un susseguirsi di esposizioni di grande successo e attenzione da parte degli addetti ai lavori,  di collezionisti e appassionati.

Con la nascita dell’Archivio Alberto Zilocchi, abbiamo avviato varie esposizioni nella sede dell’Archivio – un bellissimo spazio bianco di vetro e acciaio e pavimento in betulla chiara di 200 mq nella zona dei grattacieli di Isozaki e Zaha Hadid di Milano – di cui l’ultima tenuta nel 2018 in concomitanza del Miart è stata una mostra personale molto importante, in quanto abbiamo presentato una selezione di una trentina di soli “Rilievi” , opere monocrome esclusivamente bianche opache con estroflessioni, rare quanto preziose.

La Mostra non poteva che chiamarsi Weiss Malerei (Pittura Bianca), un omaggio al solo colore utilizzato da Zilocchi in tutta la sua vicenda artistica, fedele al tema del monocromo e del bianco, colore mai rinnegato per tutta la vita.   In questo momento, come ha ricordato, siamo presenti al Museo Ettore Fico di Torino – nella sede del Mastio della Cittadella – nella mostra “ 100% Italia – Cent’anni di Capolavori “, nelle sezioni Minimal e Optical curate entrambe dal curatore Marco Meneguzzo».

N.M.: Come è stato accolto questo ritorno dal collezionismo e dal mercato italiano?

M.d.P: «I collezionisti focalizzati in particolare  sugli anni di Azimut e di Zero, sui monocromi e sul bianco,  ci seguono con grandissima attenzione sin dalla prima esposizione. L’Archivio Zilocchi da la possibilità ai collezionisti di organizzare visite mirate e personalizzate direttamente nella sede di Milano in via Monte Rosa 13. In queste visite personalizzate , abbiamo modo di fare conoscere in dettaglio le opere, i cicli artistici di Zilocchi, la documentazione storica, le foto, i materiali utilizzati etc.

Dopo queste presentazioni che durano mediamente oltre  1  ora abbiamo sempre riscontrato interesse e abbiamo visto rafforzare la volontà del collezionista di possedere un lavoro di Zilocchi, scegliendolo poi con le nostre gallerie di appoggio tra le opere di più piccole dimensioni (i 20 x 20 cm o i 30x 30 cm) alle opere  piu grandi come i 100 x 100 cm o ai lavori in  serie, opere composte da 2, 3 o più pezzi. Siamo contentissimi di questa nostra vicinanza ai collezionisti e della nostra funzione di Archivio storico d’arte».

Una vista della sede dell'Archivio Zilocchi di MilanoUna vista della sede dell'Archivio Zilocchi di Milano
Una vista della sede dell’Archivio Zilocchi di Milano

N.M.: Oltre ai vari è progetti espositivi con musei e gallerie, quali iniziative ha messo in atto l’archivio dal 2016 ad oggi?

M.d.P: «L’Archivio è sempre in movimento con mille iniziative, un data base importante di collezionisti italiani, svizzeri e tedeschi da gestire , molti progetti in corso in parallelo. Quest’anno abbiamo migliorato e messo a punto il sito internet dell’Archivio (www.archivioalbertozilocchi.com), con un blog che aggiorniamo periodicamente, abbiamo aperto una approfondita  pagina in lingua inglese su Google Art&Culture con oltre 150 immagini e una storia che racconta brevemente la vicenda artistica di Zilocchi, abbiamo aperto la pagina su Wikipedia, abbiamo inserito nel Comitato Scientifico dell’Archivio Nicoletta Zanella con una lunghissima esperienza come gallerista a Roma e nella giuria di importanti premi artistici.

Abbiamo infine confermato la nostra adesione nonché assunto incarichi attivi nell’AitArt – Associazione Italiana degli Archivi d’Artista, con sede a Milano presso il Museo del 900 che collabora non solo con gli Archivi d’arte ma anche con le Istituzioni come la Biennale di Venezia, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo Pecci di Prato, la Gam di Torino, etc. Il nostro obiettivo nei prossimi anni sarà di raccogliere sempre più materiale e documentazione sulla produzione di Zilocchi per affidare poi ad un curatore di nostra fiducia l’avvio della  redazione del catalogo generale dell’artista».

N.M.: Quanto è importante oggi, per far “risorgere” personalità artistiche cadute nell’oblio, creare un archivio e quali sono, secondo lei, gli step e i presupposti fondamentali per compiere questo passo?

M.d.P: «Nel mio caso quello che ci ha portato in pochi anni a questo risultato è stata la curiosità che da appassionato d’arte mi ha preso quando del tutto casualmente ho scoperto il nome di questo artista di cui nessuno aveva più parlato negli ultimi 30 anni in Italia. Unito alla forte convinzione che, visti i suoi primi monocromi bianchi prima in qualche foto sbiadita e poi a casa della famiglia Zilocchi , questo artista doveva assolutamente essere ripresentato a tutti gli appassionati d’arte, all’attenzione dei curatori, dei giornalisti di settore, delle gallerie e delle istituzioni italiane ed europee.

I riscontri avuti in questi anni da musei curatori e collezionisti non solo italiani mi hanno confermato che la strada intrapresa era quella giusta. Abbiamo in questo momento contatti in fase avanzata con diversi Musei per la consegna di lavori di Zilocchi nelle loro collezioni permanenti. Vogliamo proseguire in questo lavoro con le Istituzioni museali europee.   Credo quindi che anzitutto la passione e l’amore per l’artista sia il motore che può alimentare in maniera degna qualunque iniziativa di riscoperta di artisti del passato, unitamente ad una indiscussa qualità dell’artista stesso che ne è l’elemento fondante».

Una vista della sede dell'Archivio Zilocchi di Milano
Una vista della sede dell’Archivio Zilocchi di Milano

N.M.: Il 2018 è ormai al termine ed è tempo di guardare al futuro. A cosa state lavorando per il 2019?

M.d.P: «L’Archivio nel 2019 ha già in calendario alcuni importanti attività come il racconto biografico di Zilocchi che una giornalista che vive a Berlino innamorata come noi dei lavori di  Zilocchi sta curando da tempo e che verrà pubblicato il prossimo anno con una veste grafica ovviamente interamente bianca. Abbiamo poi avviato dei contatti molto intensi con altri artisti dell’ Arbeitskreis di Anversa ancora viventi a Parigi e Londra con i quali stiamo progettando alcune iniziative comuni coinvolgendo anche la Fondazione Marcello Morandini e l’Archivio Paolo Ghilardi.

Da 2 anni , l’Archivio organizza un evento in occasione della data del 9 novembre per ricordare la mostra di giovani artisti e la presentazione del Manifesto del Bar Giamaica  del 9 novembre 1957: nel 2017 in occasione dei 60 anni dall’evento abbiamo organizzato una mostra di piccoli Rilievi all’interno del Bar Giamaica – a pochi metri dall’Accademia di Brera , nel cuore storico di Milano – e nel 2018 abbiamo organizzato un evento serale con collezionisti e amici dell’Archivio per festeggiare il 61° anniversario.

Rifaremo la stessa attività anche nel 2019 in occasione del 62° anniversario . Abbiamo poi in programma e già definito negli accordi una mostra personale a Roma  da presentare entro la Primavera . Sempre nel 2019 uno studente concluderà il suo percorso di studi con una tesina di ricerca su Alberto Zilocchi: investire nel campo della ricerca e dello studio su Alberto Zilocchi  è uno dei compiti che come archivio vogliamo continuare a sviluppare anche in futuro».

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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