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Analisi e proposte in ambito fiscale per rilanciare il mercato dell’arte

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Sulla base dei dati contenuti nell’Art Market, il report redatto dal Art Basel e UBS, il mercato dell’arte ha subito nel corso dell’ultimo anno la più importante recessione paragonabile a quella della crisi economica del 2009 con un crollo delle vendite globali di oltre il 20% rispetto all’anno precedente.

Seppur in contrazione, i tre principali hub mondiali dell’arte risultano essere ancora USA, Regno Unito e Cina i quali detengono un valore globale delle vendite pari al 82%. Il mercato europeo risulta essere quindi del tutto marginale, con una quota di vendite stabile al 12%, con la Francia che detiene il 6% seguita da Germania (2%) e Spagna (1%).

Dopo aver evidenziato alcuni dati relativi all’andamento del settore, con il presente contributo si analizzano alcune proposte di natura fiscale finalizzate a consentire una maggiore competitività del settore. In particolare, i temi affrontati riguardano le necessarie modifiche al regime IVA attualmente in vigore, la revisione e l’ampliamento delle agevolazioni fiscali con l’estensione dell’art bonus per sostenere i giovani artisti nonché la possibilità di cessione dei crediti d’imposta anche in ambito culturale.

Da ultimo, occorre riattivare ed intensificare un tavolo tra i principali operatori del settore tra cui Agenzia delle Entrate, Ministero della Cultura, ANGAMC e Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti sia per portare avanti le proposte in ambito fiscale che per semplificare l’attuale impianto normativo caratterizzato da un grado elevato di complessità ed incertezze.

 

Le modifiche al regime IVA

Sulla base di quanto precedentemente riportato, tra le misure più importanti per il mercato dell’arte vi sono sicuramente le modifiche al regime dell’imposta sul valore aggiunto. Le proposte riguardano la riduzione dell’aliquota sul commercio di opere d’arte, l’applicazione dell’aliquota relativa al primo mercato anche per le cessioni tramite intermediario nonché la riduzione dell’aliquota in caso di importazioni.

Applicazione dell’aliquota ridotta per il commercio opere d’arte

L’articolo 98 della Direttiva Iva (2006/112/CE) prevede per gli stati membri di applicare l’aliquota agevolata unicamente alle cessioni di beni e alle prestazioni di servizi delle categorie elencate nell’allegato III, all’interno del quale non è presente il commercio di opere d’arte.

In particolare, per la prima volta lo scorso 18 maggio il ministro della Cultura tedesco Monika Grütters ha presentato un ordine del giorno al Consiglio dell’Unione europea per includere il commercio delle opere d’arte all’interno dei beni per quali è possibile applicare l’aliquota ridotta. La modifica alla direttiva comunitaria consentirebbe anche in ambito nazionale di prevedere l’applicazione di un’aliquota agevolata.

IVA | primo mercato

Le cessioni del primo mercato, ovvero la prima cessione dell’opera effettuata direttamente dall’autore, sconta un’aliquota pari al 10% mentre alla successiva rivendita dell’intermediario è applicata l’aliquota ordinaria del 22%.

La differenza di aliquota applicata sulle fatture (il 10% su quella emessa dall’artista all’intermediario, il 22% su quella emessa dall’intermediario all’acquirente) oltre a ridurre il margine degli intermediari a discapito della concorrenza abbatte la neutralità dell’imposizione obbligando questi al versamento di un debito inesistente (considerando fisso il prezzo finale a cui il collezionista acquista l’opera).

Si ritiene più corretta ed equa, pertanto, l’applicazione della medesima aliquota agevolata del 10% alle operazioni del primo mercato e quindi sia sulle fatture emesse dall’artista all’intermediario che su quella emessa dall’intermediario all’acquirente.

IVA | importazioni

L’aliquota IVA all’importazione per le opere d’arte è fissata al 5% nel Regno Unito e al 5,5% in Francia, con una notevole differenza tra le aliquote domestiche e quelle degli Stati più competitivi per le opere destinate alla vendita in Europa da paesi terzi indebolisce la posizione concorrenziale degli operatori italiani.

Per rendere più competitivo il mercato italiano, è auspicabile una diminuzione dell’aliquota IVA sulle importazioni di opere d’arte dal 10% al 5%.

 

Allargamento art bonus al sostegno ai giovani artisti e spese per la cultura

Al fine per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura, l’art.1 dal D.L. n. 83/2014 ha introdotto una misura agevolativa sotto forma di credito di imposta pari al 65% delle somme elargite per interventi a favore della cultura e dello spettacolo.

Con riferimento all’ambito oggettivo della misura, sono agevolabili gli interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici nonché il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura di appartenenza pubblica, limitando notevolmente la possibilità per gli enti culturali ed artistici di utilizzare la suddetta misura.

Più volte è stato richiesto un allargamento della natura agevolativa, con la possibilità di includere tra le erogazioni liberali anche il sostegno per i giovani artisti, vale a dire i soggetti che hanno subito gli effetti dell’emergenza sanitaria.

In aggiunta, si ritiene importante sottolineare la proposta di Giovanna Melandri (Presidente della Fondazione MAXXI) per rendere deducibili, ai fini del calcolo d’imposta sul reddito delle persone fisiche, le spese di accesso (ticket, abbonamenti) ai tanti luoghi – teatri, cinema, auditorium, musei, mostre e fiere d’arte – dove si riceve, si produce, si scambia cultura.

 

Estensione della cessione dei crediti d’imposta anche in ambito culturale

Per incrementare ulteriormente la possibilità per le istituzioni culturali di ricevere donazioni, il legislatore dovrebbe prevedere la possibilità per i beneficiari dell’art bonus di cedere il credito maturato a soggetti terzi, analogamente a quanto già stabilito per altre tipologie di bonus fiscali.

Per alcune tipologie di crediti fiscali, è stato previsto come in alternativa all’utilizzo diretto dell’agevolazione, il beneficiario può cederla a soggetti terzi tra cui anche imprese, banche e assicurazioni.

Al momento, tale possibilità risulta limitata ad alcune particolari tipologie di crediti tra cui detrazioni per Superbonus e altri interventi edilizi, spese di sanificazione e acquisto dei dispositivi di protezione individuale, canoni di locazione per botteghe e negozi.

L’estensione della cessione del credito anche all’ambito culturale consentirebbe di dare nuovo impulso alle donazioni, soprattutto per quei soggetti che non potrebbero beneficiare direttamente della detrazione, tra i quali ad esempio i contribuenti in regime forfetario ed i soggetti non residenti.

 

Il tavolo per semplificare e rendere più competitivo il sistema

L’ulteriore tassello necessario per rendere più moderno e competitivo il sistema è rappresentato dalla riattivazione ed implementazione di un tavolo permanente tra i principali operatori del settore tra cui Agenzia delle Entrate, Ministero della Cultura, ANGAMC e Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti.

Solamente attraverso un costante lavoro di squadra è possibile rendere più moderno e competitivo il mercato dell’arte italiano.

In assenza di interventi, si assisterà ad progressivo indebolimento del mercato dell’arte, con una posizione sempre più marginale e poco attrattiva per i collezionisti ed investitori internazionali.

Andrea Savino
Andrea Savino
Andrea Savino (n.1991) è un dottore commercialista e revisore legale di Torino specializzato in diritto e fiscalità internazionale. Membro della commissione economia della cultura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, già presidente della commissione cultura dell'Unione Nazionale Giovani Dottori commercialisti, nonché membro della Commissione Internazionalizzazione e Fiscalità Internazionale dell’UNGDCEC - Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti e ricercatore dell’Istituto Universitario di Studi Europei (IUSE).
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