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#apassodarte: a spasso per Piacenza contemporanea

del

Piacenza, prima provincia emiliana al confine con la Lombardia, dalla quale la divide solo il fiume Po, è una tranquilla città punteggiata da innumerevoli chiese e custode di pregevoli tesori storici e artistici.

Per gli appassionati di arte contemporanea, la prima, imprescindibile tappa è il nuovo centro XNL nel cuore della città, in via Santa Franca. Inaugurato il 1 febbraio di quest’anno, nell’edificio industriale ex sede degli uffici Enel, e restaurato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, XNL è un centro culturale interamente dedicato al contemporaneo.

La mostra inaugurale, dal titolo “La rivoluzione siamo noi” (tratto da un’opera di Maurizio Cattelan, che vede l’artista “appeso” con indosso il famoso feltro di Joseph Beuys) è dedicata al collezionismo italiano con oltre 150 opere provenienti da 18 collezioni.

La visita richiede tempo, pazienza e un certo allenamento dell’occhio (le opere sono tantissime, “condensate” su tre piani e suddivise in otto sezioni), ma permette di cogliere splendide testimonianze della produzione contemporanea e della capacità dei collezionisti di riconoscerle e farle proprie.

Grandi nomi come De Chirico, Merz, Warhol, Kosuth, Abramovic, Hirst, Pascali si accompagnano a artisti più giovani come Katja Novitskova e Ahmet Ögüt. Due le segnalazioni: la prima è il ‘giardino volante’ di Tomas Saraceno, che fluttua scenograficamente sullo scalone liberty, innescando un gioco di trasparenze con i dipinti di inizio novecento di Luciano Ricchetti.

La seconda riguarda la sezione finale della mostra, che si sviluppa all’interno dell’adiacente Galleria Ricci Oddi, dimora della raccolta permanente del collezionista piacentino, donata alla città nel 1924. Una serie di lavori sulla monocromia di artisti contemporanei da Manzoni a Schifano, da Spalletti a Barry X Ball, da Vitone a Roccasalva dialogano con le opere della collezione, con un particolare riferimento all’amatissimo Medardo Rosso.

Tomás Saraceno, 60SE Flying Garden-Air-Port-City, 2006, 60 palloncini ellittici, elastici, pianta di tillandsia, elio, aria, nuvole, dimensioni variabili, Verona Collezione Agiverona © Del Papa

Proseguendo su via Santa Franca e voltando a sinistra sullo Stradone Farnese, incontriamo la splendida chiesa sconsacrata di Sant’Agostino, imponente edificio cinquecentesco trasformato dallo scorso anno nel progetto Volumnia della Gallerista Enrica De Micheli.

Negli oltre tremila metri quadrati di spazio, con il sapiente allestimento di Joseph Grima e le luci di Davide Groppi, trova casa lo showroom della De Micheli, in cui splendidi pezzi di modernariato e design del Novecento si mostrano in una scenografia poderosa e mozzafiato.

Volumnia di Enrica De Micheli

Lasciando alle nostre spalle la chiesa e camminando lungo via Giordani, superiamo la bella Piazza Sant’Antonino, sede dell’omonima Basilica, e ci dirigiamo in via Sant’Antonino, dove al numero 33 incontriamo UNA, giovane galleria d’arte contemporanea che scommette con coraggio e intraprendenza sugli artisti emergenti italiani e internazionali. La sede, dotata di un’ampia vetrina aperta al passaggio urbano, è un unico ambiente a volta, soppalcato.

All’interno, ci s’imbatte in mostre di ricerca dal carattere installativo, che puntano a coniugare una rigorosa resa formale a operazioni concettuali legate alle tematiche più urgenti del contemporaneo. Da qui sono passati giovani artisti come Filippo Minelli, Stefano Serretta, Vasilis Papageorgiou, Riccardo Giacconi, Irene Fenara

Riccardo Giacconi Ecfrasi, installation view @ UNA

Poco distante, in prossimità di Piazza del Duomo, dominata dalla Cattedrale romanica, si trova lo studio di Claudia Losi, artista piacentina di respiro internazionale. Claudia porta avanti una ricerca sulla condivisione, sulla memoria, sul camminare e sul viaggio come modi per innescare un racconto condiviso.

A Piacenza, è tra i fondatori di EN Laboratorio Collettivo, associazione culturale che promuove un interessante programma incentrato sul paesaggio, lo spazio urbano e domestico, il libro, le immagini in movimento e l’infanzia. Tra le tante iniziative promosse da EN, ‘Sette giorni per paesaggi’ è un festival interdisciplinare lanciato lo scorso anno, che ha coinvolto diverse realtà locali, esperienze e riflessioni sul tema della relazione uomo/paesaggio.

 

Claudia Losi, Portrait

Lasciamo ora Piacenza per inoltrarci tra le sue colline; la prima tappa è Bobbio, un gioiello ricco di storia immerso nella verdissima Val Trebbia, al quale è stato riconosciuto il titolo di Borgo dei Borghi 2019. Se i suoi simboli indiscussi sono il Monastero di San Colombano (fondato nel 614) e il Ponte Vecchio sul fiume Trebbia (detto Gobbo per il suo andamento ondulato e contorto), c’è però anche spazio per l’arte del Novecento.

Proprio in un’ala del monastero è stato inaugurato nel 2015 il Museo Collezione Mazzolini, che comprende opere tra gli anni ’30 e ’60 del secolo scorso. La signora Rosa Mazzolini ha unito la sua collezione a quella dei fratelli Simonetti, medici milanesi presso il cui studio Rosa aveva prestato servizio come segretaria. Nasce così una collezione eterogenea, plasmata dal gusto personale e dalla frequentazione dell’ambiente artistico milanese, con opere spesso donate in cambio di prestazioni mediche.

E’ davvero suggestivo passeggiare per i corridoi dell’abbazia medievale, incontrando opere di de Pisis, Carrà, Campigli, Parmeggiani, Capogrossi, Birolli, De Chirico, Fontana, Rosai e Manzoni. Prima di riprendere l’auto, vale la pena rilassarsi con una camminata nel centro di Bobbio, perfettamente conservato, e sulle sponde del Trebbia, torrente dall’acqua cristallina, dove i piacentini (ma non solo!) si rinfrescano in estate con bagni tonificanti.

Bobbio

Tornando verso la pianura facciamo una sosta a Castelbosco, in quello che è forse il luogo più curioso e innovativo del nostro itinerario. Qui l’imprenditore e collezionista Gianantonio Locatelli ha trasformato la sua azienda agricola in un motore di riuso al fine dell’industria, dell’arte, del design e dell’ecosostenibilità.

Con un allevamento di 3500 bovini, che produce 500 quintali di latte per il consorzio Grana Padano, ma anche 1500 quintali di letame, Locatelli si è chiesto: che farne se non riutilizzarlo? E quindi si genera energia, calore, concime, ma anche un materiale molto simile alla terracotta, la Merdacotta®.

Nasce così il Museo della Merda, dove le opere di Environmental Art di Anne e Patrick Poirier (una grande aiuola erbosa a forma di foglia di mais) e di David Tremlett (autore dei walldrawings che investono gli edifici storici e produttivi e dell’insegna all’ingresso), dialogano con la mostra all’interno del museo, allestito da Luca Cippelletti nel castello medievale parte della tenuta.

Qui troviamo lavori e interventi che “della merda fanno materia utile e viva”: dallo scarabeo stercorario, venerato dagli egizi e simbolo del museo, alla Naturalis Historia di Plinio, a opere di artisti contemporanei come come Bernard & Hilla Becher, Daniel Spoerri, Gianfranco Barruchello e tanti altri. Il Museo della Merda si misura anche con la produzione di oggetti di design (rigorosamente fatti di Merdacotta®), che hanno valso a Locatelli e Cippelletti il Milano Design Award nel 2016.

Museo della Merda, Aree esterne, Il lavoro di David Tremlett ®Henrik Blomqvist

Il nostro viaggio nelle valli piacentine si conclude in Val d’Arda, verso il confine con il parmense. Tra Cortemaggiore e Fiorenzuola, visitiamo la collezione di Michele Cristella. Giovanissimo (di soli 31 anni!) e intraprendente, Michele ha deciso di innestare la sua collezione all’interno degli uffici amministrativi dell’azienda di famiglia, che è anche la sede operativa dell’ associazione Coil Art Motive, ente promotrice del premio a sostegno degli artisti emergenti DucatoPrize, che si svolge in maggio a Castell’Arquato (altro borgo medievale imperdibile!).

Una collezione generazionale composta per la maggior parte da opere di artisti nati negli anni ’80. In mostra permanente ci sono fotografie, dipinti e sculture di Luca Pozzi, Amalia Ulman, Rafael Rozendaal, Vasilis Papageorgiu, Luca De Leva, Parker Ito, Elmgreen and Dragset, Priscilla Tea e Thomas Berra.

 

Dove dormire

 

A pochi chilometri dalla città, sulla strada Agazzana in direzione Val Trebbia, si trova Villa Partitore, antica costruzione del 1200, convertita in villa padronale nel 1700 e successivamente restaurata con elementi Liberty nel 1916. Immersa in un parco di due ettari con annesso frutteto, la Villa accoglie i suoi ospiti in un connubio tra antico e moderno, che fanno di questo b&b un unicum nella provincia di Piacenza. Le stanze, collocate all’ultimo piano, sono arredate con mobili antichi provenienti dalla famiglia Vegezzi, proprietaria e gestore del luogo: madie e cassoni del 1500 si alternano a quadri moderni di maestri piacentini.

Villa Partitore

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