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Arte e Diritto: a Venezia si discute di Finanza e Fiscalità

del

Un “falso” prepotente nella sua bellezza. E’ Palazzo Franchetti: quattrocentesco in origine, completamente restaurato da Camillo Boito in forme neogotiche nella seconda metà dell’ Ottocento, affacciato sul Canal Grande ai piedi del ponte dell’Accademia. Qui si è tenuto il 4° appuntamento del ciclo “Arte e Diritto” dedicato al tema “Finanza e Fiscalità nell’arte”, organizzato dall’Avvocato Patrizia Chiampan in qualità di Presidente della Camera Arbitrale di Venezia.

Anche in questa occasione una platea variegata di avvocati, commercialisti, collezionisti, ha ascoltato con sentito coinvolgimento considerazioni, suggerimenti, proposte di esperti del settore intervenuti su tematiche che oggi più che mai dimostrano quanto chi opera nel mercato dell’arte non possa solo muoversi spinto da passione, interesse collezionistico, curiosità o spirito mercantilistico. Questo, ma non solo; alle spalle di tutto ciò ruota in maniera irreversibile un mondo.

 

Tra investimento e passione: il ruolo degli Art Advisor

 

Non a caso, dopo i saluti di rito di Patrizia Chiampan e l’introduzione di Lavinia SaviniDomenico Filipponi, Art Advisor di Unicredit, ha illustrato come oggi, sempre più spesso, i clienti richiedano di diversificare i loro investimenti, affinché non siano più solo rivolti al settore finanziario, mobiliare o immobiliare, ma si aprano a pacchetti più complessi, come quelli legati all’arte. La cosa interessante di tutto ciò, ha sottolineato Filipponi, è che molto spesso, quando si tratta di arte, queste richieste, nate da una spinta speculativa, danno origine nel tempo ad une vera e propria passione.

In particolare Domenico Filipponi ha avuto modo di constatare in più occasioni come il cliente italiano, dotato di uno spiccato senso del possesso, seppur inizialmente mosso dal desiderio di diversificare il proprio investimento, nel momento in cui si tratta di raccogliere i frutti disinvestendo, e quindi vendendo il quadro, la scultura o l’oggetto che nel frattempo ha realizzato la sua performance, quello stesso cliente si trasforma in un collezionista e non sempre procede con la vendita, e la sua soddisfazione risulta comunque appagata. Ma qual è il compito di un Art Advisor se poi il cliente non porta a termine l’operazione di disinvestimento quando gli viene suggerita?

Si tratta di una pratica di due diligence; di un supporto pratico, tecnico, di tutela, indipendente, per garantire al cliente un acquisto consapevole a fronte di un mercato non sempre trasparente. Quindi il ruolo dell’Art Advisor consiste nel verificare la legittimità della provenienza, lo stato di conservazione delle opere, il valore nazionale o internazionale dell’opera stessa e gli eventuali vincoli che possono pregiudicarne la libera circolazione. Il tutto ovviamente senza “liste della spesa” precostituite, ma assecondando gusti ed interessi del cliente. «Il nostro lavoro – ha  concluso Filipponi -, consiste nel rendere l’azione consapevole».

 

L’arte, la finanza e la necessità di “vigilare”

 

Più specificatamente tecnico e legato agli aspetti giuridici l’intervento di Alessandro Pomelli, Docente di Diritto commerciale e societario all’Università di Bologna, che ha parlato attorno al tema “Arte e Diritto dei mercati finanziari: un connubio problematico ma inevitabile?”. Partendo dalla sempre più vasta appetibilità delle opere d’arte come forma di investimento, il docente ha sottolineato come questa porti, di conseguenza, alla necessità di una vigilanza da parte delle autorità sui rischi connessi alla vendita delle stesse quando possono trasformarsi, appunto, in prodotti finanziari. I Fondi di investimento in arte, ha detto il docente, molto spesso sono fondi chiusi, private o hedge e nella maggior parte dei caso non sono vigilati da nessuna autorità. Non sono società di gestione italiana, e devono prevedere, quali rischi: la crescita dei prezzi, gli eccessi speculativi per “effetto gregge”, una forte segmentazione del mercato, una decrescente considerazione di nomi emergenti a fronte della sovra-valutazione  di artisti noti.

Marilena Pirelli, responsabile di Art Economy 24 del Sole 24 Ore ha illustrato come si sia costituita una piattaforma primaria dove operano artista, gallerista e cliente, e dove il bene non è legato esclusivamente all’acquisto poiché attorno ad esso, a cascata, si generano altre economie ed altri guadagni connessi a valori di welfare, poiché l’arte ha ricadute più ampie e non solo economico-finanziarie, che vanno ad incidere nella qualità della vita (ha portato l’esempio dell’acquisto da parte di un museo dell’opera di Leonardo che ha generato a sua volta altri guadagni in termini di ingressi e marketing).

Un momento dell'incontro a Palazzo Franchetti
Un momento dell’incontro a Palazzo Franchetti

La finanza, inoltre, ha in parte trasformato le vendite, introducendo, attraverso le case d’asta, le private sale e proponendo nuovi artisti provenienti da aree geografiche nuove. Ormai una rosa ristretta di soggetti fa il mercato, continua Pirelli; le gallerie fanno molta fatica a sopravvivere, le case d’asta hanno attratto al loro interno personaggi della finanza e l’artista in questo meccanismo è la figura più reietta. E’ un settore che gira ormai intorno soltanto a 100/200 nomi.

Tra le novità che ha annunciato alla platea, il fatto che l’Agenzia delle Entrate ha momentaneamente chiuso la questione del capital gain, vera e propria spada di Damocle che grava sul mercato dell’arte; il collezionista per il momento non vedrà ancora tassate le plusvalenze.

 

La gestione dei patrimoni privati e il “Consulente familiare”

 

A sua volta Clarice Pecori Giraldi, consulente nella gestione strategica dei patrimoni artistici, ha illustrato la funzione del Consulente Familiare, nuova figura professionale nata per rispondere alle alle sempre più frequenti richieste di suddivisioni ereditarie, o di gestione di grosse collezioni che, una volta scorporate, perdono inevitabilmente di valore. L’importante, consiglia, è comunque una pianificazione per il futuro. Il ruolo dell’Art Consulent Manager è quello di svolgere le attività di ricerca e monitoraggio necessarie ad assicurarsi che le opere non portino nel futuro a sorprese sgradite: quindi diventa essenziale la consapevolezza, o meglio, la stima delle collezioni nei passaggi generazionali.

A tal proposito, l’intervento di Roberto Spada, commercialista esperto nel diritto e tassazione inerente all’arte, prima di tutto si è incentrato sulla necessità di “ordinare” la collezione, sapere cosa si possiede, come lo si è ottenuto, quindi la provenienza, i tempi, le certificazioni. Chi colleziona lo fa per passione e per soddisfare il proprio ego. La giurisprudenza prevede tre figure: il collezionista privato il quale, se compra, lo fa per incrementare la propria collezione; lo speculatore occasionale che, in privato, compie delle operazioni di vendita per trarne profitto; il mercante d’arte. In quest’ambito non è entrata in vigore nel 2018 una proposta di tassazione sulla vendita delle opere d’arte e in termini di successioni l’Italia è un “Paradiso fiscale” poiché in base all’art. 9 solo il 10% dell’asse ereditario viene tassato e le opere d’arte rientrano nel “mobilio” con una franchigia di 1 milione.

Questi incontri organizzati dalla Camera Arbitrale di Venezia dimostrano come la città sia viva e culturalmente propositiva ad alti livelli anche su tematiche specifiche, rivelandosi appuntamenti sempre più interessanti in un settore che vede confluire attorno alla bellezza dell’arte una miriade di interessi nonché situazioni sempre più complesse, che richiedono professionalità altrettanto qualificate.

 

I prossimi incontri di Arte e Diritto:

19/10/18 – Privati, istituzioni ed imprese nell’arte
23/11/18 – Vincoli e soprintendenze
18/01/19 – La regolamentazione del mercato: esempi di ordinamenti esteri

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