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Artotheque… per collezionisti (con)temporanei

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Se non riuscite più ad appagare il vostro amore per l’arte contemporanea con il solo girovagar per mostre e musei ma ancora non vi sentite pronti per il primo acquisto, non preoccupatevi: in Via Margutta a Roma c’è la soluzione che fa per voi. Dal gennaio dello scorso anno, infatti, ha qui la sede l’Artotheque de Rome:  vera e propria palestra per futuri collezionisti che, prendendola in prestito, potranno familiarizzare con il possesso di un’opera d’arte e allenare il proprio gusto preparandosi anche alle scelte più ardite.

L'ingresso dell'Artotheque de Rome
L’ingresso dell’Artotheque de Rome

Sì, avete capito bene: prendere in prestito. Sì, perché il modello dell’Artotheque (o Artoteca, se vogliamo dirlo all’italiana) altro non è che quello della biblioteca; solo che qui, invece di prendere libri si prendono opere d’arte. Come? Basta iscriversi pagando una quota annuale di 400 euro (che è possibile saldare anche a rate) e il gioco è fatto: una volta soci potrete scegliere l’opera in catalogo che vi piace di più e portarla a casa per poi cambiarla con un’altra dopo un massimo di tre mesi. Catalogo che, peraltro, mette a disposizione lavori di autori come Miss.Tic – la regina della Street Art francese – o Jim Dine, tutti selezionati da un comitato scientifico guidato nientemeno che dal direttore dell’Accademia di Francia di Villa Medici. E se vi innamorate dell’opera scelta? Dipende, se si tratta di un pezzo unico dovrete rassegnarvi ma se la vostra beniamina fa parte di una tiratura potete anche riscattarla e così iniziare la vostra carriera di collezionisti!

Il modello dell'Artotheque riprende di fatto quello di una biblioteca.
Il modello dell’Artothèque riprende di fatto quello di una biblioteca.

«Anch’io sono stata per molto tempo iscritta all’artoteca della mia città – ci spiega Sabine Oberti, fondatrice dell’Artotheque de Rome e originaria di Anger in Francia, raccontandoci come è nata l’idea di aprirne una a Roma –. E’ stata un’esperienza che mi è piaciuta molto, perché ogni due mesi avevo la possibilità di cambiare l’opera principale della mia abitazione e tutte le volte la mia scelta era motivo di dibattito con gli amici che venivano a trovarmi. Uno spunto di discussione molto divertente». «Ma la cosa interessante dell’artoteca – precisa Madame Oberti – è che rappresenta uno strumento per chi vuole avvicinarsi all’arte contemporanea con gradualità. Il meccanismo che si innesca, infatti, è lo stesso che ritroviamo nelle biblioteche: all’inizio si scelgono le opere degli autori che ci sono più familiari o di cui ci hanno parlato, poi, esauriti questi, si passa a nomi che non conosciamo.  Anch’io, all’inizio, sceglievo le opere che mi piacevano di più poi ho iniziato a fare delle scelte più difficili».

Erede di una tradizione che dalla Germania, dove è nata circa due secoli fa, ha colonizzato prima il Nord Europa per poi approdare nella Francia di François Mitterrand, l’Artotheque de Rome fa, infatti, un passo avanti rispetto al modello canonico delle artoteche francesi e dà la possibilità ai soci di acquistare i multipli della propria collezione. Ma non solo, a differenza di altri esempi di artoteca già presenti in Italia, prima fra tutti quella di Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, l’Artothèque de Rome è anche un prezioso punto di contatto tra il pubblico degli amanti d’arte e il lavoro di giovani artisti europei.

Una vista dell'interno dell'Artotheque de Rome in Via Margutta
Una vista dell’interno dell’Artotheque de Rome in Via Margutta

«Inizialmente avevo optato per un’impostazione molto rigida – spiega ancora Sabine Oberti  -che ricalcava il modello delle artoteche pubbliche francesi e non vendevo le opere.  Per un artista, però, è un bel risultato quello di essere acquistato e così ho deciso di vendere almeno i multipli, le tirature limitate, mentre i pezzi unici rimangono sempre proprietà della collezione».  «Anche in questo caso – prosegue Oberti – solo i soci possono acquistare le opere del nostro catalogo. Durante l’anno, però, organizzo anche delle mostre di giovani artisti che presentano al pubblico romano i loro lavori. In questo caso, tutti possono fare acquisti».

Una bella opportunità, quella offerta dall’Artotheque agli artisti emergenti che non solo qui possono presentarsi al grande pubblico e magari vendere qualche lavoro ma anche proporsi per far inserire le proprie opere nel catalogo dei lavori per il prestito. Così come hanno già fatto artisti affermati come Miss.Tic che hanno firmato con l’Artotheque de Rome un contratto di deposito mettendo a disposizione dei soci alcuni loro lavori.  L’importante è che le opere siano in linea con i criteri del comitato scientifico che seleziona le opere per il prestito. Ma tentar non nuoce, anche perché nel caso in cui i lavori fossero accettati, non solo verrebbero inseriti in catalogo ma anche presentati al pubblico con un aperitivo di benvenuto. Niente male per un giovane artista in cerca di un po’ di visibilità.

Sabine Oberti, titolare dell'Artotheque de Rome.
Sabine Oberti, titolare dell’Artotheque de Rome.

Soddisfatta per l’entusiasmo con cui è stata accolta dal pubblico romano, Sabine Oberti ha solo un piccolo rammarico: la scarsità di giovani tra gli aderenti. «Putroppo devo dire che gli associati all’Artotheque non sono i giovani a cui, invece, l’idea era indirizzata, ma quasi tutte persone che hanno dai quarant’anni in su – spiega Oberti –. E’ un peccato perché il mio target sarebbero proprio loro che, appena entrati nel mondo del lavoro, non hanno i soldi per diventare subito collezionisti». Il motivo? In parte i soldi, anche se la quota può essere rateizzata, ma in primis una generalizzata scarsa apertura verso l’arte. E questo, probabilmente, è il più grosso problema per la cultura del nostro paese sia che la si guardi dal punto di vista dell’affluenza a musei e mostre, del mercato o di iniziative molto particolari come un’artoteca nel cuore del salotto buono di Roma.

Alcune delle opere inserite nel catalogo dell’Artotheque de Rome:

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Per saperne di più:  http://artothequederome.org

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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