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Aste: record per Carla Accardi da Dorotheum

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Alla vigilia di alcune delle aste italiani più importanti – oggi si terrà l’evening sale di Sotheby’s Italia – arriva da Vienna la notizia che durante la prima sessione dell’asta autunnale di Post-War and Contemporary Art di Dorotheum, in programma ieri sera a Vienna, l’opera Integrazione Ovale del 1958 di Carla Accardi è stata venduta a 295,800 euro (diritti inclusi) stabilendo il nuovo record mondiale dell’artista italiana.  Un’opera quella venduta ieri al Palais Dorotheum che incarna a pieno il massimo livello della ricerca artistica di Accardi, caratterizzata da contrasti e inversioni, da un movimento finalizzato a invertire la gerarchia delle forme e dei colori – un percorso che porta allo scioglimento e alla distruzione della tradizione.

Nata il 9 ottobre 1924 a Trapani, Carla Accardi ha completato i suoi studi a Palermo, in Sicilia, dove è rimasta inizialmente per perfezionare le sue abilità all’Accademia di Belle Arti. Nel 1947 si trasferisce a Roma, dove prende forma l’idea del gruppo di artisti Forma 1 cheSpinti da forti impulsi cosmopoliti, dichiaravano il loro intento di «portare l’arte italiana al livello delle tendenze europee contemporanee» prendendo «una posizione chiara contro le aspirazioni nazionalistiche stupide e meschine di qualsiasi tipo e contro l’inutile, provincia pettegola che è la cultura italiana oggi».

I giovani artisti di Forma 1 hanno sostenuto un’arte strutturata, ma non rappresentativa, attribuendo una grande importanza alla forma e ai segni nel loro significato essenziale e fondamentale, astenendosi da qualsiasi affermazione simbolista o psicologica e definendosi «formalisti e marxisti convinti che i termini “marxismo” e “formalismo” non siano incompatibili». A tal proposito è interessante notare come la maggior parte di loro in seguito sia tornato ad un linguaggio formale pittorico e ad un discorso interiore con se stessi. E tra gli artisti del gruppo, fu proprio Carla Accardi a sostenere con veemenza la forma astratta come modo di espressione non rappresentativo che fosse il più intimo possibile.

Un momento dell'asta di Post War & Contemporary Art di ieri sera da Dorotheum a Vienna. Courtesy: Dorotheum
Un momento dell’asta di Post War & Contemporary Art di ieri sera da Dorotheum a Vienna. Courtesy: Dorotheum

I primi anni ’50 hanno visto una profonda internazionalizzazione della scena artistica italiana, con i nostri galleristi che allestivano sempre più spesso portavano in Italia mostre straniere. Lo storico e critico Lionello Venturi teneva conferenze sull’avanguardia di New York; e scrittori come Ennio Flaiano, Alberto Moravia ed Elsa Morante intensificarono le tendenze esistenti per liberare dal realismo la narrativa italiana in favore di un linguaggio più immaginario. Mentre nel 1951 si diffusero in massa le foto di Hans Namuth che mostravano Pollock nel processo di creazione dei suoi dipinti, con l’artista circondato di pezzi di tela vuoti disposti sul pavimento nell’atto di compiere una serie di passi di danza.

È così che è nata l’idea delle composizioni Bianco su Nero. «È stato un anno di crisi – racconta Accardi proprio in riferimento a questi lavori –  Ero scoraggiata e pensavo che non potessi più relazionarmi con la pittura. Fu in quell’isolamento che iniziai a dipingere e a disegnare i segni direttamente sul pavimento. Ho usato il bianco su nero, però; il nero su bianco non mi eccita, per la sua trasparenza e perché in quel particolare momento l’artista deve avere un senso dell’unicità, della novità che lo guida».

Una sorta di anti-pittura emerge, così, tra le righe: una pittura nata da contrasti e inversioni, da un movimento che mirava a invertire la gerarchia delle forme, i colori e le relazioni tra la visione assoluta e individuale, con un percorso che conduce attraverso la dissoluzione e distruzione della tradizione. Questo è esattamente ciò che Accardi cerca nel suo lavoro, dove un segno non può esistere da solo, ma sta in relazione con altri segni, formando una struttura con loro e, così facendo, diventa espressione artistica.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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