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Modigliani: il Catalogo Restellini tenuto “in ostaggio” da un ente no-profit

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Per più di tre decenni, la vita dello studioso d’arte francese di Marc Restellini è stata dedicata ad Amedeo Modigliani. Ha organizzato mostre sulla sua opera in tutto il mondo e negli anni ’90 ha iniziato il suo progetto più “ardito”: un nuovo catalogo ragionato dell’opera dell’artista livornese, della cui “imminente” uscita avevamo dato notizia già nel 2016. (Leggi -> Modigliani: in arrivo il nuovo Catalogo Ragionato)

Dal 1997 ad oggi, Restellini, ha proceduto ad autenticare in modo esaustivo i lavori di Modigliani, uno degli artisti sfortunatamente più “amati” dai falsari. Per documentare la loro autenticità, ha convinto i collezionisti  a sottoporre i loro dipinti e i loro disegni a varie prove: dalla campionatura della vernice all’analisi con la fotografia a infrarossi e con la risonanza magnetica; oltre a cercare documenti dei familiari dei collezionisti originali di Modigliani che ne riscostruissero la provenienza.

Un lavoro immane, i cui frutti avrebbero già dovuto vedere la luce alla fine del 2016, ma di cui si erano quasi perse le tracce, se non fosse stato per qualche sporadica notizia. Ma ora, a pochi mesi dalla pubblicazione dei primi volumi del catalogo ragionato, Restellini torna sulla scena con una dichiarazione destinata a segnare la storia, da sempre complessa, dell’opera di Modigliani. Lo rende noto Julia Jacobs dalle colonne del New York Times.

Secondo la Jacobs, lo studioso francese, avrebbe infatti dichiarato, in una causa federale sul copyright presentata a Manhattan questa settimana, che crede che un’organizzazione senza scopo di lucro di New York, il Wildenstein Plattner Institute, stia pianificando di rendere alcune delle sue ricerche pubblicamente disponibili.

«La legge consente – si legge nella dichiarazione dell’avvocato dello studioso francese,  Daniel W. Levy, riportata nell’articolo della Jacobs – solo al sig. Restellini, di determinare come, quando e dove divulgare i risultati dei suoi anni di ricerca e le sue scoperte scientifiche sulle opere di Modigliani». «Nella causa di Restellini contro l’Istituto – prosegue l’avvocato – si afferma che quest’ultimo è in possesso di circa 89 scatole e vari altri contenitori di materiale di ricerca che Restellini aveva accumulato nel corso degli anni e che sono giustamente suoi. L’accusa nei confronti dell’ente non profit è di tenere questa ricerca “in ostaggio”».

Il Wildenstein Plattner Institute, tuttavia, afferma che il materiale è di sua proprietà e definisce questa causa legale una “trovata pubblicitaria”. Gli avvocati dell’organizzazione no profit hanno dichiarato, in una nota, che i fascicoli dell’istituto su Modigliani «non appartengono al signor Restellini» e aggiungono che l’Istituto ha legalmente il diritto di «condividere il suo “archivio Modigliani” con il pubblico a sostegno della sua missione di beneficenza».

I materiali di ricerca sarebbero presso l’istituto perché, per circa 17 anni, secondo il testo della causa, il lavoro di Restellini è stato sostenuto da un istituto più vecchio, l’Istituto Wildenstein: un centro di ricerca di storia dell’arte con sede a Parigi e gestito dalla famiglia Wildenstein, una delle dinastie mercantili più potenti del mercato dell’arte francese e non solo. Restellini, negli anni, ha utilizzato l’Istituto come spazio di lavoro e ha avuto accesso alla sua biblioteca e alle sue strutture di deposito.

Alla fine degli anni ’90, Daniel Wildenstein, allora patriarca della famiglia, si era offerto di facilitare il lavoro di Restellini sul Catalogo Ragionato di Modigliani e di sostenere la sua eventuale pubblicazione. Ma nel 2014, dopo che Wildenstein era morto da più di un decennio, suo figlio Guy disse a Restellini che l’istituzione non avrebbe più appoggiato le sue ricerche, per motivi che il testo della causa non affronta.

Come lo stesso Restellini ha raccontato a Collezione da Tiffany 4 anni fa: «Il progetto del  catalogue raisonné di Amedeo Modigliani inizia nel 1997 per volontà di Daniel Wildenstein che mi chiese di lavorarci. All’epoca il mercato era inquinato da esperti incompetenti e Daniel Wildenstein desiderava ripulirlo con l’obiettivo di completare le informazioni raccolte da Ceroni negli anni Settanta e che, di fatto, erano le uniche realmente influenti. Ceroni, però, morì nello stesso anno in cui il suo catalogo fu pubblicato».

«Da allora – raccontava lo studioso  – sono usciti vari libri e cataloghi dedicati all’opera di Modigliani come, ad esempio, quelli di Parisot, Patani e Lanthemann. Tutte pubblicazioni non condivise all’unanimità e Parisot è stato anche giudicato, nel 2008, per aver aver presentato dei disegni falsi. Dal 1997 al 1° gennaio 2015, con Daniel Wildenstein abbiamo così lavorato a quattro mani per costruire uno strumento affidabile».

«Una collaborazione, quella con il Wildenstein Institute, esemplare – concludeva – e che si è interrotta, per mutuo accordo, dopo 16 anni. Il progetto, però, è andato avanti e la creazione del nuovo Catalogue Raisonné di Amedeo Modigliani è stata trasferita, da quel momento, all’Institut Restellini, che ha introdotto nuovi metodi di ricerca, sempre più moderni e scientificamente dettagliati».

Negli ultimi anni, si legge invece nel documento depositato dagli avvocati di Restellini, dopo che l’Istituto Wildenstein ha cessato le sue attività, i suoi archivi sono stati trasferiti ad una nuova organizzazione no profit: l’Istituto Wildenstein Plattner, appunto, dedicato alla compilazione di cataloghi raisonnés.

Gli avvocati del Wildenstein Plattner Institute non spiegano perché credono che il Wildenstein Institute abbia un chiaro titolo nell’archivio di Modigliani, sappiamo però che l’Istituto ha dichiarato quest’anno di averlo digitalizzato e la causa di Restellini cerca, proprio, non solo di impedire loro di pubblicare il materiale, ma anche di distruggere qualsiasi copia digitale in loro possesso.

Una causa, quella intentata da Restellini nei confronti del Wildenstein Plattner Institute, che aggiunge così, una nuova tappa nell’accidentato percorso dell’opera di Modigliani, il cui mercato è da sempre funestato da innumerevoli falsi. Tanto che oggi ci si affida ancora al Catalogo Ceroni il cui ultimo aggiornamento risale a quasi mezzo secolo fa e che contempla solo 337 opere dell’artista tra dipinti e disegni. Quando quello realizzato da Restellini vedrà finalmente la luce, il corpus della sua produzione ufficialmente autenticata dovrebbe salire a circa 437 escluse le sculture, il cui catalogo è ancora  da aggiornare.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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