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Collezionare Opera su Carta: opere uniche e multipli

del

Dopo anni di eclisse, il mercato delle opere su carta in quest’ultimo periodo dà grandi segnali di ripresa. Da sempre campo di elezione per collezionisti a basso budget o dai gusti raffinati (le due cose vanno a braccetto più spesso di quanto si pensi), le opere su carta costituiscono sovente anche il gradino iniziale, l’introduzione al collezionismo per gli appassionati d’arte. Con questo articolo, dunque, Collezione da Tiffany vuole cominciare a esplorare questo universo, partendo da una guida basilare per conoscere le diverse tecniche utilizzate per i lavori su carta, che siano disegni o opere seriali: una guida idealmente rivolta ai neofiti, ma forse utile anche ai collezionisti che non abbiano avuto tempo o occasione per approfondire l’argomento.

Il lato tecnico e le conseguenti classificazioni delle opere si riflettono sul loro valore di mercato; molto banalmente: se di uno stesso autore una serigrafia venisse spacciata per acquaforte e venduta come tale, oppure una litografia come disegno, o un acquerello come olio, il prezzo sarebbe inevitabilmente molto differente e a svantaggio dell’acquirente. E quindi: come distinguere le diverse tecniche delle opere su carta? E perché l’acquaforte è ritenuta più pregiata di una litografia, o l’acquerello più di una matita? Sembrano domande oziose, ma ultimamente non è raro riscontrare inesattezze (magari dovute a semplice superficialità) anche in contesti professionali insospettabili, senza contare il campo minato delle piattaforme di vendita online.

 

Multipli originali d’autore Vs Riproduzioni

 

Cominciamo dunque dalla distinzione fondamentale tra opere uniche e multipli, dove è innanzitutto importante specificare — al di là dell’ovvia differenza tra l’opera realizzata come unicum e quella prodotta in tiratura — quali siano, per le “opere seriali”, i requisiti necessari per considerarle “originali d’autore”.

Per multiplo originale d’autore si intende una stampa (acquaforte, litografia, xilografia, serigrafia ecc.) in tiratura limitata, realizzata tramite una matrice incisa direttamente dall’artista oppure creata su suo disegno apposito, matrice che viene poi biffata — ovvero sfregiata in modo tale da impedirne il riutilizzo — o distrutta. Generalmente il multiplo reca, quasi sempre a matita, firma autografa dell’artista e numerazione della copia su numero di tiratura complessiva, ad esempio: 1/50. In certi casi (ad esempio in alcune incisioni di Picasso) il multiplo è in tiratura limitata, ma non reca numerazione o firma autografa (per cui sono paradossalmente falsi proprio gli esemplari firmati e numerati); altre volte la firma è presente solamente sulla lastra; di alcuni multipli può mancare notizia della tiratura: in tutta questa casistica — legata generalmente a opere di artisti ormai storicizzati — è necessario consultare cataloghi ragionati o sistematici per acquisire informazioni certe.

Un esempio di come viene indicata una tiratura nell’angolo in basso a sinistra dove si vede che questa litografia di Joseph Albers è l’esemplare n. 62 di una tiratura di 125

Una riproduzione, anche autorizzata dall’artista stesso, ma da lui non firmata o comunque non concepita come multiplo originale, non può essere considerata tale; come pure manifesti, poster, volantini, cartoline, anche se recanti l’autografo dell’artista, non sono multipli originali d’autore. Nel caso poi di riproduzioni seriali di opere preesistenti, autorizzate dall’artista e recanti firma e numerazione di tiratura, si parla di d’après e — pur venendo a volte inserite nei cataloghi ragionati — non hanno dignità e valore economico analoghi alle stampe concepite per una loro realizzazione specifica. Un caso-limite è quello di Salvador Dalí, dai cui multipli il mercato fu invaso a partire dalla metà degli anni Settanta: a parte le edizioni non autorizzate, si ebbe un profluvio di litografie e acqueforti che riproducevano semplicemente sue opere pittoriche precedenti (a volte storiche!); inoltre grafiche regolarmente firmate e numerate proliferarono fin quasi alla morte dell’artista, avvenuta nel gennaio 1989, mentre egli stesso aveva dichiarato in un documento legale di non aver più firmato di suo pugno stampe dopo il dicembre del 1980 (per orientarsi in questo ginepraio esistono, comunque, due diversi cataloghi delle grafiche seriali di Dalí, rispettivamente a cura di Ralph Michler e Lutz Lopsinger — in 2 volumi usciti nel 1994-1995 — e di Albert Field, edito nel 1996).

 

Tirature, Prove d’Artista e Matrici

 

Le tirature delle “grafiche d’autore” possono essere molto variabili, da poche copie a varie centinaia (può dipendere anche dalla resistenza del materiale di cui è fatta la matrice, come vedremo): oltre alla tiratura, la cui quantità di esemplari è indicata in numeri arabi, può essercene una parallela in numeri romani (cosa che dovrebbe essere sempre segnalata, ma…). In genere lo standard va dalle 50 alle 150 copie in totale, anche a seconda della tipologia di stampa, ma ad esempio negli Stati Uniti — data la vastità del mercato — sono abbastanza comuni tirature da 250 copie. Generalmente si realizzano anche alcune Prove d’Artista (contrassegnate con la sigla P.A., P.d.A. oppure, alla francese, E.A.) e altre Hors Commerce (fuori commercio, ndr.) indicate con la sigla H.C.: non sempre viene dichiarato il numero preciso delle copie così contrassegnate — a volte, anzi, questo può diventare addirittura un escamotage per “gonfiare” la tiratura ufficialmente dichiarata. Anche se non dovrebbero esserci sostanziali differenze tra le copie numerate e le P.A., la copia numerata dà in genere una garanzia in più di autenticità. Secondo alcuni, inoltre, le copie contrassegnate dai numeri “bassi” di tiratura sarebbero di migliore qualità per minore usura della matrice.

In questa opera di Robert Motherwell si può notare, nell’angolo in basso a sinistra, l’annotazione a/p che sta per artist’s proof (prova d’artista), mentre la tiratura a cui appartiene è di 150 esemplari.

Come si diceva prima, per realizzare un’opera seriale è necessario che ci sia una matrice che permetta la stampa di più esemplari dell’opera. Questa matrice può essere realizzata dall’artista stesso, o essere opera di un artigiano specializzato che riporti l’opera dell’artista (in un certo senso la “ricopi”) sulla matrice. Ovviamente questa distinzione si riflette sul pregio (e sul prezzo di mercato) dell’opera stessa. D’altra parte le stampe possono essere ritoccate a mano dall’artista  — acquerellate, ad esempio —, il che aumenta il loro valore.

 

I disegni

 

Di mano dell’artista sono invece sicuramente (almeno fino a qualche decennio fa, prima che alcuni artisti creassero delle factory che realizzano le loro idee!) i disegni, intesi in generale come opere uniche su supporto cartaceo. Anche qui la tecnica di realizzazione riveste un’importanza fondamentale nella valutazione di mercato; si tenga però presente che, in maniera molto più accentuata che nei multipli, influenza sostanziale hanno anche le dimensioni delle opere, il tipo di supporto stesso — carta, cartoncino, carta a mano, pergamena ecc. — nonché datazione e periodo all’interno della produzione dell’artista, soggetto o serie cui appartengono (grande la differenza tra schizzi, disegni preparatori e vere e proprie opere compiute), quindi la rarità, l’eventuale storia espositiva, le pubblicazioni… e naturalmente la bellezza (per fortuna qualcosa di non quantificabile tramite dati statistici)!

Chiaramente, a seconda dell’autore, un multiplo può anche valere più di un’opera unica: a livello di mercato, incisioni di Morandi o di Picasso sono più costose di disegni di molti altri autori pur importanti e “storici”. Così come a volte disegni di straordinaria qualità o importanza hanno spuntato, in asta, cifre superiori a opere su tela, anche dello stesso autore. Nei prossimi due appuntamenti ci occuperemo, in ogni caso, delle diverse tecniche di realizzazione di multipli e disegni, che rivestono comunque un’importanza sostanziale nella valutazione dell’opera.

 

 ➡ Nel prossimo numero, in uscita il 21 luglio: Collezionare Opere su Carta: le tecniche di stampa

Sandro Naglia
Sandro Naglia
Nato nel 1965, Sandro Naglia è musicista di professione e collezionista d’arte con un interesse spiccato per gli astrattisti italiani nati nei primi decenni del Novecento e per quelle correnti in qualche modo legate al Pop in senso lato (Scuola di Piazza del Popolo, Nouveau Réalisme ecc.).
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