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Come sfuggire al falso in arte

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In questi giorni a Lucca si è tenuto un interessante convegno intitolato “Lo scienziato e la falsificazione” organizzato dall’IGIIC (la sezione italiana dell’International Institute for Conservation) che ha coinvolto diversi esperti del settore (tra cui diagnosti dei beni culturali, restauratori, storici dell’arte, archeologi, giuristi, archivisti e galleristi) i quali a vario titolo prendono parte al processo di autenticazione di un’opera, fornendo il loro contributo specifico.

Sebbene questo tema possa sembrare lontano dalla nostra realtà, riportando piuttosto alla mente una trama di un romanzo poliziesco ben scritto, i dati raccontano una storia diversa. In Italia, infatti, negli ultimi dieci anni sono state denunciate 2123 persone per contraffazione di beni culturali, portando al sequestro di quasi 67 mila oggetti falsi che, se immessi sul mercato, avrebbero comportato un danno economico stimato intorno ai 5 miliardi di euro.

Questi sono senz’altro dati che fanno riflettere e che ci ricordano che il falso nell’arte può non essere poi così distante da noi.

Alla luce di questa presa di coscienza, il primo consiglio è quindi quello di non dare mai per scontata l’autenticità delle vostre opere. Un’accortezza forse scontata, ma fondamentale, è quella di verificare sempre (prima, durante e dopo l’acquisto) che tutta la documentazione correlata alla vostra collezione sia completa e in ordine.

Questa è un’operazione che potete fare in autonomia o con l’aiuto di un professionista, raccogliendo e archiviando i certificati di autenticità, le relazioni di restauro, le schede documentative, i cataloghi in cui è pubblicata la vostra opera o ancora le ricevute di acquisto o di passaggio di proprietà e in generale qualsiasi documento che fornisca informazioni sulla vita di un’opera.

Così facendo avrete sotto mano, nero su bianco, le prove dell’autenticità e/o provenienza del vostro manufatto.

Tuttavia, non sempre si ha la documentazione completa delle proprie opere a testimonianza della loro autenticità, soprattutto se si tratta di oggetti molto antichi (per i quali può essere difficile ricostruire la storia e i vari passaggi di proprietà) o molto recenti (poiché magari acquistate direttamente dall’artista che potrebbe non aver fornito alcun certificato dando per scontata l’autenticità dell’opera).

Dunque come fare se si dovesse avere il sospetto di essere in possesso di un falso o se si volesse attribuire con certezza un’opera ad un determinato artista?

Da queste due giornate di convegno è emerso un dettaglio molto importante: non c’è una ricetta univoca per identificare un falso, né un solo professionista che possieda la bacchetta magica in grado di permettergli di affermare con assoluta certezza l’autenticità di un’opera.

Piuttosto, ci si dovrà rivolgere ad un team di esperti che, collaborando ognuno con le proprie competenze tecniche specifiche, potrà cercare di far luce sull’originalità dell’opera, a volte raggiungendo una verità schiacciante, altre volte potendo formulare solo ipotesi destinate purtroppo a restare incerte.

Nello svolgere questo tipo di indagini, esistono molti strumenti che gli esperti possono mettere in campo per dirimere qualsiasi dubbio: a partire dall’osservazione analitica di un occhio esperto di tecnica, stile e stato di conservazione, per passare da un attento studio contestualizzato della documentazione, fino ad arrivare all’utilizzo di strumentazione scientifica in grado di identificare i materiali utilizzati (che potrebbero non essere quelli notoriamente impiegati dall’artista o risalenti a quella specifica epoca) o evidenziare l’esistenza di particolari invisibili ad occhio nudo che nulla hanno in comune con le consuete pratiche dell’artista o con la presunta epoca dell’oggetto.

Tutti questi strumenti possono contribuire alla corretta datazione di un’opera o alla sua attribuzione alla mano di un’artista piuttosto che a quella di un falsario.

Non c’è dubbio, dunque, che il processo che sottende l’autenticazione di un’opera non sia impresa semplice ma richieda competenze, tempo, confronto, studio e – data la non sempre univoca natura dei risultati – possa dare talvolta origine a un acceso dibattito tra esperti.

In definitiva il consiglio è di rivolgervi sempre a professionisti del settore o, nel caso esista, alla Fondazione o all’Archivio dell’artista autore dell’opera, ben consapevoli sia degli strumenti che potranno essere messi in campo da questi, sia dell’importanza del contributo che potrete fornire voi stessi producendo una documentazione di accompagnamento del manufatto completa e corretta. Pertanto, un archivio ordinato della vostra collezione sarà la carta vincente per facilitare gli esperti nel processo di accertamento dell’autenticità delle vostre opere.

Operate in questo senso e difficilmente incapperete in un falso.

Sara Stoisa
Sara Stoisa
Sara Stoisa è un'Art Collection Manager specializzata nella gestione, archiviazione e conservazione delle collezioni d'arte. Laureata in Restauro dei Beni Culturali presso la Venaria Reale, si è specializzata nella creazione e curatela di archivi d'arte privati e archivi d'artista, oltre all'attività di restauro e consulenza in ambito conservativo delle opere.

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