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Da Burri a Greta Biscotti: l’Italia ad Art Basel 2018

del

Giugno è arrivato, e mentre il calendario italiano delle aste impazzisce, lo sguardo di molti collezionisti è tutto puntato verso Basilea, in Svizzera, dove dal 14 al 17 giugno 290 tra le più importanti gallerie d’arte del mondo, provenienti da 35 paesi, prenderanno parte all’edizione 2018 di Art Basel, fiera regina del mercato dell’arte moderna e contemporanea che quest’anno offrirà una panoramica sul lavoro di circa 4000 artisti. E come ogni anno, anche ad Art Basel 2018 sono tanti gli artisti e le gallerie italiane presenti nelle varie sezioni della fiera. A partire dalla sezione Galleries, dove si trovano, appunto, 15 gallerie italiane con una bella rappresentanza di artisti nostrani.

Piero Dorazio, Sospetto di forma, 1958. Painting, oil on canvas, 146.0 × 114.0 cm. Courtesy: Galleria dello Scudo
Piero Dorazio, Sospetto di forma, 1958. Painting, oil on canvas, 146.0 × 114.0 cm. Courtesy: Galleria dello Scudo

Tra le 227 gallerie della main section, incontriamo, infatti, Alfonso Artiaco che nel suo stand porta, tra gli altri, Giovanni Anselmo, Botto & Bruno, Gioberto Noro, Marco Neri e Giulio Paolini; mentre Rodolfo Aricò, Gianni Colombo, Mario Nigro sono gli italiani che troviamo da A Arte Invernizzi. Da Franco Noero spiccano i nomi di Lara Favaretto, a cui è dedicato anche il progetto della sezione Unlimited, e quelli di Martino Gamper e Francesco Vezzoli. E poi Carla Accardi e Giulio Paolini alla Galleria Massimo Minini, mentre Giò Marconi e Zero si presentano con un gruppo tutto composto di artisti stranieri. Ancora la Accardi, assieme ad Afro, Leoncillo, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Angelo Savelli, Giuseppe Santomaso, Marino Marini, Piero Manzoni e Emilio Vedova sono, invece, le firme della Galleria dello Scudo.

Giovanni Anselmo, Dissolvenza, 1970.Sculpture, Iron, projector, slide with the word "dissolvenza", 39.0 × 28.0 × 24.0 cm. Courtesy: Tucci Russo Studio per l'Arte Contemporanea
Giovanni Anselmo, Dissolvenza, 1970.Sculpture, Iron, projector, slide with the word “dissolvenza”, 39.0 × 28.0 × 24.0 cm. Courtesy: Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea

Il team della romana Magazzino, come già a Miart, si compone, tra gli altri, di Massimo Bartolini, Elisabetta Benassi e Alessandro Piangiamore, mentre Tucci Russo presenta opere di Giovanni Anselmo, Mario e Marisa Merz e Giuseppe Penone. Proseguendo, troviamo le nostre due gallerie di punta a livello internazionale –  Galleria Continua e Massimo De Carloa cui si affiancano la Kaufmann RepettoChristian Stein, Galleria Tega e Tornabuoni Art che ad Art Basel uno stand interamente dedicato alle Plastiche di Alberto Burri, una delle serie più iconiche e rappresentative dell’artista. L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo curato da Bruno Corà, Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello. Ma l’Italia, ovviamente, è presente anche in altri stand, come Castellani, Burri e Fontana esposti dalla Galerie Karsten Greve o Claudio Parmiggiani, portato in fiera da Bortolami, fino ad arrivare a Michelangelo Pistoletto in fiera con la newyorchese Luhring Augustine. Una squadra, quella italiana, presente in molti casi, come vedremo, anche nelle sezioni speciali di Art Basel assieme ad altre 4 nostre rappresentanti, il tutto per una mappatura aggiornata di quelle che sono le principali gallerie del nostro Paese.

Elisabetta Benassi, Equivalenti, 2014. Installation, 120 deformed bricks, 250.0 × 150.0 × 10.0 cm. Courtesy: Magazzino
Elisabetta Benassi, Equivalenti, 2014. Installation, 120 deformed bricks, 250.0 × 150.0 × 10.0 cm. Courtesy: Magazzino

Passando velocemente dalla sessione Edition, dedicata alle gallerie più importanti per quanto riguarda il campo delle stampe e delle opere a edizione limitata, ma dove il nostro paese non è rappresentato da nessun espositore, entriamo  così in Feature che quest’anno si preanuncia particolarmente interessante con i suoi 31 ambiziosi progetti realizzati sia da altrettanti artisti storicizzati e emergenti – tra questi anche i lavori della vincitrice del Turner Prize 2017, Lubaina Hind, che saranno esposti all’Hollybush Gardens.

 

Da Emblema a Icaro e Zorio: l’arte italiana nella sezione Feature

 

Forte, per qualità e proposta, la presenza italiana nella sezione Feature di quest’anno, dove  incontriamo altre 4 delle nostre migliori realtà. La prima è la Galleria Lorcan O’Neill di Roma, che presenterà alcuni lavori di Rachel Whiteread, raramente esposti al pubblico, tra cui cinque delle sue iconiche sculture della serie Bookshelf, opere che incarnano la sua profonda esplorazione della memoria e, in questa occasione, messe in associazione a due sue opere seminali: House (1993) e Vienna Holocaust Memorial (2000).

Paolo Icaro, In between, twelve, 1978. Sculpture, plaster. 90.0 × 24.0 × 8.0 cm. Courtesy: P420
Paolo Icaro, In between, twelve, 1978. Sculpture, plaster. 90.0 × 24.0 × 8.0 cm. Courtesy: P420

La milanese Galleria Monica De Cardenas, presenterà due importanti lavori di Alex Katz della fine degli anni ’50. Mentre la Galleria Fonti di Napoli punta su Salvatore Emblema e la P420 su Paolo Icaro. Sempre in Featurel’Italia sarà, poi, presente nello spazio della francese Galerie Pietro Spartà che a Basilea porterà tre lavori storici di Gilberto Zorio e in quello di ChertLüdde, che esporrà due grandi sculture gonfiabili di Franco Mazzucchelli. Nessun italiano, ed è un peccato, nella sezione Statements, dedicata agli artisti emergenti, mentre nel Parcour tra i 23 progetti site-specific della sezione curata da Samuel Leuenberger, incontriamo Antikendoodles, lavoro del 2018 di Nedko Solakov portato a Basilea dalla nostra Galleria Continua.

 

Non solo artisti storicizzati: Rä di Martino e Rossella Biscotti a Basilea

 

 

A tenere alta la bandiera della nostra scena artistica più giovane sarà Rä di Martino che, rappresentata da Monica De Cardenas, è protagonista con il suo nuovo lungometraggio Controfigura (74′, 2017) del programma della sezione Film, curata per il quarto anno consecutivo dal curatore tedesco, ma di base al Cairo, Maxa Zoller. Presentato alla Biennale del Cinema di Venezia nel 2017, Controfigura è il primo lungometraggio di Rä di Martino ed è liberamente ispirato al racconto drammatico di John Cheever, The Swimmer del 1964. Il libro divenne poco dopo una pellicola (tradotta nella versione italiana con il titolo di Un uomo a nudo) con Burt Lancaster nel ruolo protagonista. Di Martino trae spunto delle suggestioni sia del testo sia del cinema per catturare le atmosfere sospese di questa celebre storia surreale, dove un uomo di mezza età, nuotando di piscina in piscina, attraversa la città per tornare a casa e così facendo rivive la sua esistenza attraverso un viaggio metaforico.

Rä di Martino, The Swimmer #3, 2017, archival pigment print on barytha paper, cm 16 x 29,5. Courtesy: Galleria Monica De Cardenas
Rä di Martino, The Swimmer #3, 2017, archival pigment print on barytha paper, cm 16 x 29,5. Courtesy: Galleria Monica De Cardenas

Nel re-enactment del film di Martino sceglie di ambientare la sua versione della storia in un altrettanto metafisica Marrakech, città contraddittoria, antica e moderna insieme, vera e finta, e comunque specchio di una borghesia in cerca di nuove motivazioni. Fotografie e stativi sono due strumenti apparentemente contradditori di un’unica narrazione. Stanza dopo stanza lo spettatore è chiamato a osservare dall’interno dell’esterno le scene. Questi oggetti ibridi rinnovano d’altra parte l’attenzione sul farsi dell’immagine, sul cinema nel cinema nonché sull’analisi stessa dei dispositivi cinematografici che permettono di costruire nuovi significati della storia.

Dalla sezione Film al “programma Off” di Art Basel, dove troviamo la nostra acclamatissima Rossella Biscotti, che sarà une delle protagoniste delle tre esposizioni parallele, dedicate a importanti artiste femminili, che si terranno alla Kunsthaus Baselland. Le altre due artiste coinvolte dal progetto sono Naama Tsabar e Rochelle Feinstein.

 

Aricò, Favaretto, Burri e l’Italia Unlimited

 

Infine, uno sguardo alla sezione Unlimited, la piattaforma di Art Basel dedicata ai progetti artisti  che trascendono la tradizionale dimensione dello stand fieristico. Qui l’Italia è decisamente ben rappresentata a vario titolo: dalle gallerie Alfonso Artiaco e Massimo Minini che hanno collaborato assieme ad altre tre realtà internazionali al solo show di Robert Barry; alla Massimo De Carlo che, da sola o in partnership, è dietro alla presenza in fiera di Jim Hodges, Olivier Mosset, Andrea Ursuta e McArthur Binion.  Mentre Kaufmann Repetto è tra i sostenitori del progetto di Candice Breiz. E se la bolognese P420, la Galleria Continua e Monica De Cardenas si presentano qui unicamente con artisti stranieri – rispettivamente Ana Lupas; Daniel Buren e José Yaque; Barbara Probst – non mancano i solo show dedicati a nomi italiani.

Rodolfo Aricò, Scena di Mantova, 1980. Installation Acrylic on canvas, 600.0 × 400.0 × 350.0 cm. Courtesy: A arte Invernizzi
Rodolfo Aricò, Scena di Mantova, 1980. Installation Acrylic on canvas, 600.0 × 400.0 × 350.0 cm. Courtesy: A arte Invernizzi

Si comincia con A Arte Invernizzi che ad Unlimited presenta La Scena di Mantova (1980)di Rodolfo Aricò, opera composta da sei tele sospese in modo da creare un’installazione walk-in, rompendo gli elementi del dipinto in una forma che suggerisce un frontone. L’applicazione del colore crea un apparente bianco e nero, con vibranti variazioni cromatiche; un insieme di segni e punti sparsi sulla superficie, esaltato da una tenue penombra disegnata dall’artista che altera la nostra percezione. L’elemento architettonico è tratto da uno studio della facciata progettata dall’architetto rinascimentale Leon Battista Alberti per la chiesa di Sant’Andrea a Mantova. Risultato di uno studio consapevole, l’installazione di Aricò mira a privare gli elementi architettonici della loro funzione, riportandoli alla perfezione originaria della forma. Combinando i concetti di pittura e architettura, viene creato un nuovo lessico per descrivere in modo più appropriato il flusso del tempo e la trasformazione. Come le ali di un palcoscenico, il frontone vibra di una monumentalità evocativa. L’opera è stata originariamente realizzata nel 1980 per la mostra personale “Mito e architettura” presso la Casa del Mantegna a Mantova.

Lara Favaretto, Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance), 2018. Installation, colored confetti; 10 elements, 90.0 × 90.0 × 90.0 cm. Courtesy: Galleria Franco Noero
Lara Favaretto, Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance), 2018. Installation, colored confetti; 10 elements, 90.0 × 90.0 × 90.0 cm. Courtesy: Galleria Franco Noero

Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) è, invece, il titolo del progetto di Lara Favaretto portato ad Unlimited dalla Galleria Franco Noero. I cubi di coriandoli colorati realizzati dall’artista per quest’opera hanno un aspetto instabile, incarnando un senso effimero di transitorietà, segnato dallo scorrere del tempo. Eppure, in essi, troviamo sia l’antagonismo che la contraddizione. La massa di coriandoli di carta è compressa all’interno di un involucro di legno solo dal peso e dall’azione del corpo umano. La sua solidità è costantemente minata da un’inevitabile e tuttavia imprevedibile disintegrazione. La purezza e la compattezza iniziali della forma e del colore di questi cubetti sono rese vulnerabili dall’estrema leggerezza e dalla natura volatile del materiale di cui sono fatte. Basta un soffio d’aria per disperdere i minuscoli frammenti colorati e i cubi, gradualmente, si arrendono al probabile collasso – e all’inizio della rovina. Recuperano la loro forma iniziale solo quando vengono nuovamente compressi, partendo da zero. La natura polifonica dell’opera sottolinea le caratteristiche dei singoli cubi e la scelta dei colori è ispirata a una scena del film comico Birdman (2014), incentrato sulla figura di un anziano attore che interpretava i supereroi e  che vuole essere preso sul serio. Lo scopo è quello di trasmettere il potere catartico e trasformativo che può essere suggerito da una gamma di toni separati, decostruiti, senza la necessità di alcuna ulteriore forma di narrazione.

Alberto Burri, Nero Cellotex, 1975 - 1987. Painting, Acrylic and vinavil on celotex. Courtesy: Luxembourg & Dayan
Alberto Burri, Nero Cellotex, 1975 – 1987. Painting, Acrylic and vinavil on celotex. Courtesy: Luxembourg & Dayan

Infine la Luxembourg & Dayan che arriva a Basilea con una stupefacente retrospettiva dedicata ai Cellotex neri di Alberto Burri: Nero Cellotex, 1975 – 1987. Ossia a quella produzione che segna un passaggio importante per Burri, quello che lo porta all’astrattismo e che lo legano alla scelta di un materiale che gli sarà molto congeniale e che userà spesso, il cellotex: un’amalgama di segatura e colla pressate insieme. Questa l’Italia ad Art Basel.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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