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Diario Bolognese #2: Arte Fiera riscopre il contemporaneo

del

La sezione Nuove Proposte, ma anche contaminazioni contemporanee negli stand di arte moderna e post-war. E’ questa, con molta probabilità, la vera novità dell’edizione 2016 di Arte Fiera che, dopo anni in cui ha guardato fin troppo al passato, prova a scrutare il futuro dell’arte italiana e non solo. Tanti gli artisti nati dopo il 1960 presenti nei 220 stand della kermesse bolognese a partire da Arcangelo Sassolino (n. 1967), presente nello spazio della Galleria Continua con un bellissimo Cemento del 2015 e Nucleo, lavoro del 2016 in cui l’artista ha utilizzato un “fascio” di lastre di vetro tagliate a vivo tenute insieme da un morsetto industriale. Un’opera, quest’ultima, che esalta i temi centrali della ricerca artistica di Sassolino: tensione, forza e limite.

Arcangelo Sassolino, Nucleo, 2016. Prezzo 35.000 euro
Arcangelo Sassolino, Nucleo, 2016. Prezzo 35.000 euro

Oltre a Sassolino, che proprio in questi giorni ha inaugurato la sua prima personale americana al CAM-Contemporary Art Museum di St. Louis, tra le proposte contemporanee che ci sono piaciute di più ci piace ricordare quella della Galleria Allegra Ravizza di Lugano che, accanto ad una serie di opere di Nanda Vigo, presenta Campo 14906 B,  lavoro del 2012 dell’artista israeliano Shay Frisch (n. 1963). L’opera, già esposta alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma nel 2012 in occasione della mostra Shay Frisch – Campo 100535 B/N a cura di Achille Bonito Oliva, è una grande installazione modulare composta da 14906 prese multiple attraversate da corrente elettrica che  affermano il superamento della materia concreta per una visione sintetica e bidimensionale.

Shay Frisch, Campo 14906 B, 2012.
Shay Frisch, Campo 14906 B, 2012.

Paolo Grassino (n. 1967) è, invece, la proposta della Galleria Caldirola (Pad. 25, stand B/14) che espone, tra le altre altre cose, Per sedurre gli insetti, scultura del 2015 realizzata con cavo elettrico e che ben sintetizza il lavoro di questo artista torinese che con le sue opere propone una riflessione sulle derive della società attuale, sospesa sul crinale tra naturale e artificiale, tra precarietà e mutazione. Il suo lavoro è sopratutto una ricerca che recupera in pieno il senso della manualità: lavorando con gomma sintetica, legno, polistirolo e cera ma anche con tecniche più avanzate quali fusioni in alluminio o calchi in cemento, porta le sue opere scultoree ad un alto grado di spettacolarità.

Paolo Grassino, Per sedurre gli insetti, 2015.
Paolo Grassino, Per sedurre gli insetti, 2015.

Interessanti anche le installazioni colorate del sound artist americano Douglas Henderson (n. 1960), protagoniste nello stand della berlinese Mazzoli Mario (Pad. 26, stand B/43). Tra le opere presenti anche Summer of Love (2015) in cui una serie di fiori colorati ruotano sospinti dalle vibrazioni emesse da due coni di altoparlanti che trasmettono, in modo quasi impercettibile, la recitazione continua della poesia Bomb dello scrittore beat Gregory Corso.  Henderson, nel suo lavoro crea infatti delle “strutture cinetiche” che rendono visibile il suono lavorando su temi tipici della contemporaneità come quello dell’ansia.

Douglas Henderson, Summer of Love, 2015. Prezzi da 6.000 a 20.000 euro
Douglas Henderson, Summer of Love, 2015. Prezzi da 6.000 a 20.000 euro

Di grande impatto ci è sembrata anche l’opera del giovane artista francese Raphaël Denis (n. 1979), portato a Bologna dalla Galleria Zahorian & Van Espen di Bratislava (Pad. 25, Stand B/59): due installazioni realizzate con quadri antichi e grafite che appartengono entrambe alla serie La legge normale degli errori che propone, come nel caso dei lavori presenti ad Arte Fiera, una traduzione visiva, frammentaria e immaginaria dei roghi e dei furti di opere d’arte durante l’occupazione nazista della Francia. Una serie che evoca, nei vari lavori che la compongono, da un lato, il rapporto intimo tra il proprietario e l’oggetto d’arte, intimità brutalmente annientata dalla crudeltà e dalla violenza nazista, e dall’altro, denuncia tutte le forme di atrocità contro i beni culturali commesse in nome di ideologie nefaste. Tema, quest’ultimo, trattato proprio dalla più recente delle due installazioni presenti nello stand della galleria: La legge normale degli errori: Vernichtet (2015-2016).

 Raphaël Denis, La legge normale degli errori: Vernichte, 2015-2016
Raphaël Denis, La legge normale degli errori: Vernichte, 2015-2016

Delicatissime le sculture di Vazquez, Verónica (n. 1970) a cui la galleria Piero Atchugarry dedica un soloshow all’interno del suo stand. Questa artista, originaria dell’Uruguay, lavora con materiali poveri e di riuso, dalla carta al metallo, che, apparentemente inerti, sono in realtà vivi nel loro mutare nel tempo. Sculture in cui si crea una costante tensione tra la pesantezza di alcune parti, come i binari di vecchi macchinari tessili, e le cuciture realizzate con filo di lana che sembrano sempre ad un passo per rompersi. Un ruolo fondamentale, in tutto suoi lavori, è poi quello giocato dalle ombre che donano dinamicità alle sue composizioni in cui si possono leggere storie dimenticate e rimandi ad una società contemporanea fatta di lavoro, di sfruttamento, di transiti e di folle in movimento.

Verónica Vázquez, Untiteld, 2015
Verónica Vázquez, Untiteld, 2015

La fiorentina Eduardo Secci Contemporary (Pad. 25, Stand B/64), una delle poche gallerie di ricerca presenti in fiera, porta, tra gli altri, un lavoro di  Alessandro Brighetti (n. 1978), artista che studia i rapporti e le relazioni tra arte, natura, scienza e tecnologia. E quest’ultima, in particolare, nei suoi aspetti positivi e nelle sue aberrazioni, diventa strumento di modifica della natura, indispensabile all’artista per assumere un ruolo centrale nella propria dimensione di creatore e di artista sperimentatore come nel caso di Nabucco, opera “cinetica” del 2013.

Alessandro Brighetti, Nabucco, 2013
Alessandro Brighetti, Nabucco, 2013

I giovanissimi Sophie Ko (n. 1981) e Marco Paganini (n.1984) sono invece i veri protagonisti dello spazio della galleria Renata Fabbri (Pad. 25, Stand A/15). Dell’artista georgiana Ko, il cui lavoro, pur nella diversità dei supporti e dei materiali utilizzati, compone un unico percorso simbolico e allegorico teso ad indagare l’enigma dell’immagine – la sua genesi, la sua fragile esistenza, la sua morte e la sua resurrezione metamorfica – è esposto Geografia temporale XXXII (bianco) del 2015.  Paganini, invece, è presente con Inside, scultura dalla forma di uno scrigno che si apre e si chiude svelando dei frammenti che non appartengono a nessuna storia in particolare, ma da cui emerge la possibilità di una moltitudine di racconti. Lavoro che ben sintetizza la sua ricerca artistica che nasce e si svolge attorno all’idea del tempo, come una rete di rimandi, un gioco paziente e talvolta crudele in cui l’artista intende coinvolgerci in un percorso intimo.

Marco Paganini, Inside, 2015
Marco Paganini, Inside, 2015

Per quanto riguarda la fotografia ci piace segnalare alcuni degli ultimi lavori di Marco Maria Zanin (n. 1983), giovanissimo artista padovano la cui ricerca si sviluppa nell’analisi e nel confronto di due poli: ciò che appartiene al mondo delle ‘radici’, del mito e dell’archetipo, da una parte, e i fenomeni delle sovrastrutture dell’epoca contemporanea dall’altra. Ad Arte Fiera è presente con alcuni dei suoi ultimi lavori tratti dalle serie Os Argonautas (2014) – che associa il viaggio dei migranti veneti di metà Ottocento a quello, mitico, degli Argonauti che, guidati da Giasone, andarono alla ricerca del Vello d’Oro –  e Lacuna e equilibrio (2015) di cui fa parte una bellissima natura morta, molto morandiana, realizzata con i calcinacci dei cantieri di São Paulo, città in continua mutazione ed evoluzione architettonica, spinta da tensione verso il futuro che però rischia di cancellare le radici e la memoria di un popolo. Sue foto sono presenti sia nello stand della galleria Spazio Nuovo Contemporary Art (Pad. 25, Stand B/56) che in quello di Photographica Fine Art (Pad. 25, Stand B/88).

Marco Maria Zanin, Natura Morta 10, 2015
Marco Maria Zanin, Natura Morta 10, 2015

Infine nello stand della galleria Artra (Pad. 25, Stand A/79), ci è piaciuto, e ci ha anche divertito molto, il lavoro di Blue & Joy, nickname dietro il quale si celano gli artisti Daniele Sigalot e Fabio la Fauci le cui opere diventano punto d’incontro tra l’arte concettuale, il fumetto e la street art, in un continuo equilibrio tra ironia e illusione, come nel caso dei loro aeroplanini di carta con la punta “accartocciata” per l’impatto con il muro, realizzati, in realtà, in alluminio. Un lavoro giocoso, come nel caso del post-it che abbiamo usato come immagine di apertura, che ci ricorda come l’arte possa essere anche divertente (o irriverente) e che non si deve sempre prendere tutto troppo sul serio. Un’opera, in fondo, ci può piacere anche solo perché è gialla.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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