18.2 C
Pesaro

dal 2012 il primo blog dedicato al collezionismo d'arte.

Aste e “garanzie”: il lato oscuro del mercato

del

In questo articolo torniamo a parlare di mercato dell’arte introducendo il tema scottante delle garanzie: uno strumento ibrido che sta a metà fra una copertura di rischio e una scommessa speculativa. Per esempio poniamo di possedere un’opera da 150 milioni (magari!) e di non voler rischiare che questa vada all’asta e non raggiunga il suo valore di mercato. Come fa la casa d’aste a proteggere il valore dell’opera? Trova un garante che accetti, in cambio di una ricompensa monetaria, di pre-acquistarla mediante un offerta irrevocabile.

 

Cos’è e come funziona una garanzia?

 

Le garanzie assicurano al venditore che un’opera sia pre-venduta ad un importo fissato (solitamente al di sotto della stima minima) prima di essere messa all’asta. Il garante di questa operazione può essere la stessa casa d’aste o una terza parte che, a fronte del rischio (di acquistare l’opera per cui garantisce il prezzo) riceve in cambio una commissione di finanziamento, oltre che una parte di guadagno se l’opera viene venduta al di sopra della stima massima.

In linea di massima maggiore è il rischio del garante, maggiore la potenziale ricompensa. Se invece il valore della garanzia non viene raggiunto il garante sarà costretto ad acquistare l’opera.

Accade spesso che la casa d’aste, dopo aver offerto una garanzia, decida di trasferire in un secondo momento il rischio a terzi. In questo caso la casa d’aste funge da intermediario agendo a tutti gli effetti come broker finanziario, promettendo un guadagno a fronte di un rischio che accada o meno un avvenimento (in questo caso il raggiungimento o meno del valore della garanzia).

Per quanto riguarda il proprietario dell’opera, se l’offerta vincente è inferiore al prezzo di garanzia, la casa d’aste gli pagherà la differenza tra l’offerta vincente e la garanzia. Al contrario, se l’offerta vincente supera il valore di garanzia la casa in genere gli addebiterà, oltre alle normali spese derivanti dalla vendita, una commissione a fronte del servizio offerto. Questa commissione, solitamente dal 20% fino ad un massimo del 50%, è espressa come percentuale dell’eccedenza di valore fra l’offerta vincente e la garanzia.

 

Perché contrarre una garanzia?

 

Le garanzie stanno diventando sempre più importanti per attirare opere d’arte di altissimo livello, soprattutto quelle offerte da terzi, che permettono alle case d’asta di distribuire il rischio sulle terze partii e di conseguenza prendere in consegna un numero più elevato di opere. Per le case d’asta, infatti, l’obiettivo è proteggere il prezzo di opere iconiche che potrebbero, almeno in teoria, avere un effetto positivo sui risultati complessivi dell’asta attraendo più offerenti, incrementando la competizione e generando prezzi di battuta più alti.

Idealmente, fare un’offerta irrevocabile per un opera da tempo ambita prima di un’asta risulta sicuramente una modalità di acquisto conveniente. Se l’opera viene venduta al di sopra della garanzia il collezionista viene ricompensato per il servizio prestato come garante.

Nel caso non arrivassero offerte superiori, il collezionista tornerà a casa con l’opera desiderata ad un prezzo inferiore della stima minima! A detta del gallerista Kenny Schachter “non esiste altro prodotto speculativo che ti offra il vantaggio di dover pagare una cosa che desideri solo nel caso di scenario negativo”.

Peccato che nella realtà non funzioni proprio così, in quanto le garanzie di terzi provengono quasi sempre da rivenditori e galleristi che comprano arte con la stessa frequenza con cui la rivendono, e che utilizzano le garanzie più come un’opportunità di profitto piuttosto che come un modo per acquistare dipinti di artisti da lungo desiderati.

Se questi sono i soggetti che finiscono per acquistare le grandi opere in asta ci si chiede dove sia il guadagno nel rivolgersi ad una casa d’asta, quando converrebbe bypassare l’intermediario e vendere direttamente al garante, considerando che a quei livelli i grandi nomi si conoscono.

Potresti vendere il tuo Picasso direttamente a un rivenditore per 100 milioni, ma come fai a sapere che il rivenditore non ti sta fregando? Fai acquistare quel rivenditore all’asta tramite una garanzia di terze parti. Se il valore reale del dipinto è superiore a 100 milioni, è molto probabile che qualcuno si presenti all’asta e offra di più!

Lo scopo delle garanzie è infatti legato all’assicurarsi che l’opera venga venduta al suo reale valore di mercato.

 

Ascesa e declino(?) delle garanzie

 

Le garanzie di terze parti sono diventate sempre più popolari nell’ultimo decennio, quando i grandi players come Christie’s e Sotheby’s hanno cercato di limitare la loro responsabilità a seguito di stagioni d’aste difficili, in concomitanza con la crisi finanziaria.

Infatti quando intorno al 2010 il mercato ha ripreso forza, le case d‘asta hanno dovuto trovare un modo per rimanere competitive limitando però la loro esposizione al rischio, visto il periodo non propriamente florido da cui erano reduci. La soluzione?  Favorire l’ingresso di terze parti nel fornire garanzie.

Per alcuni anni la tecnica ha funzionato alla grande ed il mercato ha continuato a gonfiarsi, tuttavia questo espediente ha dato prova di non essere pienamente efficace nel lungo termine.  Lo dimostra, ad esempio, l’ultimo rapporto di Artnet (settembre 2019) dove viene evidenziato che il picco di garanzie prestate da terzi sia stato raggiunto nel 2017 e che invece negli ultimi due anni l’opzione delle garanzie sia in fase di calo.

Il  valore delle opere vendute con offerte irrevocabili è passato infatti dai due miliardi di dollari (stima basata sui prezzi di aggiudicazione) aggiudicati nel 2017 a 1,8 miliardi di dollari nel 2018 con una riduzione del 10%.

Questa tendenza ribassista è proseguita nel primo semestre del 2019 e in particolare le aste più colpite sono state le vendite serali di arte contemporanea a NY di maggio, dove il numero di opere vendute con offerte irrevocabili è diminuito di quasi il 25% rispetto al record di 62 del 2017, precipitato a 47 nel 2019.

A fronte di questo trend negativo nella disponibilità di prestare garanzie risulta lecito interrogarsi sulle sue cause: una spiegazione plausibile potrebbe essere che attualmente le garanzie hanno un payoff minore rispetto al passato. Lo conferma una ricerca della società di analisi di mercato Pi-eX (basata sulle principali vendite serali a Londra, New York e Hong Kong) secondo la quale negli ultimi due anni una proporzione crescente di lotti protetti da  garanzie di terzi non hanno prodotto risultati all’altezza delle aspettative.

Nel 2018, quasi il 40% delle opere offerte con a garanzia sono state vendute ad un valore pari o inferiore alle loro stime minime. Inoltre, sempre più garanti ritornano a casa con le opere per cui hanno fatto offerte vincolanti. Le numeriche sembrano essere inequivocabili:  6% nel 2017, 12% nel 2018 e 18% nel primo semestre del 2019. Chissà quanti di questi hanno dovuto comprare costose opere che nemmeno gli piacevano? Sigh!

Pablo Picasso, Buste de femme de profil (1932). Courtesy Sotheby’s

Le garanzie ad altissimi livelli sono un rischio anche per le case d’aste, che posso trovarsi in difficoltà se opere di alto profilo e soggette a complessi accordi finanziari non raggiungono le performance desiderate.

L’anno scorso Sotheby’s ha subito gravose perdite quando due dipinti coperti da garanzie non hanno soddisfatto le aspettative. Nel corso dell’importante  vendita di arte impressionista e moderna, il dipinto di Modigliani Nu couché (1917), riportava una stima di 150 milioni di dollari, la più grande stima mai posta su una singola opera.

Al momento del tanto atteso lotto, dopo diverse pause prolungate da parte del banditore, il dipinto è stato battuto sotto stima a “soli” 139 milioni di dollari. Il mese seguente un caso analogo, un dipinto di Picasso, Buste de femme de profil (1932), è stato battuto per 36 milioni di dollari, ben al di sotto della stima di 45 milioni.

Entrambe le opere sono tornate a casa con i rispettivi garanti. Sotheby’s ha in seguito comunicato che le due garanzie sono state la causa del freno ai ricavi nel secondo trimestre del 2018. Sotheby’s ha dunque sacrificato parte dei suoi profitti per attirare opere di primaria importanza rimanendo con un buco nell’acqua quando i dipinti non hanno preso il volo in asta. La casa sembra aver preso atto dell’ errore, licenziando il CFO Adam Chinn, noto nel settore per il suo appetito fuori misura per il rischio.

 

Un mercato dell’arte sempre più influenzato dalla finanza

 

L’ampio ricorso a garanzie di terzi è solo un segno della “crescente finanziarizzazione del mercato dell’arte”, afferma Georgina Adam, caporedattore di The Art Newspaper e autrice di Dark Side of the Boom. L’acquisto d’arte rischia di diventare un atto speculativo nelle mani di individui che non hanno un reale interesse nell’opere acquistate.

Nel 2007, ancora prima che la crisi finanziaria evidenziasse il rischio delle garanzie, Robert Brooks, allora presidente di Bonhams, ha dichiarato: «nel momento in cui una casa d’aste si allontana dall’essere un semplice intermediario tra acquirenti e venditori e assume il ruolo di finanziatore, inizia a cambiare il suo core business, alterando il rapporto fra venditore, agente e compratore».

Brooks è arrivato al punto di affermare che l’uso crescente di garanzie da parte di alcune case d’aste “finirà per erodere la credibilità del settore e quindi la sua stabilità”. Molti ritengono che le garanzie distorcano il mercato e gonfino i prezzi, poiché i garanti di terze parti conoscono gli importi e i termini delle offerte, e questo li pone in una posizione migliore rispetto agli offerenti, ignari di questi accordi presi a tavolino.

Tra gli intermediari che potrebbero trovare una soluzione alla disparità di informazioni c’è la società di analisi Pi-Ex, che sta sviluppando uno strumento finanziario che consentirà agli investitori di acquistare frazioni di garanzie in maniera indipendente dalle case d’aste. Rivolto ad investitori istituzionali è un contratto di vendita futura (CFS) come i futures, quindi negoziabile.

«Gli investitori professionali potranno incidere sul prezzo futuro di un dipinto; se investono nell’1% di un dipinto stimato un milione, otterranno l’1% del prezzo di aggiudicazione», afferma Bourron di Pi-Ex. «Stiamo per portare trasparenza e far crescere il mercato dell’arte aprendolo ai mercati finanziari».

Ai lettori le proprie considerazioni.

Condividi
Tags

recenti

L’archivio d’artista: un possibile modello per il collezionismo

Archivi d'artista: crocevia di creatività, storia e mercato. Esplora la loro importanza per la valorizzazione e l'autenticità delle opere.

Mercato dell’arte: analisi del report Art Basel e UBS 2024

Analisi mercato dell'arte: rapporto Art Basel e UBS 2024. Trend, sfide e prospettive nel settore dell'arte dopo la pandemia.

Mercato NFT: evoluzione e nuove frontiere del collezionismo 3.0

Collezionismo artistico e NFT: l'impatto della pandemia, il boom digitale, e le sfide nel mercato dell'arte.

Articoli correlati

Iscriviti alla nostra newsletter e scarica gratuitamente il Report Mercato Arte 2022!

Iscriviti subito alle news di Collezione da Tiffany e riceverai, ogni settimana, gratuitamente, contenuti esclusivi dedicati al collezionismo d’arte e consigli sulla conservazione delle opere, sugli aspetti legali, e su tutto ciò possa aiutarti a collezionare e conservare l’arte ed essere felice.

 

Completa il form e potrei scaricare subito gratuitamente il nuovo Report Mercato Arte 2022!

Sono un collezionista

Grazie la tua iscrizione è andata a buon fine!