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Guardare Arles con gli occhi di Van Gogh

del

«La natura di questo paesaggio meridionale – scrive Vincent Van Gogh alla sorella Wilhelmina nell’aprile del 1888 – non può essere resa con precisione con la tavolozza di un Mauve, per esempio, che appartiene al Nord e che è un maestro e rimane un maestro del grigio. La tavolozza di oggi è assolutamente colorata: celeste, arancione rosa, vermiglio, giallo vivissimo, verde chiaro, il rosso trasparente del vino, violetto. Ma, pur giocando con tutti questi colori, si finisce con il creare la calma, l’armonia». Da poco arrivato ad Arles, il pittore olandese è letteralmente rapito dal paesaggio e dai colori provenzali che segneranno una svolta fondamentale nella sua produzione artistica che qui abbandona, definitivamente, la matrice impressionista frutto delle sue frequentazioni parigine per lasciare il campo a nuove sperimentazioni tecniche.

Vincent van Gogh, Autoritratto (dedicato a Gaugin), Arles, 1888
Vincent van Gogh, Autoritratto (dedicato a Gauguin), Arles, 1888

«Non seguo alcun sistema di pennellatura: picchio sulla tela a colpi irregolari che lascio tali e quali –  scrive sempre nel 1888 all’amico pittore Émile Bernard – Impasti, pezzi di tela lasciati qua e là, angoli totalmente incompiuti, ripensamenti, brutalità: insomma, il risultato è, sono portato a crederlo, piuttosto inquietante e irritante, per non fare la felicità delle persone con idee preconcette in fatto di tecnica […] gli spazi, limitati da contorni espressi o no, ma in ogni caso sentiti, li riempio di toni ugualmente semplificati, nel senso che tutto ciò che sarà suolo parteciperà di un unico tono violaceo, tutto il cielo avrà una tonalità azzurra, le verzure saranno o dei verdi blu o dei verdi gialli, esagerando di proposito, in questo caso, le qualità gialle o blu».

 

Arles e la tavolozza di Van Gogh

 

Quando visitiamo una città, guida alla mano, andiamo sempre alla ricerca dei monumenti, delle chiese e dei musei più interessanti. Ma se visitate Arles, prima di gettarvi sui percorsi turistici cittadini, provate per un attimo ad avere un approccio coloristico. Guardate le facciate delle case, la luce e l’atmosfera che circola nell’aria, le bancarelle e i tendoni dei bar. Vi troverete, come per magia, a camminare attraverso la tavolozza di Van Gogh. E’ incredibile come, a distanza di quasi 130 anni dalle parole che ho citato in apertura, tutto sembri invariato. Con gli occhi pieni di quei colori capirete subito come è importante, per capire a fondo l’arte, visitare e conoscere i luoghi dove è nata.

Uno scorcio di Arles
Uno scorcio di Arles

Il Van Gogh che arriva ad Arles è ancora il pittore dei Mangiatori di Patate (1885), dipinto dai colori foschi che racconta la dura vita dei contadini. Qui la sua pittura si illumina, lavora in modo frenetico, crea alcuni dei suoi capolavori maggiori. Nelle sue tele provenzali è possibile cogliere tutto l’afflato delirante di cui era preda questo incomparabile artista. I girasoli, i cipressi e le notti provenzali si sostituiscono al messaggio sociale delle prime opere “contadine” che viene sostituito da quello delle sue personali “tempeste interiori”. Ed è un’emozione unica sostare negli stessi punti dove l’olandese aveva messo il suo cavalletto e ritrovarsi, letteralmente, all’interno dei suoi quadri. E questo grazie anche al percorso che la municipalità di Arles ha creato sul modello di Amsterdam, posizionando dei totem in cui sono riprodotti i dipinti che Van Gogh ha realizzato in vari angoli della città.

 

Attraverso il dipinto…

 

Vi ricordate la scena del film Mary Poppins in cui la “supertata” e i piccoli Jane e Michael entrano nei disegni fatti a terra dal tuttofare Bert? Bene, pensate allora che emozione potrebbe essere per voi e i vostri figli vivere un’esperienza del genere ed entrare in alcuni dei maggiori capolavori dell’arte realizzati da Van Gogh. Il percorso dedicato al periodo di Arles del pittore olandese può essere seguito in vario modo. Personalmente, ho parcheggiato nei pressi di Place Lamartine dove, al n. 2, si trovava la prima dimora dell’artista. Quella, per capirsi, dove ha realizzato il dipinto della sua camera e quello della sedia. Ma, più che altro, quella ritratta nel dipinto la Casa Gialla (1888). L’edificio oggi, non esiste più (è stato distrutto dai bombardamenti del 1944), ma l’isolato è rimasto molto simile, prestandosi ad una divertente caccia al tesoro con i bambini che possono cercare di riconoscere nella realtà gli elementi del dipinto.

Arles, Place Lamartine. A sinistra il dipinto La Casa Gialla realizzato da Van Gogh nel 1888 e, a destra, come si presenta oggi lo stesso scorcio
Arles, Place Lamartine. A sinistra il dipinto La Casa Gialla realizzato da Van Gogh nel 1888 e, a destra, come si presenta oggi lo stesso scorcio

Da Place Lamartine, prendendo Rue de la Cavalerie e poi Rue Voltaire, verrete immediatamente avvolti dai suoi colori e, in pochi minuti, arriverete all’Arena. Qui, se è possibile, non perdete un appuntamento con la Gran Course Camarguaise, vi ritroverete nell’atmosfera vibrante de Les Arènes (1888). Ma le tappe più emozionanti – delle oltre 10 previste dal percorso – sono certamente quelle di Place du Forum e Place Félix Rey dove tutto sembra veramente immutato. La prima è dove Van Gogh,  in una sera di settembre, sedotto dalla vita notturna della città, dai suoi  caffè e dai suoi cabaret, realizza il dipinto Cafè le soir (1888), oggi al Museo Kröller-Müller di Otterlo. Il Caffè è ancora lì – ha solo cambiato nome in Café la nuit – e guardare la piccola piazza dallo stesso punto di vista di Van Gogh è veramente una sensazione unica.

Il Café le soir in Place de Forum come è oggi (a sinistra) e come è stato dipinto da Van Gogh.
Il Café le soir in Place de Forum come è oggi (a sinistra) e come è stato dipinto da Van Gogh.

Come unica è l’esperienza che vi riserva l’altra tappa in Place Félix Rey. Avvicinatevi all’ingresso fissando attentamente il dipinto Le jardin de la Maison de Santé (1889) e ora… alzate gli occhi. Tutto è uguale: vi trovate nel chiostro dell’Hôtel-Dieux dove l’artista fu ricoverato dopo il gesto inconsulto che gli fece perdere l’orecchio. La corrispondenza tra il luogo e il dipinto è incredibile e gli occhi dei vostri figli ve lo confermeranno!

Il cortile dell'ex manicomio di Arles oggi Espace Van Gogh
Il cortile dell’ex manicomio di Arles oggi sede dell’Espace Van Gogh

Il percorso prosegue, poi, attraverso i giardini pubblici, gli Alyscamps – che dipinge in compagnia di Paul Gauguin – il ponte di Trinquetaille e il lungo fiume dove ha dipinto la Notte stellata sul Rodano (1888): per avere il suo stesso punto di vista tornate verso Place Lamartine e da lì, con la Casa Gialla sulla destra, andate verso il corso del fiume. Se è sera e il cielo terso, quella notte rivivrà nei vostri occhi con un’intensità inimmaginabile. Se poi dalla stessa piazza, ma da lato opposto, prendete Buolevard Stalingrad, vi troverete in pochi passi all’imbocco di Rue Mireille al termine della quale si trova ancora Il Vecchio Mulino ritratto da Van Gogh nel 1888.

Il ponte dei Langlois ad Arles. Dipinto più volte da Van Gogh, il ponte è stato dichiarato monumento storico nel 1988. Oggi non si trova più nel luogo originale.
Il ponte dei Langlois ad Arles. Dipinto più volte da Van Gogh, il ponte è stato dichiarato monumento storico nel 1988. Oggi non si trova più nel luogo originale.

Infine, il Ponte di Langlois (1888). Per raggiungerlo si può optare per la macchina o per il percorso pedonale (piuttosto lungo, ma affascinante). Langlois era il nome del guardiano incaricato di azionare il ponte. Vincent dipinse e disegnò questo ponte levatoio più volte. Era un luogo che gli ricordava la sua terra natale, l’Olanda, e questo lo divertiva, come scrive al suo fratello Théo: «Ho trovato una cosa divertente come non ne farò tutti i giorni, è il ponte levatoio con una piccola carrozza gialla e gruppi di lavandaie, uno studio in cui la terra è rosso vivo, l’erba molto verde, il cielo e l’acqua blu».

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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