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L’arte di Michael Rotondi: tra musica e memoria

del

Una fede incrollabile nell’arte che, per lui, è prima di tutto “bene comune, sociale e pubblico” e che non deve omologarsi per compiacere il mercato. Michael Rotondi (n. 1977) è un artista (e insegnante) tutto di un pezzo, la cui ricerca artistica ruota attorno a tre temi fondamentali: memoria collettiva, amore e memoria personale, che sviluppa con un linguaggio ricco di suggestioni provenienti dal mondo della musica, ma anche dall’universo della street art, dell’illustrazione indipendente e dell’immaginario punk, indie e pop, con incursioni sia nella cultura “alta” che popolare. Lo abbiamo intervistato durante la sua partecipazione al progetto Rumore Rosso al MAC – Museo d’Arte Contamporana di Lissone. Un’occasione per fare il punto sul suo lavoro, ma anche per dare uno sguardo alle nuove generazioni di artisti italiani.

Nicola Maggi: A cosa stai lavorando in questo momento?

Michael Rotondi: «Ad un ciclo di nature morte che da fine 2014 ho realizzato indirizzando la ricerca sull’ornamento come concreto soggetto del lavoro. Beuys diceva che c’era bisogno di una ri-conciliazione tra uomo e natura e con questo dogma dedico questo ciclo alla natura nella sua vasta ed archiviata varietà di piante e fiori che ha generato. L’ornamento architettonico delle diverse ere storiche, come quello che viene impiegato per abbellire la metropoli, archiviato, interpretato più volte con incisioni , miniature, basso rilievi e non solo. Le pitture che porto avanti diventano un connubio di astrazione/figurazione affine all’interiorità ed al sogno. Sono pitture iper-realiste, ma di quel realismo interstellare, dal profondo dell’io; l’erbario diventa l’oggetto decorativo di un giardino immaginario dove c’è benessere , nessun rumore , e aria pulita. Umano bisogno della natura messa ai margini».

Michael Rotondi, Still Life, 2013. Mixed media on canvas, 100x110 cm.
Michael Rotondi, Still Life, 2013. Mixed media on canvas, 100×110 cm.

N.M.: Nel giugno scorso, allo spazio SOAP di Milano, hai presentato un lavoro molto particolare, Good Morning,Captain, che nasce da un tuo ricordo d’infanzia. Ce ne parli?

M.R.: «Il 10 Aprile del 1991 avvenne una tragedia tra le più gravi, se non la più grave, in termini di perdita di vite umane dall’ultimo dopoguerra italiano, che colpì la marina mercantile: il naufragio del Moby Prince.  In breve si narra, anzi è verità, che nella serata del 10 Aprile il traghetto di linea Livorno-Olbia sia entrato in collisione con una petroliera, incendiandosi per il petrolio fuoriuscito ed infuocato dall’impatto, ed uccidendo 140 passeggeri su 141.  Un unico superstite. La mattina dell’11 io andavo, come tutte le mattine, a prendere l’autobus per recarmi a scuola, vivevo di fronte al mare. Quella mattina, giornata splendida, tutto era però muto, all’orizzonte, in mare, tanto fumo e l’immagine di queste due imbarcazioni piene di fumo con intorno piccole barche ed elicotteri che continuavano a spruzzare acqua. L’aria, anche se limpida all’apparenza, era impregnata di un odore di bruciato, come di cenere bruciata, di cose bruciate. Good Morning, Captain è un tributo a quella tragedia indimenticabile, è la distanza fisica tra me e le navi quella mattina, è la rappresentazione di quel buco nero sotto forma di mantella da ufficiale di marina in alta uniforme, è un ricordo, è la pittura sotto forma di vele abbandonate, è un’ode al mare con la colonna sonora degli Slint il cui singolo è il titolo della mostra».

Michael Rotondi, Good Morning, Captain, 2015. Vista dell'installazione presso lo Spazio SOAP di Milano
Michael Rotondi, Good Morning, Captain, 2015. Vista dell’installazione presso lo Spazio SOAP di Milano

N.M.: Lavoro che hai ripresentato al MAC di Lissone, all’interno del progetto a tre mani di Rumore Rosso che si è chiuso da poco…

M.R.: «Rumore Rosso è nato dalla voglia di realizzare, in immagine e performance, il concetto di “distorsione” nell’arte visiva. Un’operazione co-operativa dove insieme si va a creare un unico percorso espositivo, una grande opera d’arte. Il nostro intento è stato poi produrre in diretta, il giorno dell’inaugurazione, una colonna sonora della nostra installazione che attraverso il rimbombo nell’ambiente disturbasse per 40 minuti la quiete del museo. Nicola Di Caprio e Bartolomeo Migliore, come me, lavorano da sempre sull’incursione musicale in ambito visivo, spesso formulando opere vicine  a quello che io definisco attitudine Punk come modo di affrontare e ponderare l’arte.  Il direttore Alberto Zanchetta ha accolto con entusiasmo questa nostra idea di una mostra ed un concerto del rumore che si è risolta con un ottimo risultato ed una mostra da non perdere».

N.M.: Non è la prima volta che un tuo lavoro rimanda al mondo della musica. Penso ad esempio alla mostra Loveless o a lavori come London calling

M.R.: «Ascolto la musica da sempre e la mia più grande passione e tramutare in immagine i testi e l’atmosfera di quello che si ascolta. Loveless è stato infine un libro di immagini, ed una mostra, fatta a due mani con Giulio Zanet, dedicata al celebre disco del gruppo irlandese noise-grunge-rock dei My Bloody Valentine. Il libro uscito in occasione del Festival di Filosofia, è edito dallo Spazio Meme di Carpi in quel della contea di Modena. London Calling Me è stata un’installazione frutto di una residenza fatta a Londra per la School of Speach and Drama. La residenza cadeva nella primavera dei trentanni del disco capolavoro dei Clash. Narrarlo è stato fantastico».

Michael Rotondi, Paesaggio, 2013 (dal progetto Loveless)
Michael Rotondi, Paesaggio, 2013 (dal progetto Loveless)

N.M.: Per altro, in questi anni, hai progettato anche molte copertine per dischi di varie band. Come hanno influenzato il tuo lavoro queste collaborazioni?

M.R.: «Ultimamente è una cosa che affronto solo quando un disco mi piace molto od ho un rapporto fraterno con la band. La relazione è importante. Non saprei come mi influenza, sicuramente è uno stimolo per l’immaginazione. Sono influenzato da come suona il disco, ma anche dal rapporto umano che instauro con la band. La sfida è tradurre la musica in immagine, come sempre da sempre per me».

N.M.: Nel tuo lavoro sperimenti i supporti più diversi e nelle opere che realizzi si uniscono suggestioni che, oltre che dal mondo musicale, provengono dall’universo della street art, dell’illustrazione indipendente e dell’immaginario punk, indie e pop, con incursioni sia nella cultura “alta” che popolare. Ci dici qualcosa di più della tua ricerca artistica?

M.R.: «Amo sperimentare, cercando sempre di far emergere il mio carattere nell’arte. Per “carattere” intendo un’attitudine che rilevi un marchio di fabbrica attraverso i cicli che affronto, spesso diversi tra loro e sempre sviluppati come parte di un’unica grande opera visiva che si completa lentamente o forse non arriverà mai a compimento, e menomale senno smetterei di fare l’artista. Nel tempo, e direi in maniera molto naturale e cronologica, la mia ricerca ha sintetizzato i suoi concetti facendo infine luce su tre temi fondamentali: Memoria Collettiva, Amore e Memoria Personale».

Michale Rotondi, Portrait (tribute to Brancusi), 2015
Michale Rotondi, Portrait (tribute to Brancusi), 2015

N.M.: Una cosa che mi ha sempre colpito della tua pratica artistica è la dimensione corale di alcuni tuoi progetti come, ad esempio, “Sto* Disegnando !!!”. Un approccio che ti porta quasi ai confini dell’arte relazionale…

M.R.: «Se non stabiliamo relazioni, siamo morti. Ho capito che in primis faccio arte relazionale, se possiamo chiamarla così. Uso la pittura come primo medium, ma stringo sempre relazioni prima di tutto, quando e come posso, se gli altri me lo consentono. SD è un grande mosaico dove ogni artista invitato progetta un disegno secondo dei dogmi che involontariamente lo portano a somigliarmi. Una grande costruzione, dunque, dove gli artisti diventano opera di un altro artista pur rimanendo loro stessi e riconoscibili. Un tributo infinito al disegno, l’anatomia dell’arte».

N.M.: Da qualche tempo, all’attività artistica affianchi quella di docente. Come vedi le nuove generazioni che si affacciano alla carriera artistica?

M.R.: «Parlando di relazione, cosa c’è di più affascinante che insegnare ciò che vedi e come lo vedi? Le nuove generazioni sono confuse, ma se si innescano diventano agguerrite quello che basta ad affrontare le cose in maniera lucida, basta avere una giusta guida. Hanno bisogno di stimoli, di confronti, di mangiare arte e tanta. Non l’hanno fatto, o l’hanno fatto male, ma non è colpa loro… il discorso è lungo e come al solito c’entra la politica, è colpa dei nostri padri che non vogliono mollare l’osso ormai fiacco, ma molto conservatore, ma è lungo l’argomento… Ma cambierà grazie a chi come me cercherà di immergersi con loro – gli studenti – anima e corpo, e non per il dio denaro, ma per l’amore, per il rispetto e il culto dell’istruzione. La cosa più bella è infondere la sicurezza che le cose cambieranno, che non deve essere abitudine sconcertarsi ed arrendersi di fronte ad “inciuci”, manipolazioni, interessi che non badano alla meritocrazia, ma a favoritismi per altri interessi. Sì perché così è anche nell’arte, quindi poca verità, a mio avviso, poca meritocrazia. Chi avrà me come docente o i miei simili, e ce ne sono per fortuna – ancora troppo pochi – imparerà a credere nell’uomo giusto e nella pratica artistica come bene comune, sociale e pubblico. Al guadagno come fonte di sviluppo della ricerca e non come fine ultimo a qualsiasi scopo. Insegno a non essere omologati per piacere ad un potere, ma di cercare la propria essenza e trasmetterla agli altri attraverso disparati linguaggi. Cercare prima di tutto di capire chi siamo».

Una vista della mostra SD*+Artworks, personale di Michael Rotondi che si è tenuta al Palazzo Coluccia Specchia di Lecce nel 2015.
Una vista della mostra “SD*+Artworks”, personale di Michael Rotondi che si è tenuta al Palazzo Coluccia Specchia di Lecce nel 2015.

N.M.: Dopo il MAC dove potremo vedere il tuo lavoro?

M.R.: «Ho vari progetti, sicuramente una mostra di pittura sarà la prima, ma ancora non posso dirti molto».

[infobox maintitle=”PER I COLLEZIONISTI” subtitle=”Michael Rotondi collabora con vari spazi indipendenti come i milanesi CircoloquadroSoap ed è attualmente rappresentato dalla galleria Area/B di Milano. Le sue opere hanno prezzi che vanno dai 200 euro per un disegno su carta formato A3, ai 3000 euro per una tela dipinta (100×100 cm), fino ai 7000 euro per le installazioni di vari elementi. Alcuni suoi lavori sono oggi presenti nelle collezioni Benetton e Apt  Global” bg=”gray” color=”black” opacity=”off” space=”30″ link=”no link”]

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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