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Leggere (e scrivere) il curriculum di un artista

del

In uno dei primi post che ho dedicato a come si colleziona arte contemporanea mi ero soffermato sull’importanza, prima di acquistare un’opera, di documentarsi il più possibile sul suo autore, valutando tutti quegli elementi che costituiscono il processo di riconoscimento di un artista da parte del sistema dell’arte contemporanea e, dunque, la costruzione del suo valore sia culturale che economico: la sua formazione, le mostre, le recensioni ecc. In altre parole il suo curriculum vitae. A distanza di un anno credo sia utile approfondire questo argomento utile tanto ai collezionisti, che devono sapere quali informazioni  cercare in un cv, quanto agli artisti, che quel curriculum devono scriverlo.

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Anne Collins Goodyear, curatore associato di disegni e stampe alla associate della National Portrait Gallery alla Smithsonian Institution, è il presidente della College Art Association – CAA

In linea di massima, la struttura del curriculum vitae di un artista non si differenzia poi tanto, nella forma, da quello che tutti noi redigiamo e aggiorniamo periodicamente. Ma molto diversi sono i suoi contenuti. Per quanto sia difficile individuare un format universale, quello a mio avviso più completo e a cui ho deciso di fare riferimento è quello adottato dalla College Art Association – CAA nel 1999 e aggiornato il 28 ottobre 2012. Si tratta di un format studiato proprio per essere presentato alle gallerie, ai musei o ai centri d’arte da parte degli artisti e, quindi, lo stesso che un collezionista può vedersi mettere tra le mani da un gallerista o scaricare dal sito della galleria che segue l’artista che gli interessa, ma anche trovare nel catalogo di quest’ultimo.

Scorrere con attenzione il curriculum di un artista ci dà la possibilità di conoscere tutte le informazioni più importanti relative alla sua carriera e alla sua formazione, così da capire in quale contesto inserirlo, conoscerne l’evoluzione e limitare al minimo, così, i nostri errori in quella che è la fase più delicata: quella dell’acquisto. Ma procediamo con ordine.

Nella prima sezione troveremo i dati anagrafici dell’artista e i suoi contatti. Questi ultimi, talvolta, possono essere stati sostituiti (se non addirittura cancellati) con quelli della galleria che lo sta seguendo o che ha in mostra l’opera che vi interessa. Il motivo? Meramente commerciale: in questo modo il potenziale acquirente è indirizzato verso la gallerie non direttamente all’artista.

La seconda parte del curriculum, generalmente, è dedicata alla formazione e vi troverete, in ordine cronologico inverso, i vari titoli di studio conseguiti dall’artista. Nel caso l’artista sia molto giovane potreste trovare indicato “iscritto al…” con indicato il corso di studi che sta ancora seguendo oppure, se è vicino alla conclusione degli studi, potrebbe esserci la dicitura “diplomando”. Insomma, niente di diverso da quando un qualsiasi altro giovane indica sul curriculum che si sta per laureare scrivendo, ad esempio, “laureando in Giurisprudenza” o simili. Sempre meglio, comunque, verificare (sempre che non vi sia già indicato) la data presunta di conclusione studi: la formazione, come abbiamo detto anche in altri articoli, è un fattore molto importante nel cv di un artista.

Alla formazione segue una terza parte dedicata alle borse di studio, ai premi e riconoscimenti, alle residenze ecc. A seconda dell’artista, più o meno all’inizio della sua carriera, queste voci possono essere riunite tutte assieme o suddivise per tipologia.

La quarta parte del format definito dalla CAA contiene, invece, le informazioni relative alle mostre e ai progetti. Probabilmente è la sezione più importante del cv assieme a quella dei riconoscimenti ecc.  A seconda dei casi, per altro, le due sezioni (3 e 4) possono essere invertite, in particolare se la quantità e la rilevanza delle mostre è superiore a quella dei premi. Detto questo, ogni artista può presentare in vario modo le mostre a cui ha partecipato. Quelli molto giovani, ad esempio, tenderanno ad inserire tutte insieme le esposizioni, sia quelle personali che quelle di gruppo specificando tra parentesi la tipologia. Gli artisti più “navigati”, invece, le raggrupperanno in voci specifiche: Mostre Personali (o Solo Exhibitions) e Mostre Collettive (Group Exhibitions). Generalmente, peraltro, nei cv non troveremo tutte le mostre ma solo una selezione delle principali – in fondo sono quelle che ci interessano – e quindi il titolo delle relative sezioni sarà del tipo “Principali Mostre Personali” o “Principali Mostre Collettive”. Sempre in questa parte potete trovare indicati i progetti a cui hanno partecipato, raccolti sotto la voce “Collaborazioni”: un elemento da non sottovalutare e offre buone credenziali sull’artista.

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Leggere con attenzione il curriculum di un artista è una delle cose fondamentali che deve fare un collezionista per capire il valore culturale ed economico già riconosciuto, o possibile, di un autore.

Più difficile da trovare, specialmente tra gli artisti più giovani, ma molto importanti per la carriera sono le committenze, che occupano la sesta parte del cv e che, se numerose, possono essere suddivise addirittura per tipologia: pubbliche, private, corporate.  Di grande importanza è, poi, la voce che riguarda le Collezioni che posseggono opere dell’artista. Normalmente si tratta di un elenco in ordine alfabetico che, per motivi pratici, può essere suddiviso, anche in questo caso, per tipologia: private, pubbliche e corporate.

Già queste due ultime voci iniziano già a darci informazioni molto significative sul valore culturale riconosciuto dal sistema dell’arte ad un artista. Probabilmente molto più di quelle che possiamo desumere dei premi, il cui funzionamento, va detto, non sempre è limpidissimo. Ma se le opere dell’artista che vi interessa sono conservate in alcune delle più importanti collezioni pubbliche o private di un Paese per non dire del Mondo… Beh, qualcosa vorrà pure dire, no? Battute a parte, la parte finale di ogni curriculum d’artista è dedicata, normalmente, alla Bibliografia (completa o in selezione) relativa all’artista o alla sua opera. In altre parole l’elenco, suddiviso o meno in categorie, delle pubblicazioni che lo riguardano:  libri; cataloghi; citazioni di opere, interviste, articoli o recensioni pubblicate sia su testate cartacee che online, su blog e siti web. Non sottovalutatela!  Scorrete con attenzione l’elenco e, magari, ricercate gli articoli principali: rappresentano una documentazione importante per conoscere i principali risultati e l’accreditamento di un artista.

Può chiudere il curriculum un’ultima parte dedicata alle pubblicazioni dell’artista in veste di autore, ad eventuali esperienze collaterali nel campo dell’insegnamento o della curatela, oppure un elenco di letture pubbliche o workshop di cui l’artista è stato protagonista. Si tratta, ovviamente, di voci che ricorrono più spesso nei cv di artisti con la carriera ormai avviata.

Infine un curriculum vitae esaustivo non tralascerà di indicare le gallerie con cui l’artista collabora. Raramente, e solo se richiesto, possono essere presenti delle referenze.

Come vedete, la struttura del cv di un artista non è poi così diversa da quella degli altri professionisti. Non fate però come molti datori di lavoro un po’ distratti: leggete con attenzione le informazioni contenute nel curriculum dell’artista di cui state per comprare un’opera, vi permetterà di conoscerlo, di valutarne la serietà (ma si legga pure “continuità”) e di intravederne i possibili sviluppi di carriera anche se, è sempre bene ricordarlo, nel campo dell’arte contemporanea quello che oggi ha successo domani potrebbe sempre cadere dal piedistallo della Hall of Fame. Ma anche in questo un buon cv vi può aiutare a capire quanto di un successo sia dettato dalle mode del momento e quanto da un reale talento.

© Riproduzione riservata

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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