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MAGA: da 50 anni al servizio della contemporaneità

del

Nel 1966, su impulso dell’artista Silvio Zanella, nasceva la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, successivamente denominata MAGA, Museo Arte Gallarate. Attualmente il Museo conta più di 5000 opere tra dipinti, sculture, installazioni, ceramiche, opere multimediali, fotografie, oggetti di design e opere di grafica, riguardanti il panorama artistico italiano del XIX e XX secolo. La storia della collezione inizia nel 1949 con un nucleo di 19 opere acquisite tramite il Primo Premio di Pittura Città di Gallarate, un concorso ideato da Zanella proprio con l’intento di creare un museo che raccogliesse tutti i lavori vincitori delle diverse edizioni. Poi sono subentrati gli accordi di deposito temporaneo e la policy di acquisti sviluppata direttamente dal Museo, nonché numerose donazioni dei cittadini di Gallarate. E così, oggi, il MAGA si sviluppa su una superficie di 5000 mq, ove la distribuzione degli ambienti e l’allestimento espositivo delle opere – organizzate per correnti o movimenti artistici, oltre che suddivise tra arte contemporanea e grafica -, assicurano agli occhi del visitatore un’accentuata flessibilità e armonia, grazie anche alla presenza di speciali velari a soffitto che controllano e rinforzano la luce naturale, realizzando differenti effetti luminosi. Tutti elementi, questi, che fanno del MAGA un polo indiscusso per la divulgazione e promozione dell’arte contemporanea, anche grazie all’interesse di enti pubblici e illustri aziende italiane, tra le quali la famosa Maison “Missoni”. Di questa eccellenza nel campo dell’arte contemporanea parliamo con la dott.ssa Emma Zanella, la quale dal 2001 dirige il Museo e dal 2010 presiede anche la Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella che gestisce il MAGA.

La dott.ssa Emma Zanella, che dal 2001 dirige il MAGA
La dott.ssa Emma Zanella, che dal 2001 dirige il MAGA

Deborah Caputo: La Fondazione che oggi gestisce il museo nasce nel 2009 e vede tra i soci fondatori, caso unico per un museo civico, anche il MIBACT. Quali sono i motivi di questa svolta “istituzionale”?

Emma Zanella: «La scelta di costituire una fondazione a partecipazione pubblica è stata dettata dalla necessità di istituire un organismo di gestione più agile ed efficiente nella direzione di tutte le attività museali, da quelle conservative e di tutela delle opere a quelle di valorizzazione delle stesse e di organizzazione di eventi e mostre. L’agilità di gestione di una Fondazione, la possibilità di accelerare i tempi decisionali ed anche attuativi della programmazione, assicurano, infatti, al Museo una maggiore funzionalità, efficacia ed un alto livello di professionalità, nonché la possibilità di instaurare stabili collaborazioni con molteplici rilevanti partner. L’impronta fortemente pubblica della Fondazione è il frutto di un lungo dibattito e confronto, scaturito in seno alla città di Gallarate nel biennio 2006-2007 e che ha coinvolto anche gli enti istituzionali regionali e nazionali. Tale dibattito portò, infatti, l’amministrazione in carica a scegliere per il Museo una modalità di gestione in linea con la normativa degli enti Locali e con il Codice dei Beni Culturali, così attribuendo alla nostra realtà una nuova identità (con conseguente cambio di nome, da GAM a MAGA, di logo e di immagine coordinata), rispettosa dell’appartenenza pubblica, ma autonoma nelle scelte scientifiche e gestionali, caratteristica questa idonea a colloquiare con il privato. Il processo di esternalizzazione non ha, infatti, determinato alcuna modifica delle finalità del Museo, che restano, dunque, quelle istituzionali originarie».

Una vista dell'allestimento del MAGA a Gallarate
Una vista dell’allestimento del MAGA a Gallarate

D.C.: In cosa si manifesta la veste “pubblica” del MAGA? 

E.Z.: «Innanzitutto la collezione è di proprietà della città di Gallarate, alla Fondazione, invece, è riservata “solo” la sua gestione. Ciò, naturalmente, con un’ampia delega alla valorizzazione e alla tutela delle opere, ma sempre in continuo rapporto con il Comune di Gallarate, cui appartiene, di fatto, il Museo. L’anima “pubblica” della realtà MAGA è confermata, naturalmente, anche dai contributi che costituiscono, ad oggi, la principale fonte di sostentamento del Museo. Il principale sostenitore è infatti il Comune di Gallarate, cui appartiene il Museo e tutto il suo patrimonio: i rapporti con la Fondazione sono regolati oltre che dallo Statuto anche da una Convenzione quadriennale. Oggetto di questo cambio istituzionale è, dunque, anche la governance del Museo; ciò ha, infatti, determinato: l’adozione di uno statuto che rinvia alle leggi regionali e nazionali e ad un continuo rapporto biunivoco tra il Museo e gli enti fondatori;  l’adozione di un bilancio a maggioranza pubblica e, quindi, l’obbligo di pubblicare tutti i dati sull’amministrazione trasparente; l’applicazione di regolamenti sull’affidamento di incarichi e di appalti in linea con la normativa pubblica. Tuttavia, accanto al pubblico interviene anche il privato, in modi e forme diverse (con contribuiti saltuari, annuali o anche pluriennali). Attraverso la Fondazione le esigenze e le risorse del privato s’incontrano con quelle pubbliche, verso la creazione e il mantenimento di un centro di sviluppo per l’arte».

Una vista della collezione permanente del MAGA che oggi conta oltre 5000 opere.
Una vista della collezione permanente del MAGA che oggi conta oltre 5000 opere.

D.C.: Tra i sostenitori del MAGA ci sono anche note realtà imprenditoriali e istituti di credito…

E.Z.: «L’interesse delle aziende nei confronti del nostro Museo nasce, in alcuni casi, come per esempio per Yamamay e BPM, da un’attenzione verso il territorio, in altri, invece, dalla condivisione di precisi progetti culturali ed espositivi. Quindi, nel primo caso, l’obiettivo dell’impresa che si approccia alla nostra realtà è quello di sostenere una prestigiosa istituzione culturale, attiva nella crescita formativa dei cittadini, attraverso un contributo concreto all’organizzazione di mostre, conferenze, incontri e concerti di cui il MAGA si rende promotore. Nel secondo caso, la sinergia tra il Museo e l’azienda deriva dalla comunanza di interesse per una determinata mostra, per uno specifico artista, per un certo percorso educativo, per una pubblicazione e/o per molto altro. In ogni caso, il dialogo e gli accordi sono sempre onesti e aperti, rispettosi delle reciproche identità. Di recente abbiamo, peraltro, sperimentato l’art bonus: uno strumento di defiscalizzazione che assicura benefici sia alle aziende che al Museo. L’Art Bonus sta consentendo, infatti, lo sviluppo e il consolidamento di importanti rapporti con imprese e soggetti privati, assicurando al MAGA forme di raccolta fondi durature, che permettano di sostenere nel tempo le attività museali, superando il concetto di “sponsorizzazione” di un solo singolo evento».

Una vista della mostra "Missoni, l’arte, il colore", organizzata dal MAGA in collaborazione con l'Archivio Missoni. La mostra si è da poco conclusa.
Una vista della mostra “Missoni, l’arte, il colore”, organizzata dal MAGA in collaborazione con l’Archivio Missoni. La mostra si è da poco conclusa.

D.C.: Com’è organizzata l’esposizione del Museo e quali sono le linee direttrici attraverso cui si sviluppa?

E.Z.: «La programmazione culturale del Museo in questi anni è cambiata molto, anche a seguito del cambio di sede espositiva e all’istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico che programma tutte le attività. Vi sono, tuttavia, alcune linee di forza che ci caratterizzano. In primis la  valorizzazione della collezione permanente, che oggi  vanta opere tanto di maestri storici del panorama contemporaneo italiano, come Fausto Melotti, Silvio Consadori, Emilio Vedova, Carlo Carrà e Renato Guttuso, quanto di esponenti delle nuove generazioni come Adrian Paci, Loris Cecchini, Massimo Bartolini, Luca Vitone, Riccardo Arena. La collezione definisce con precisione la nostra mission: promuovere e sostenere la creatività artistica italiana, con uno sguardo sia storico che attuale; mission che poi si riflette in tutta la nostra programmazione. Negli anni il museo ha presentato, infatti, sia grandi artisti europei, che hanno segnato con il loro lavoro la prima metà del XX secolo, come Modigliani o Giacometti, sia maestri che, dal dopoguerra a oggi, hanno aperto strade nuove, hanno fondato movimenti e condotto un’indagine seria sui linguaggi artistici. Esempio di questa tendenza del MAGA è la prossima mostra (la cui inaugurazione è prevista per il 16 aprile), curata da Marco Meneguzzo e dedicata a Ugo La Pietra, personalità capace di mostrare il percorso degli anni Sessanta e Settanta, ma anche di affondare nell’attualità. Caratteristica di molti dei nostri progetti è la presenza fisica dell’artista, il quale, lavorando direttamente con noi, attribuisce alla mostra una veste “attiva e dinamica”, trasformandola in un’occasione anche di dialogo e, quindi, non solo di osservazione “passiva” delle opere esposte. Infine, nell’ultimo decennio la nostra attività si è poi rivolta, con sempre maggior convinzione, alla committenza del Museo verso gli artisti, attraverso il sostegno e la produzione di progetti innovativi site specific, che consentono l’ingresso alle nostre collezioni di nuove opere con una specifica politica di acquisizione oltre che di produzione; ciò sulla convinzione che un museo di arte contemporanea, per sua stessa natura, non può guardare solo alla storia, ma deve spingere lo sguardo al futuro.  Il primo vero passo in tal senso si deve alla mostra di arte pubblica ZAT – Zone Artistiche Temporanee (2004), cui parteciparono Enrica Borghi, Pierluigi Calignano, Ciriaco Campus, Loris Cecchini, Chiara Dynys, Emilio Fantin, Giuliano Mauri, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Mme.Duplok, Liliana Moro, Adrian Paci, Super!, Luca Vitone, con opere progettate, realizzate e successivamente acquistate per il Museo. Da quel momento in avanti numerosi sono stati gli artisti chiamati a progettare e realizzare opere acquisite per le nostre collezioni, tra cui Bianco e Valente (2007),  Maik /Dirk Lobbert (2009), Alis/Filliol, Riccardo Arena, Diego Marcon, Luigi Presicce (2012) o Luca Andreoni (2014), Massimo Bartolini, a cui si deve la paternità della cancellata che caratterizza l’esterno della nostra struttura, e molti altri, aprendo così un vero fronte di sostegno all’arte e agli artisti italiani».

Una vista della mostra "Missoni, l’arte, il colore", organizzata dal MAGA in collaborazione con l'Archivio Missoni.
Una vista della mostra “Missoni, l’arte, il colore”, organizzata dal MAGA in collaborazione con l’Archivio Missoni.

D.C.: Il rapporto diretto con gli artisti è, quindi, sempre al centro delle intenzioni del MAGA; quali sono gli strumenti che adottate per raggiungere questo fine? Come si colloca in tale contesto il Premio Gallarate?

E.Z.:«L’attenzione del MAGA verso gli artisti si traduce in una continua opera di promozione, sostegno e valorizzazione degli stessi e delle loro opere, attraverso l’organizzazione di mostre, progetti speciali e workshop dedicati alle singole personalità. Emblema dell’opera di mecenatismo del nostro Museo è, però, il Premio Gallarate, che, a oltre 60 anni dalla prima manifestazione, rappresenta il veicolo principale di valorizzazione dell’artista e di accrescimento della collezione del Museo attraverso l’acquisizione di alcune delle opere donate al termine delle diverse edizioni. La manifestazione, che a partire dal 1953 si svolge con una cadenza biennale, denota una grande capacità di adattamento alla tensione artistica attuale, rivolgendo la propria attenzione alle espressioni artistiche contemporanee più significative, proponendo, dunque, non solo artisti legati alle tradizionali forme comunicative quali scultura e pittura, ma anche personalità portavoce di altri strumenti artistici, quali design, fotografia e computer art. Il Premio Gallarate rappresenta per l’artista un’occasione d’incontro con influenti critici e storici dell’arte, i quali partecipano sempre con passione e notevole attenzione alla manifestazione».

Una vista dell'allestimento del MAGA
Una vista dell’allestimento del MAGA

E.C.: Nel 1998 nasce il “Dipartimento educativo del Maga”, con l’intento di avvicinare i giovani, fin dai primi anni della formazione, all’arte…

E.Z.: «L’opera educativa che si propone il nostro Museo nasce dalla consapevolezza che l’incontro con l’opera costituisce un’occasione di scoperta ad ogni età; di conseguenza il dipartimento s’impegna ad offrire un programma di proposte per fasce d’età e pubblici differenti. Organizziamo, infatti, visite guidate, laboratori didattici per le scuole (dalla scuola dell’infanzia all’università), corsi d’introduzione all’arte contemporanea, corsi di formazione per insegnanti e laboratori per adulti, conferenze su argomenti specifici e dibattiti tematici. Di recente, abbiamo organizzato, presso il Palazzo Leone da Perego di Legnano, un corso articolato in quattro incontri d’introduzione alla storia dell’arte contemporanea. Oltre all’attività propriamente educativa, il nostro sguardo è rivolto anche alla formazione professionale, offrendo la possibilità di stage universitari, progetti di alternanza scuola – lavoro, con l’obiettivo di avvicinare i giovani al mondo delle professioni di ambito artistico, attraverso una partecipazione attiva e quotidiana alle attività museali. I licei artistici e grafici della zona e quelli di Milano hanno accolto con sincero entusiasmo queste proposte. Promuoviamo costantemente progetti di lavoro con grandi artisti, con i quali i giovani entrano in diretta relazione; ad esempio, a Marzo, è previsto un laboratorio con Trevisani, a Maggio con Pietroiusti. Comune denominatore delle attività proposte è la relazione con l’opera; offriamo, infatti, un approccio pratico all’arte contemporanea».

Un laboratorio educativo al MAGA
Un laboratorio educativo al MAGA

D.C.: Il calendario espositivo del MAGA è poi arricchito dagli eventi che promuovete e che evidenziano certo interesse per l’interazione tra l’arte moderna e contemporanea e le altre arti, come nel caso della mostra dedicata alla Maison Missoni che si è da poco conclusa…

E.Z.: «La mostra Missoni, l’arte, il colore, realizzata dal MAGA in collaborazione con l’Archivio Missoni è nata con l’idea di rapportare il mondo dell’arte contemporanea alla creazione e alla creatività della Maison, al fine di mettere in rilievo l’interferenza reciproca tra arte e moda. L’esposizione è stata organizzata per ambienti: ad introduzione del percorso una suggestiva video-installazione di Ali Kazma, “Casa di moda”, ove l’artista, ripercorrendo la storia della Maison italiana, ne esalta l’aspetto artigianale e la sintesi con il design contemporaneo; segue, poi, una sezione “storica” dedicata alle radici culturali dei Missoni, costituita da cinquanta opere dal 1916 agli anni ‘50, tra cui spiccano lavori di Osvaldo Licini, Fortunato Depero, Giacomo Balla, Wassily Kandinsky, Lucio Fontana, Luigi Veronesi, per arrivare a due grandi ambienti dedicati alla “genialità” dei Missoni, con l’intento di fare immergere il visitatore nel modo degli stilisti di intendere la maglia, i tessuti, la materia e il colore. In particolare, in una sola abbiamo esposto i tessuti per dare rilievo all’attenzione riposta dai Missoni nello sviluppo della tecnica e nell’utilizzo armonico dei colori, un altro spazio è stato, poi, dedicato alla moda, con l’allestimento di 100 abiti che raccontano i punti di forza del successo dell’imprenditorialità della famosa casa di moda italiana: il colore e la forma. La sezione conclusiva si concentra, invece, nella relazione tra l’essere artista di Ottavio Missoni e l’arte contemporanea italiana, attraverso l’accostamento di studi sul colore, opere pittoriche e arazzi riconducibili alla personalità dello stilista ed opere di importanti artisti della seconda metà del ‘900, quali Mario Ballocco, Gianni Bertini, Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Nino Di Salvatore, Piero Dorazio, Achille Perilli, Tancredi, Carla Accardi, Giovanni Anceschi, Alberto Biasi, Davide Boriani, Dadamaino, Giulio Turcato e Grazia Varisco, nonché di autori contemporanei come  Enrica Borghi o Pietro Pirelli. La Mostra “Missoni” è solo un esempio, seppur particolarmente emblematico, dell’attenzione e dell’apertura del MAGA a tutto il mondo artistico. La contaminazione tra i linguaggi costituisce il cuore del disegno progettuale del Museo, nella convinzione che il “contagio” reciproco tra differenti metodologie comunicative rappresenti occasione di ricerca e fonte di esperienza diretta».

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