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Mercato Arte Italiana (p. 3): 2016 nel segno di Burri e Carol Rama

del

Complici le celebrazioni per il centenario della sua nascita, culminate con Alberto Burri: The Trauma of Painting, la prima grande retrospettiva dedicata all’artista italiano su suolo americano dopo oltre 35 anni e ospitata nel 2015 al Guggenheim di New York, il mercato di Alberto Burri – come molti si aspettavano – ha avuto un’interessante accelerazione durante il 2016. Ed è quindi naturale aprire questa puntata conclusiva del nostro report sul mercato dell’arte italiana con lui. In questo caso, però, non sarebbe corretto parlare di una “riscoperta”: il ruolo di Burri nella storia dell’arte è indubbio, ma fino ad oggi le sue vendite più importanti passavano unicamente attraverso le gallerie. Oltre al fatto che molte delle sue opere più significative o si trovano nei musei o in importanti collezioni private. Già dal 2015, invece, nei cataloghi delle principali case d’asta sono iniziati ad apparire suoi lavori di altissima qualità, come nel caso di Sacco e Rosso (1959) battuto da Sotheby’s nella sua prima evening sale londinese del febbraio scorso per oltre 10 milioni di euro, stabilendo il suo nuovo primato. Si trattava di uno degli ultimissimi Sacchi realizzati dall’artista e, soprattutto, del più grande (149,9 x 129,5 cm) dei 15 Sacco e Rosso esistenti, oltre al fatto di essere stata tra le opere esposte proprio alla retrospettiva del Guggenheim. (Leggi -> Buon Compleanno Mr Burri!)

L'evoluzione del mercato di Alberto Burri dal 2014 al 2016.
L’evoluzione del mercato di Alberto Burri dal 2014 al 2016.

Un primato, quello stabilito da Sotheby’s, che ha fatto chiudere il 2016 a Burri con il più alto fatturato mai realizzato fino ad oggi: 32.020.784 €. Ma anche senza questo record, già dal 2015 l’artista italiano – a parità di lotti venduti – si sta attestando ben oltre i 20 milioni di vendite. E a conferma di quanto detto circa la maggior qualità delle opere proposte negli ultimi anni, è interessante notare come il numero di lotti a suo nome sia abbastanza stabile da ormai 4 anni, ma il suo prezzo medio di aggiudicazione sia praticamente duplicato tra il 2015 e il 2016, passando dai poco più di 660.000 € di due anni fa, ad oltre 1 milione di euro. Anche se va rilevato come, allo stesso modo, sia raddoppiato il suo tasso di invenduto che, comunque, si mantiene bassissimo: 16.7%.

 

L’anno d’oro di Carol Rama

 

Se il 2015 è stato l’anno delle celebrazioni di Burri e il 2016 quello della sua definitiva consacrazione del mercato, l’anno appena trascorso è stato in assoluto quello della riscoperta – drammaticamente tardiva – di un’altra delle protagoniste dell’arte contemporanea italiana: Carol Rama, a cui è stata dedicata l’importante retrospettiva itinerante La passione secondo Carol Rama. Una mostra che, dal 2014 ad oggi, ha fatto apprezzare l’eccezionalità della sua ricerca artistica a mezza Europa, con tappe a Barcellona, Parigi, Espoo, Dublino e Torino. Chi non l’avesse ancora vista, peraltro, ha tempo fino al 5 febbraio prossimo per andare alla GAM! Consigli a parte, la maggior visibilità legata a questa mostra, oltre al lavoro fatto dalla Isabella Bortolozzi Galerie di Berlino, che la rappresenta da anni, ha fatto fare un salto di qualità anche al suo mercato in asta che nel 2016 si è chiuso con un inedito fatturato superiore ai 560.000 € e una sua presenza nei cataloghi più che raddoppiata. Senza parlare del suo record d’asta stabilito da Christie’s a Londra il 6 ottobre  scorso con l’opera Presagi di Birnam (1994): 164.691 €.

L'evoluzione del mercato di Carol Rama dal 2014 al 2016.
L’evoluzione del mercato di Carol Rama dal 2014 al 2016.

Proprio da Londra, peraltro, è arrivata anche la sua seconda aggiudicazione più alta – con l’opera Bricolage (1967) venduta sempre da Christie’s per  120.890 € – a conferma di un mercato che si sta sempre più internazionalizzando: basti pensare che nel 2015 le sue opere venivano vendute unicamente in aste italiane, mentre nel 2016 i lotti a suo nome sono stati venduti in  ben 5 paesi diversi con una crescita esponenziale della Francia dove è stato venduto oltre il 34% dei suoi lavori. Mentre il Regno Unito è dove è stato realizzato il  50% del suo fatturato. Il 2017 per l’artista torinese sarà quasi certamente un anno di grandi conferme. Nel secondo semestre dello scorso anno, infatti, alla Isabella Bortolozzi Galerie si è affiancata la potentissima Dominique Lévy che ha già annunciato una sua retrospettiva a New York per la fine dell’anno che sarà, però, preceduta da una serie di collettive pensata per mettere in evidenza il rapporto tra Carol Rama e le avanguardie europee ed americane. Per chi non la conosce, la galleria Dominique Lévy è la stessa che rappresenta in esclusiva Enrico Castellani, oltre a lavorare stabilmente con altri artisti italiani come Alberto Burri, Gino de Dominicis, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Amedeo Modigliani e Michelangelo Pistoletto.

 

Il mercato riscopre Fabio Mauri e Gianfranco Baruchello

 

Quanto sia importante avere alle spalle una galleria “forte” ce lo dicono anche altri due trend che sono andati consolidandosi proprio durante il 2016, ossia quelli relativi a Fausto Melotti e Fabio Mauri, entrambi rappresentati dalla Hauser & Wirth. Seppur in lieve flessione, ma giusto per una sua minor presenza in asta, il mercato di Melotti prosegue ad alti livelli e nel 2016 ha fatto registrare alcune delle sue aggiudicazioni più alte, a partire da quella per Canone variato II (1971), battuto da Sotheby’s a Milano per 430.000 € quando il suo record, stabilito del 2015, è di 480.000 €. Ma se Fausto Melotti è su la cresta dell’onda ormai da qualche anno, è il mercato di Fabio Mauri che nel 2016 ha conosciuto uno exploit decisamente degno di nota. Con soli 12 lotti venduti e un tasso di unsold ai minimi storici (10%), l’artista romano ha realizzato il fatturato più alto di sempre, superiore ai 340.000 euro quando nella sua carriera non era mai andato oltre i 70.000. E un prezzo medio che è schizzato a più di 37.500 € quando nel 2015 era di appena 15.750 €. Un risultato, quello approdato al mondo delle aste, che è il frutto dell’attento lavoro di valorizzazione e di riscoperta di una delle principali  personalità artistiche dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra portato avanti, ormai dal 2012, dallo Studio Fabio Mauri che dal 2015 ha stretto un accordo con la citata galleria internazionale Hauser&Wirth. (Leggi -> Il ritorno di Fabio Mauri

L'andamento del prezzo medio di aggiudicazione delle opere di Fabio Mauri e Gianfranco Baruchello.
L’andamento del prezzo medio di aggiudicazione delle opere di Fabio Mauri e Gianfranco Baruchello.

Come per Mauri, il 2016 è stato un anno di importanti risultati anche per un altro dei nostri artisti più importanti della seconda metà del Novecento, al lungo trascurato: Gianfranco Baruchello. Seguito da varie gallerie, tra le quali la MDC Massimo De Carlo di Milano che lo sta portando in tutti i principali appuntamenti dedicati all’arte contemporanea  -, Baruchello ha chiuso il 2016 con un fatturato di 520.000 euro che conferma l’ottimo trend iniziato nel 2014. Ad una sua presenza sempre più ampia nei cataloghi delle aste, peraltro, sta corrispondendo un calo significativo del suo tasso di invenduto, arrivato oggi a scendere sotto il 14%. Stabile il suo prezzo medio di aggiudicazione che dal 2015 è sempre sopra gli 11.000 euro quando 5 anni fa superava di poco i 2.000. Oltre al fatto che sempre nel 2016 è stato stabilito il suo nuovo record d’asta: 62.468 € realizzati da Christie’s a Londra con E se prendessimo trenta pittori… del 1974. La prossima uscita del suo Catalogo Ragionato, peraltro, non potrà che incrementare questo trend. (Leggi -> La riscoperta di Gianfranco Baruchello).

 

In crescita Spalletti e Munari. Stabile Carla Accardi

 

In un 2016 che è stato caratterizzato anche da numerose aggiudicazioni record una tantum – si pensi al record di Nuvolo nell’ultima Italian Sale di Sotheby’s -, gli ultimi 12 mesi hanno portato importanti conferme per vari artisti, in primis Carla Accardi il cui mercato è in ottima salute ormai da tre anni e che si mantiene stabile nel tempo rinnovando i suoi primati di anno in anno. Ma soprattutto l’anno appena concluso ha fatto registrare, oltre a quelli già citati, alcuni exploit come quelli relativi a Ettore Spalletti, che da un paio d’anni sta vivendo un vero e proprio momento d’oro, culminato nella sua personale londinese dall’aprile scorso nella sede londinese dalla Marian Goodman Gallery e, ad ottobre, nel nuovo record di 113.579 € realizzato a Londra da Christie’s con l’opera Cuscino (1982). Stabile il suo prezzo medio di aggiudicazione che si aggira tra i 42 e i 45.000 euro.

L'andamento del prezzo medio di aggiudicazione delle opere di Ettore Spalletti e Bruno Munari.
L’andamento del prezzo medio di aggiudicazione delle opere di Ettore Spalletti e Bruno Munari.

C’è poi Bruno Munari, una delle figure più eclettiche e geniali a cui abbia dato i natali il nostro Paese, che nel 2016 ha realizzato un fatturato di oltre 490.000 € con un prezzo medio passato dai 2.800 euro del 2015 agli oltre 8.000 dell’ultimo anno e un record, stabilito il 14 giugno scorso da Il Ponte, di 152.000 € per uno dei suoi primi esempi di Macchina inutile (1945). Anche per lui sarà interessante vedere come si evolverà il processo di riscoperta appena iniziato ma che già vede, in archivio, varie mostre in gallerie private e l’importante acquisizione, da parte del Centre Pompidou di Parigi, proprio di una delle sue Macchine inutili.

 

Aspettando le prime aste del 2017

 

Infine, dopo la bella retrospettiva che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia gli ha dedicato, sarà interessante vedere come si evolverà il mercato di Tancredi che già da tre anni da segni di moderata crescita. E lo stesso vale per un altro dei grandi dell’arte italiana: Giorgio Morandi. Seguito, tra le altre, dalla potentissima galleria di David Zwirner, il mercato dell’artista bolognese è in costante ascesa, ma ancora non ha certo espresso al massimo le sue potenzialità con un record, datato 2015, di oltre 2.9 milioni di euro. Ma per lui, come per molti artisti italiani, il percorso di rivalutazione e valorizzazione è giustamente ancora pienamente in mano agli archivi e alle gallerie che li seguono, come nel caso di Emilio Vedova, protagonista, grazie alla Galleria Dello Scudo, di importanti kermesse come ArtBasel e che da un paio d’anni sta tornando ad avere aggiudicazioni interessanti anche in asta, al netto di una presenza sempre molto contenuta. E’ bene ricordare, infatti, che prima che il lavoro portato avanti dagli archivi e dalle gallerie si rifletta nelle aste ci vuole sempre un po’ di tempo. Anche se, in alcuni casi, penso al già citato Munari o ad artisti come Paolo Icaro, tali percorsi sono iniziati proprio nelle sale room. Ma sono casi abbastanza eccezionali.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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