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The Italian Sale 2015: anteprima a Torino e Milano per l’asta di Sotheby’s

del

Un anno è passato da quel memorabile venerdì 17 ottobre 2014 quando l’Italian Sale di Sotheby’s ha scritto uno dei capitoli più affascinanti e sorprendenti del mercato dell’arte. Allora, in catalogo c’erano 49 opere da far invidia a tutti i collezionisti, non solo per le dimensioni e le perfette condizioni di ogni pezzo, ma anche e soprattutto per la loro provenienza. Il record era nell’aria e, al termine di un’asta perfetta, record è stato: 41.4 milioni di sterline. Adesso, la casa d’aste di  New Bond Street ci riprova con un catalogo di  51 opere e un’aspettativa tra i 35.2 e i 48.6 milioni di sterline. Tutto è pronto, la data fissata (15 ottobre 2015) e il catalogo ultimato. In copertina: Concetto Spaziale, La Fine di Dio, opera del 1963 di Lucio Fontana che tutti gli appassionati e i collezionisti di arte contemporanea potranno ammirare, assieme alle altre opere dell’Italian Sale 2015, nella tappa milanese della preview che Sotheby’s ha organizzato nel nostro paese e che toccherà: Torino (29 settembre) dove, nella sede della Ersel in Piazza Solferino 11, sarà esposta una selezione di circa 20 delle opere in catalogo, tra le quali Superficie Circolare Bianca (1968) di Enrico Castellani, l’unico lavoro in cui l’artista ha utilizzato il medium del cirè insieme all’acrilico; e Milano (2-3 ottobre), nella nuova sede di Sotheby’s in Palazzo Serbelloni. E qui i 51 lotti ci saranno tutti.

 

Un catalogo rigoroso

 

Il catalogo dell'Italian Sale di Sotheby's (15 ottobre 2015) .
Il catalogo dell’Italian Sale di Sotheby’s (15 ottobre 2015).

Qualità e rarità sono le due parole d’ordine per il catalogo delle Italian Sale: poche decine di lotti selezionati con rigore e con un’attenzione che, di anno in anno, si aggiorna sulla base delle richieste del collezionismo italiano ed internazionale, quello più attento ed appassionato. E così, il 15 ottobre prossimo a Londra, accanto agli ormai classici Lucio Fontana – vero e proprio nume tutelare dell’arte italiana del dopoguerra -, Enrico Castellani, Paolo Scheggi e Agostino Bonalumi, arrivano nella sale room di New Bond Street opere di alcuni dei più apprezzati maestri del primo Novecento (Medardo Rosso, Alberto Savinio, Giorgio Morandi, Marino Marini e Afro), passando per un focus su Alberto Burri e uno dedicato alla scena artistica milanese degli anni Sessanta-Settanta (rappresentata da lavori di Vincenzo Agnetti e Marina Apollonio), fino ad arrivare ad opere recentissime, come Embroidering Orpheus: Jean Cocteau through the eyes of Bianca Jagger di Francesco Vezzoli. E, naturalmente, non mancano lavori di Alighiero Boetti e Michelangelo Pistoletto a completare un quadro sull’arte italiana del XX secolo che si compone di 23 artisti, 11 dei quali hanno fatto registrare almeno un record d’asta negli ultimi due anni.

 

100 anni di arte italiana in 51 tappe

 

Il catalogo di Sotheby’s è un vero e proprio cammino attraverso l’arte italiana del Novecento che, da Medardo Rosso ci conduce fino al giovane Francesco Vezzoli e alle sperimentazioni più recenti. E anche per questo andare a visitare una delle due tappe dell’anteprima italiana della Italian Sale 2015 può estremamente interessante anche per chi non è un frequentatore di aste. Opera principale della vendita, dicevamo, è il Concetto Spaziale, La fine di Dio di Lucio Fontana, grande ovale nero (177 x 123cm ca), datato 1963, e offerto con una stima tra i 15 e i 20 milioni di sterline. Si tratta di un capolavoro unico, con molta probabilità uno degli esemplari più belli tra le 38 grandi tele ovoidali eseguite tra il 1963 e il 1964 e che compongo la serie delle Fine di Dio, che prende spunto dall’avventura del primo uomo nello spazio, Jurij Gagarin, e che rappresenta  una delle più alte manifestazioni del lavoro e del genio di Lucio Fontana: un corpus di lavori che annuncia allo stesso tempo la fine di un’era e l’alba di una nuova. E Concetto Spaziale, La Fine di Dio,  ha infatti una superficie simile a quella lunare, e come la luna, è piena di crateri e magica nella sua naturale bellezza. Esposta in pubblico pochissime volte e dalla provenienza importante, questo lavoro è uno dei soli due della serie realizzati con vernice nera, ma mentre il secondo possiede una calma lirica e un’uniforme distribuzione degli squarci, la Fine di Dio che andrà all’asta il 15 ottobre prossimo è una delle più drammatiche e tormentate dell’intero corpus.

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, 1961
Lucio Fontana, Concetto Spaziale, 1961

Sempre per quanto riguarda il padre dello spazialismo, che con 12 opere in catalogo è l’artista più rappresentato all’interno  dell’Italian Sale di Sotheby’s, occhi puntanti anche sul rarissimo Concetto Spaziale del 1961, un vero “gioiello”, realizzato su tela argento con pietre, buchi e vetri di Murano (stima: 700.000-1.000.000 £). Accanto a Fontana, Paolo Scheggi, presente in catalogo con 4 opere tra le quali la rarissima Parete della Intercamera Plastica (1966-1967) che rappresenta l’acme di quell’esperienza ambientale che, ideata nell’estate del 1966, viene presentata come il vero avvenimento della fondamentale mostra dedicata a Scheggi dalla Galleria del Naviglio di Milano nel gennaio 1967: non più opera che si estende nell’ambiente, ma un ambiente vero e proprio. All’Intercamera Scheggi inizia a lavorare alla fine dell’estate del 1966, avviando i primi disegni e realizzando i primi modelli tridimensionali. Realizzata con fogli di legno fustellati e curvati, dipinti di giallo vivace, dopo la mostra presso la Galleria del Naviglio, l’Intercamera compare tra le opere della mostra Lo Spazio dell’Immagine di Foligno del 1967 e che, nel  panorama dell’arte contemporanea, rappresentò un fatto completamente nuovo, di rottura. Per la prima volta, infatti, attorno alla riproposizione dello storico ambiente spaziale di Lucio Fontana, vennero presentati contemporaneamente in una mostra altri diciannove ambienti realizzati da giovani artisti delle varie tendenze, tra i quali, appunto, quello realizzato da Paolo Scheggi. E proprio in questa occasione l’Intercamera – originariamente gialla – venne ridipinta completamente in bianco per accrescerne le potenzialità di interazione con il luogo. Successivamente, l’opera venne poi smembrata e la parete all’asta da Sotheby’s è l’unica parte dell’opera sopravvissuta (stima: 1.000.000-1.500.000 £).

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Veduta dell’Intercamera di Paolo Scheggi, ricostruita in occasione di MIART 2007. Courtesy per la fotografia: Galleria d'arte Niccoli, Parma
Veduta dell’Intercamera di Paolo Scheggi, ricostruita in occasione di MIART 2007. Courtesy: Galleria d’arte Niccoli

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Paolo Scheggi, Parete della Intercamera Plastica, 1966-1967. Courtesy: Sotheby's
Paolo Scheggi, Parete della Intercamera Plastica, 1966-1967. Courtesy: Sotheby’s

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Proveniente da una Corporate Collection e già nel catalogo della mostra del 2001 a cura di Germano Celant alla Fondazione Prada a Milano, l’Italian Sale di Sotheby’s presenta, poi, il grande tondo di due metri di diametro, Superficie Circolare Bianca datato 1968 (stima: 800.000-1.200.000 £). Questo capolavoro di Enrico Castellani è stato ultimato due anni dopo la sua partecipazione  alla Biennale di Venezia ed è uno dei soli 4 lavori circolari realizzati dall’artista milanese. Superficie Circolare Bianca, inoltre,  è l’unica opera in cui Castellani utilizza il medium del cirè insieme all’acrilico.

Enrico Castellani, Superficie Circolare Bianca ,1968.
Enrico Castellani, Superficie Circolare Bianca ,1968. Courtesy: Sotheby’s

Alla vigilia della tanto attesa mostra monografica – The Trauma of Painting – che il Guggenheim Museum di New York dedicherà ad Alberto Burri dai primi di ottobre – fondamentale riconoscimento internazionale della sua capacità di influenzare e anticipare i temi dell’Espressionismo Astratto americano – Sotheby’s offre in asta un nucleo di 4 opere realizzate dall’artista di Città di Castello tra gli Cinquanta e Sessanta. Tra queste il bellissimo Bianco Plastica 1  del 1961 (stima: 1.500.000 –2.000.000 £), appartenente alla prima stagione della produzione di Burri in cui – come scrive Maurizio Calvesi – «la superficie dei dipinti, accidentata e irregolare, a volte scoscesa, mette in evidenza la vita delle diverse materie (i sacchi, i legni, i ferri, le plastiche) con le loro crude superfici».

Alberto Burri, Bianco Plastica 1, 1961
Alberto Burri, Bianco Plastica 1, 1961

Tra i lotti del primo Novecento presenti in catalogo, sono da segnalare Enfant Juif , un gesso, opera unica, del 1893 di Medardo Rosso donato dall’artista alla nonna dell’attuale collezionista (stima: 130.000-180.000 £), il dipinto  Idealfiamma, opera di Giacomo Balla del 1929 (Stima: 150.000-250.000 £) e Senza Titolo del 1929 di Alberto Savinio già nella collezione di Jeanne Castel segretaria e partner del leggendario mercante parigino Paul Guillaume (stima: 250.000-350.000 £). Ma in catalogo troviamo anche una piccola ma accuratissima scelta di tele di Giorgio Morandi, tra le quali, una Natura Morta che appartiene ad un gruppo di quattro tele dipinte nel 1949 utilizzando lo stesso gruppo di oggetti (stima: 400.000-600.000 £). Pregevole, infine, il Cavaliere di Marino Marini un bronzo del 1951 (stima: 300.000-500.000 £) che proviene dalla collezione privata del famoso attore comico californiano “Sid” Caesar. Due bronzi di questo modello sono custoditi presso il Museo Marino Marini di Firenze e la Galleria d’arte Moderna di Milano.

Medardo Rosso, Enfant Juif, 1893
Medardo Rosso, Enfant Juif, 1893. Courtesy: Sotheby’s

Infine, ci piace chiudere questa nostra “anteprima dell’anteprima” dell’Italian Sale di Sotheby’s ricordando due altre opere in catalogo: il Ritratto d’Artista di Vincenzo Agnetti, feltro del 1971 e Dinamica Circolare 6 S+S (recente copertina di Artforum) datata 1966, di Marina Apollonio, una delle figure più rappresentative dell’Arte Cinetica italiana, con opere presenti nelle collezioni permanenti di importanti sedi museali, quali il Guggenheim di Venezia e il New Museum di New York. Entrambi i lavori sono stimati tra le 40.000 e le 60.000 sterline.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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