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Da vedere a febbraio: le mostre in galleria (e non solo) che non dovete perdervi

del

Mentre qui a Bologna il palinsesto della Art Week entra nella sua fase più calda, diamo uno sguardo a quanto succede nel resto del nostro Paese, per scoprire insieme alcune delle mostre più interessanti che stanno aprendo nelle gallerie d’arte italiane. E iniziamo da Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943, mostra che ci aveva segnalato in anteprima una nostra lettrice e che aprirà i battenti il 18 febbraio prossimo alla Fondazione Prada di Milano. La mostra, a cura di Germano Celant, esplora il sistema dell’arte e della cultura in Italia tra le due guerre mondiali, partendo dalla ricerca e dallo studio di documenti e fotografie storiche che rivelano il contesto spaziale, temporale, sociale e politico in cui le opere d’arte sono state create, messe in scena, nonché vissute e interpretate dal pubblico dell’epoca. L’indagine, svolta in collaborazione con archivi, fondazioni, musei, biblioteche e raccolte private, ha portato alla selezione di oltre 500 lavori, tra dipinti, sculture, disegni, fotografie, manifesti, arredi, progetti e modelli architettonici, realizzati da più di 100 autori.

Da sinistra a destra: Immagine della mostra “Das junge Italien” alla Nationalgalerie di Berlino, 1921 Tra le opere esposte Natura Morta (1920) di Giorgio Morandi - Per l’opera © Giorgio Morandi by SIAE 2018 Giorgio Morandi Natura morta, 1920 Pinacoteca di Brera, Milano Copyright: MiBACT - Pinacoteca di Brera, Archivio Fotografico © Giorgio Morandi by SIAE 2018
Da sinistra a destra: Immagine della mostra “Das junge Italien” alla Nationalgalerie di Berlino, 1921. Tra le opere esposte Natura Morta (1920) di Giorgio Morandi, © Giorgio Morandi by SIAE 2018. Giorgio Morandi, Natura morta, 1920. Pinacoteca di Brera, Milano. Copyright: MiBACT – Pinacoteca di Brera, Archivio Fotografico. © Giorgio Morandi by SIAE 2018

In Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 questi oggetti sono introdotti da immagini storiche, pubblicazioni originali, lettere, riviste, rassegne stampa e foto personali, così da mettere in discussione la decontestualizzazione espositiva, in cui l’opera d’arte è tradizionalmente ridotta a una presenza neutra e isolata. Ricostruire, invece, le condizioni materiali e fisiche della sua presentazione originale non solo consente di indagare il complesso sistema di relazioni tra autori, galleristi, critici, ideologi, politici, collezionisti, mecenati e spettatori, ma permette anche di esplorare il dispositivo di mostra nelle sue diverse declinazioni, come un elemento essenziale dell’universo simbolico del tempo. Una lettura che sottolinea ulteriormente come l’esposizione di immagini e di prodotti nazionali, anche in contesti internazionali, sia stata utilizzata dal fascismo come uno strumento flessibile, adattabile e moderno, un mezzo funzionale al progetto di rifare gli italiani e di plasmare la loro esperienza del mondo. Insomma una mostra che si preannuncia molto interessante e che, sicuramente, non mancherà di far discutere. 

 Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio, 1912-1913, litografia, collezione Gino Agnese

Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio, 1912-1913, litografia, collezione Gino Agnese

Rimanendo in un ambito molto simile, la seconda mostra che mi piace segnalarvi ci porta in Toscana, a Lucca, dove dal 23 febbraio prossimo la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti ospiterà la grande mostra Il segno dell’avanguardia. I Futuristi e l’incisione, a cura di Giorgio Marini e Francesco Parisi e dedicata a un aspetto meno noto, ma di grande interesse, del fenomeno futurista: l’incisione. Per restituire un panorama, il più vasto possibile, che comprenda sia i precedenti storici sia le ultime propaggini dell’attività grafica degli artisti coinvolti, la  mostra si svilupperà lungo un ampio arco temporale che, dalla fine del XIX secolo, arriva sino al recupero delle forme futuriste nelle opere grafiche del dopoguerra. Caratterizzata da un percorso espositivo scandito in tre sezioni cronologiche (Simbolismo, Prefuturismo e Futurismo), l’indagine – secondo il volere dei curatori – sarà allargata anche alla produzione grafica di matrice simbolista, crepuscolare o d’intonazione divisionista che precedette il lavoro più propriamente futurista di alcuni artisti come Russolo, Sironi, Boccioni, Carrà, che soltanto successivamente avrebbero aderito alle istanze marinettiane. Completeranno la rassegna opere grafiche di incisori che parteciparono al movimento futurista solo per una breve stagione. Una sezione a parte sarà dedicata alle pubblicazioni contenenti opere di grafica originale come cataloghi autoprodotti o libri illustrati, evidenziando in questo modo il contributo delle tecniche grafiche “originali” alla vastissima pubblicistica futurista.

Franco Grignani, Sferamolle oscillante a linearità topologica, subpercezione, 1951. Sperimentale ottivo ai sali di bromuro d'argento. 18.6x25 cm.
Franco Grignani, Sferamolle oscillante a linearità topologica, subpercezione, 1951. Sperimentale ottivo ai sali di bromuro d’argento. 18.6×25 cm.

Tornando a Milano, il 10 febbraio la Galleria 10 A.M. Art rende omaggio, a 110 anni dalla sua nascita, a Franco Grignani (1908-1999), artista tra i più profondi innovatori del Novecento, con la mostra Franco Grignani: Subperception. Curata da Marco Meneguzzo, in collaborazione con l’Archivio Manuela Grignani Sirtoli, l’esposizione presenterà 20 opere tra sperimentali ottici su tela emulsionata e tavola e fotografie ai sali di bromuro d’argento. La generazione artistica di Grignani è proprio quella che “scopre” le possibilità linguistiche della fotografia, spingendosi nel territorio, apparentemente estraneo a quella disciplina, che è l’astrazione. Come altri suoi coetanei, pionieri di questa “esplorazione” – primo fra tutti Luigi Veronesi –, Grignani vede schiudersi un mondo davanti a sé e lo approfondisce. In questo senso, la “Subpercezione”, è una delle categorie entro cui l’artista fa ricadere la visione delle sue opere. Come scrive Marco Meneguzzo, la “Subpercezione” è “una visione subliminale che sfrutta capacità “laterali” della mente nella visione dell’opera. 

Veduta parziale della mostra REMO SALVADORI presso la sede della Galleria Christian Stein a Pero Continuo infinito presente, 1984 – 2009; La stanza delle tazze, 1985 – 2017. Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio
Veduta parziale della mostra REMO SALVADORI presso la sede della Galleria Christian Stein a Pero Continuo infinito presente, 1984 – 2009; La stanza delle tazze, 1985 – 2017. Courtesy Artista e Galleria Christian Stein, Milano. Foto Agostino Osio

Fino al 14 aprile prossimo la Galleria Christian Stein presenta una doppia mostra che intende raccontare i passaggi più significativi del percorso di due importanti artisti italiani: Marco Bagnoli e Remo Salvadori. Nei grandi ambienti di Pero e negli spazi storici di Corso Monforte a Milano sarà ospitata un’esposizione di Marco Bagnoli, concepita come una doppia emanazione dello studio dell’artista, in cui messa in opera, ideazione e progettazione, pur spaziate nel tempo, sono rese presenti e riattivate. Negli spazi di Via Vincenzo Monti a Pero, Remo Salvadori allestisce tre ampie sale con opere dagli anni Settanta a oggi che costituiscono, di per sé, un grande episodio di organica visione: vengono forniti numerosi spunti per la conoscenza di un’azione che mentre traccia i propri solchi per un’estetica della sensibilità armonica induce ognuno a compiere un viaggio orientato entro la misura, la qualificazione spaziale, l’interattività, l’attenzione a se stessi e al mondo.

Davide Benati - Oasi dell'acqua amara, 2013 acquarello su tela cm. 120x95
Davide Benati, Oasi dell’acqua amara, 2013 acquarello su tela cm. 120×95 cm.

Sempre a Milano, l’8 febbraio prossimo, la galleria Luca Tommasi Arte Contemporanea ospiterà, invece, l’esposizione personale di Davide Benati Back to Italy presso i suoi nuovi spazi in Via Cola Montano 40. La mostra, che comprende una serie di evocativi acquerelli su tela di grandi dimensioni realizzati dall’artista dal 2005 ad oggi, segna il ritorno dell’artista emiliano in Italia dopo dopo 13 anni di assenza, periodo nel quale ha collaborato in esclusiva con la galleria Marlborough di Monaco.

Alighiero Boetti (Senza titolo) Tartar tartarughe rughe e righe, 1990 tecnica mista su carta intelata / mixed media on canvas paper 70 x 50 cm
Alighiero Boetti, (Senza titolo) Tartar tartarughe rughe e righe, 1990. Tecnica mista su carta intelata, 70 x 50 cm.

Sempre nel capoluogo lombardo, la DepArt di via Comelico 40, inaugura il 28 febbraio prossimo, la mostra Alighiero Boetti. Il mondo fantastico a cura di Federico Sardella. Nell’occasione saranno esposte una trentina di opere su carta concepite a partire dal 1965, annoverabili fra quelle descrivibili come di “mano propria”, cioè non realizzate con la collaborazione o interamente da altri, e una grande installazione del 1979 ad oggi mai riproposta. I lavori presentati evidenziano come per Alighiero Boetti segnare e disegnare equivalesse a tracciare una sorta di mappatura di un mondo immaginario, reso grazie alle cifre stilistiche più diverse, spesso con un accenno classificatorio di modalità e soggetti, che si ripetono e si fondono, confondendosi, moltiplicandosi, aggregandosi.

Simon Linke, Mario Merz at Kewenig Gallery, 2007, oil on canvas, 26,5×26,5 cm

Tra le mostre più interessanti di questo mese, c’è poi la prima mostra personale di Simon Linke che inaugurerà sabato 24 febbraio 2018 alle ore 18.30 negli spazi della galleria Thomas Brambilla di Bergamo. La mostra sarà composta dall’installazione di una trentina di dipinti ad olio, i quali rappresentano la riproduzione di copertine della celebre rivista americana Artforum in scala 1:1. Nato a Londra nel 1958, negli ultimi anni, Linke sta sempre più focalizzando il suo lavoro sulla riproduzione di pubblicità che contengano l’immagine di un’opera d’arte in modo da farli divenire “dipinti di pubblicità”.  Il progetto di Linke, concepito oltre trent’anni fa, diviene archivio e cronaca duratura dell’effimero sistema dell’arte e, allo stesso tempo, smaschera sfacciatamente la dipendenza forzata dell’opera d’arte dai sistemi di legittimazione.

Spostandoci in provincia di Udine, a Codroipo, il 4 febbraio prossimo Villa Manin inaugura la nuova sala esposizioni della Barchessa di Levante, appena restaurata, con il progetto ANIMA(L)RAVE, che racconta la storia di RAVE East Village Artist Residency attraverso le opere prodotte in sette anni di attività da parte degli artisti ospitati nella residenza friulana. La mostra, curata da Daniele Capra, Isabella e Tiziana Pers, raccoglie infatti per la prima volta tutti i lavori svolti da Regina José GalindoIgor GrubićIvan MoudovAdrian PaciDiego Perrone e Tomás Saraceno durante il periodo trascorso nel territorio del Friuli Venezia GIulia. La mostra è inoltre occasione per vedere per la prima volta le opere di Saraceno Expanse NGC by a Tegenaria domestica, realizzate proprio a Villa Manin, e il progetto multidisciplinare di Igor Grubić, Do animals…? che mette insieme video, fotografia ed interventi sugli spazi pubblicitari delle principali città della regione.

Aldo Mondino, Pinguini, 1963,tecnica mista e collage su masonite, 180x130 cm
Aldo Mondino, Pinguini, 1963,tecnica mista e collage su masonite, 180×130 cm

Sempre il 24 febbraio prossimo, la galleria Santo Ficara che ha seguito per molti anni il lavoro di Aldo Mondino e la galleria Il Ponte, che negli anni ha raccolto un importante nucleo di opere realizzate fra il 1963 e il 1964, presentano a Firenze una doppia personale in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino a cura di Alberto Fiz. Nel suo omaggio, la galleria Santo Ficara presenta opere scelte dalla sua collezione e che abbracciano un vasto lasso di tempo, da Ottobre russo del 1965/66 fino ad Applausi del 2004, toccando le tematiche che maggiormente hanno affascinato la pittura dell’artista. La galleria Il Ponte presenta, invece, solo opere realizzate fra il 1963 e il 1964/5. Quadrettature, Monocromi, Casorati, Onde, che rappresentano, attraverso il suo laterale avvicinamento alla Pop, la prima grande grande rivelazione dell’artista, che nel 1964 espone proprio con queste opere alla Galleria Gian Enzo Sperone di Torino e alla Galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani.

Un lavoro di Giorgio Cutini
Un lavoro di Giorgio Cutini

Infine, arriviamo a Napoli, dove il PAN | Palazzo delle Arti di Napoli, dal 3 febbraio presenta la mostra personale del fotografo Giorgio Cutini, concepita appositamente per questa occasione espositiva, dal titolo Le Città di Jo Kut, a cura di Marina Guida. Il progetto si compone di 25 fotografie in B/N, diviso in tre visioni di città diverse: Napoli, Roma e la città immaginaria di Jo Kut. L’artista perugino, ma anconetano di adozione, restituisce come una composizione tripartita, il suo peculiare percorso iconico, consegnando al visitatore frammenti di visioni veloci ed evanescenti, delle città visitate, amate e sognate.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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