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New York: l’Asia tiene in piedi l’evening sale di Sotheby’s

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Se non ci sono capolavori, non c’è entusiasmo. E’ questo, secondo il New York Times, il trend principale che sta catatterizzando il mercato dell’arte contemporanea almeno in questo secondo semestre del 2019. Dopo l’evening sale di Christie’s, dove Ed Rucha è stato il fuoco d’artificio, forse l’unico che vedremo in questa settimana di asta americane, l’Evening Sale di ieri in casa Sotheby’s ha totalizzato 230 milioni di dollari, poco al di sopra  della minima aspettativa (205.7 mln $). Cifra che sale a 270 mln con i diritti d’asta. 5 i nuovi record d’asta della serata.

Un risultato, quello realizzato ieri al 1334 di York Ave, inferiore di circa il -28% rispetto a quello del maggio scorso e del -25% su quella del novembre 2018. Contrazioni del fatturato a parte, però, Sotheby’s è comunque riscita a difendersi partendo da un catalogo dove, rispetto al passato, non erano certo presenti top lot dalle stime esorbitanti o opere provenienti da collezioni di particolar pregio. Tanto che il 92% i lotti venduti è addirittura migliore dell’89% fatto registrare dalla rivale Christie’s.

A trainare in alto fatturato delle serata, due acquisti folli fatti da un offerente asiatico che, al telefono con la responsabile della sede di Hong Kong di Sotheby’s, ha speso in una sola serata la bellezza di 54.4 milioni di dollari (pari al 20% del totale d’asta) per comprare due delle opere principali in catalogo. Il collezionista, contrassegnato dal numero di paddle L0070 –  ma già dice che sia il giapponese Yusaku Maezawa -, si è aggiudicato lo stupendo Untitled XXII (1977) di Willem de Kooning per oltre 30 milioni di dollari (buyer’s premium incluso) e PH-399 (1946) di Clyfford Still per altri 24 milioni. Il tutto al termine di una bella competizione durata più di 15 minuri. Un tempo lunghissimo rispetto a quelli a cui ci hanno abituato le aste internazionali del passato.

Passato in mani asiatiche anche il secondo top lot della serata: Blue Over Red (1953) di Mark Rothko, aggiudicato per 23 milioni di hammer price (26.5 mln $ con i diritti) al di sotto della stima minima in catalogo che lo voleva, almeno, a 25 milioni.  Vola verso Oriente anche la tela di Wayne Thiebaud, Encased Cakes (2010–11) che ha realizzato 8.5 milioni di dollari, rinnovando così il record d’asta dell’artista.

Nuovi record anche per Charles White con la carta Ye Shall Inherit the Earth (1953), aggiudicata per 1.8 milioni di dollari, e per l’afro-americano Norman Lewis il cui Ritual (1962) ha sentito battere il martello a 2.3 milioni (2.6 mln $ con i diritti) che supera e non di poco il precedente primato di appena 956.000 $. Un risultato eccellente che conferma il perdurare di un trend che abbiamo più volte sottolineato e recepito anche dalla Biennale veneziana di quest’anno.

Conferma che viene ulteriormente rafforzata anche dal soprendente risultato di Vignette 19, lavoro di Kerry James Marshall battuto ad hammer price di 16 milioni di dollari (18.5 mln con diritti) contro una stima massima di appena, si fa per dire, 7.5 milioni. Altri record d’asta  sono stati realizzati ieri sera dai lavori di Brice Marden e Wayne Thiebaud. Il monumentale Number Two di Marden è stato 10.9 milioni, mentre Encased Cakes di Thiebaud ha realizzato 8.5 milioni.

 

 

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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