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Le opere su carta e il mercato: prezzo e valore

del

Un acquisto oculato dovrebbe essere la prima regola di ogni collezionista. E il primo passo perché possa dirsi tale è che l’opera venga comprata al giusto prezzo. Ecco allora che – dopo aver parlato di opere uniche e multipli, di tecniche di stampa e di disegni; e dopo aver conosciuto due delle più importanti esperienze collezionistiche in tema di opere su carta: la Collezione Peruzzi e la Collezione Ramo – è giunto il momento di affrontare uno dei temi più delicati per chi si avvicina al collezionismo: quello del valore e del prezzo delle opere.

Per capire, nel nostro caso, se un’opera moderna o contemporanea su carta, sia essa un disegno o una stampa d’arte, ci viene proposta ad un prezzo congruo è fondamentale conoscere quelle che sono le regole generali che stanno alla base di questo mercato e i fattori che possono influenzare il valore delle opere. Ma iniziamo dalle basi.

 

Come si valuta un’opera

 

Come per qualunque altra tipologia di opera moderna o contemporanea, anche in quelle su carta è il nome dell’artista il fattore che più incide sul prezzo, per cui è bene conoscerne la valutazione generale di mercato, visto che più questo è famoso più le sue opere saranno costose. Oltre al fatto che le opere uniche (i disegni o le monotipie, ad esempio) saranno generalmente più care rispetto a quelle realizzate in tirature, la cui disponibilità sul mercato è ovviamente maggiore. La rarità, oltre alla desiderabilità e alle quotazioni dell’autore, è uno dei fattori cardine nella determinazione dei prezzi.

Ma valutare un oggetto d’arte è una cosa complessa e sono tante le variabili e i trend di mercato che possono influenzarne il prezzo. E così, oltre all’autore e, ça va sans dire, l’autenticità del pezzo, ci sono altri fattori che, in varia misura, possono avere un impatto sul valore di un’opera:

  • Letteratura – Più pubblicazioni ci sono su un autore più cresce il valore del suo lavoro. E se una determinata opera è pubblicata e fotografata in riviste, saggi o cataloghi di mostre, questo può incrementare di molto il suo prezzo. Non a caso il Catalogo Ragionato è il libro più importante nel campo dell’arte: si tratta d’altronde della pubblicazione che mette “ordine” nella produzione di un artista fornendo così al collezionista un punto di riferimento imprescindibile.
  • Storia Espositiva – Si tratta dalla storia delle mostre, collettive o personali, in cui una determinata opera è stata esposta. Un fattore, questo, che ha un peso limitato quando si tratta di esposizioni in galleria, ma che può invece influenzare molto le quotazioni (e la “moda”) quando si tratta di retrospettive.
  • Provenienza – E’ il dato che ci dà la storia esatta dei passaggi di mano dell’opera. Ossia dei padroni e delle collezioni che l’hanno posseduta dal momento della sua creazione. Se ha avuto proprietari importanti questo può influenzarne il valore.
  • Condizioni – Quando si acquista un’opera d’arte è sempre bene accertarsi delle sue condizioni di conservazione: se ha subito danni, di che tipo e di che entità; se è stata restaurata ecc. Lo stato di conservazione, infatti, può influire tantissimo sul valore di un’opera d’arte. Le informazioni sulle condizioni di un’opera sono inserite in un documento che si chiama Condition Report.
  • Marcature – Con questo termine si indicano tutti quegli elementi che si possono trovare su un’opera d’arte, dalla firma dell’artista, ai timbri, passando per le etichette e stampigliature varie. Per quanto riguarda il nostro caso il segno a cui si fa riferimento è, in primo luogo, la firma dell’artista.

Per capire quanto questi fattori pesino nella valutazione di un’opera su carta ci corre in aiuto The 2018 Valuation &Appraisals Market Report realizzato da ArtTactic e Valuemystuff intervistando i maggiori esperti di settore:

 

Il punteggio è dato su una scala da 1 a 10, dove 1 è il valore più basso e 10 quello più alto. Fonte: The 2018 Valuation &Appraisals Market Report.
Il punteggio è dato su una scala da 1 a 10, dove 1 è il valore più basso e 10 quello più alto. Fonte: The 2018 Valuation &Appraisals Market Report.

 

Il mercato dell’arte e i riferimenti per il collezionista

 

Una volta esisteva il famoso Catalogo Bolaffi, che riportava i valori dei principali artisti. Poi sono arrivati i moderni database online come artprice.com o artnet.com che mettono insieme migliaia di risultati d’asta e offrono una lettura chiara delle tendenze principali che caratterizzano il mercato di un artista. Sono tanti i riferimenti che un collezionista, anche alle prime armi, può avere per conoscere quali sono le quotazioni di un autore a seconda della tipologia di opera, così da capire in che range di prezzo si colloca. Tenendo sempre bene a mente, però, che generalmente i prezzi in galleria sono un po’ più alti delle battiture d’asta.

Il mercato dell’arte, però, non è un monolite, anzi. E’ una realtà dalle tante sfaccettature ed è bene conoscerle visto che sia il semplice acquirente che il collezionista devono necessariamente confrontarsi con esse.  E che non sono pochi i trend che, periodicamente, possono influenzare l’andamento delle quotazioni di un artista.

Mediamente, se confrontato con il mercato delle opere su carta antiche, quello delle opere moderne e contemporanee è generalmente più nervoso e soggetto alle mode. Caratteristiche la cui intensità varia a seconda che si parli di maestri moderni (nati tra il 1875 e il 1910); artisti attivi nel dopoguerra (nati dal 1910 al 1960) o artisti contemporanei (nati dopo il 1960). Tanto che potremmo quasi parlare di tre settori di mercato distinti, in cui rischi e opportunità sono diversi, e così i riferimenti per il collezionista:

  1. Mercato dei maestri moderni: maggior quantità di informazioni sugli autori e posizionamento storico-artistico consolidato con riferimenti di mercato più precisi per quanto riguarda le valutazioni, grazie a riferimenti “certi” come le aggiudicazioni in asta. In generale, specie per i maestri più importanti, i prezzi sono molto elevati e difficilmente accessibili se non si hanno grandi budget. L’effetto-moda, in questo particolare settore, è marginale. Qui il rischio maggiore, ma facilmente aggirabile, è quello di incappare in un falso.
  2. Mercato artisti del dopoguerra: come per i “moderni”, anche il mercato degli artisti del dopoguerra ha riferimenti piuttosto precisi per quanto riguarda i prezzi e le informazioni non mancano. Rispetto ai primi, però, i valori possono essere maggiormente soggetti ad oscillazioni determinate da mode culturali del momento con il conseguente rischio di acquistare un artista tornato di moda ad un prezzo più alto del suo valore reale. Oltre a questo, specie per alcuni artisti storicizzati attivi tra gli anni Sessanta e Settanta è bene stare attenti ai numeri ufficiali delle tirature e alle riproduzioni che, specie in Italia, sono state spesso spacciate per “originali” da chi voleva approfittarsi di un momento molto positivo per il mercato delle opere su carta.
  3. Mercato artisti contemporanei: qui i riferimenti di mercato sono più opinabili, specialmente per gli artisti più giovani che, normalmente, mancano di passaggi in asta. E se ci sono hanno aggiudicazioni più basse del dovuto. Il mercato è poi meno stabile e maggiormente soggetto alle mode del momento anche se i prezzi, in linea di massima, sono decisamente più accessibili. E’ in questo settore che la figura del gallerista diventa fondamentale come guida per il collezionista e se il nome più o meno emergente è trattato da più gallerie è bene indagare sui prezzi applicati dai vari operatori per farsi un’idea più precisa del suo valore attuale. A differenza degli altri due settori, inoltre, le informazioni sugli artisti sono qui generalmente meno numerose, in quanto si tratta di autori meno studiati e non ancora storicizzati.

 

I prezzi sul mercato primario

 

In aggiunta a quanto detto sulla suddivisione del mercato delle opere su carta, credo sia necessario ricordare anche che il mercato dell’arte in generale è distinto tra due tipologie più ampie: quello primario, dove le opere d’arte vengono vendute per la prima volta, e quello secondario dove, invece, vengono vendute tutte le volte seguenti. Il confine tra queste due realtà è permeabile e capita spesso che gli operatori che lavorano in uno possano essere presenti anche nell’altro.

Se sul mercato secondario il riferimento principale sono i passaggi in asta, avere dei riferimenti sui prezzi del mercato primario, specie quando si tratta di artisti contemporanei non è semplicissimo. Anche perché non esiste una formula universale per creare il prezzo di un’opera d’arte. Ne esiste però una – molto nota – che in Italia (e non solo) viene applicata, seppur non meccanicamente ad alcuni media tra i quali, appunto, le opere d’arte su carta e che si basa sul cosiddetto coefficiente.

Ossia quel parametro (o punteggio) che viene stabilito dal gallerista d’accordo con l’artista e si basa sulla solidità di quest’ultimo, cioè sul suo curriculum vitae, e si evolve con la sua carriera: mostre personali e collettive, premi e riconoscimenti ottenuti, acquisizioni museali o da parte di collezionisti importanti, recensioni e critiche, pubblicazioni. Fino ad arrivare alla richiesta sul mercato delle sue opere o alle aggiudicazioni in asta.

 

[(base+altezza) x coefficiente]x 10 = prezzo

 

Conoscerla forse non è fondamentale in senso assoluto, ma può essere uno riferimento utile per valutare con la necessaria consapevolezza il prezzo che ci viene proposto per un’opera, tenendo presente però che, oltre alle dimensioni, sul prezzo influisce sempre l’entità della tiratura.

In particolare, poi, questa formula è un punto di riferimento importante quando si parla di talenti emergenti: in linea di massima un giovane venduto in galleria, ha almeno un coefficiente 1. E’ importante sapere, infine, che raramente il coefficiente di un artista si abbassa: sarebbe come ammettere un fallimento. Semmai, un artista può avere coefficienti diversi per periodi distinti della sua carriera.

 

Alcune avvertenze finali sui prezzi

 

Se, per i disegni e i pezzi unici in generale, quanto detto fino ad ora può essere sufficiente per avere dei riferimenti su cui basarsi nella valutazione di un’opera, è bene soffermarsi un attimo sulle stampe d’arte per le quali è necessario fare una precisazione. La regola che vede l’autore famoso essere più caro di uno non di primo piano ha, infatti, un’attenuante legata proprio all’entità delle tirature. Per cui una stampa d’arte proveniente da una tiratura in 500 esemplari di un autore famoso costerà meno di una realizzata da un artista meno noto, ma parte di una edizione di 50 esemplari. E questo perché la “rarità” (o la minor disponibilità) di un’opera, come detto, ha un suo peso nella valutazione finale. Altro elemento che può influire, seppur minimamente è la presenza o meno del colore.

C’è poi anche da sfatare immediatamente una leggenda che, come tale, ha ovviamente un fondo di verità, ma è spesso abusata e utilizzata per giocare sui prezzi. E’ quella, alcuni di voi l’avranno già indovinato, che vuole un prezzo più alto per i primi esemplari di una tiratura rispetto agli ultimi. E questo per presunti motivi di qualità, ma è opportuno fare dei distinguo.

Una matrice per acquaforte biffata
Una matrice per acquaforte biffata

Se è vero, ad esempio, che le lastre usate come matrici per le acqueforti si “stancano” con l’uso, dando origine ad immagini sempre meno nitide col procedere di una tiratura, è anche vero che, mediamente, da una matrice si possono realizzare almeno 100 esemplari di ottima qualità e 150 di qualità inferiore. Se ne deduce, quindi, che se una tiratura rimane nell’ordine dei 100 pezzi, non dovrebbero esserci differenze di prezzo tra l’esemplare n.1 e il n. 100.

Un discorso analogo va fatto per la litografia, la cui “matrice” si usura molto lentamente e permette tirature altissime per cui il prezzo non dovrebbe variare da esemplare ad esemplare. E il costo non dovrebbe essere diverso dagli esemplari che compongono la tiratura ufficiale per le cosiddette “prove d’artista”, anche se qui le scuole di pensiero sono varie.

Diverso, invece, il discorso per le cosiddette “puntesecche” dove una lastra “sopporta” poco più di 20 esemplari prima che le barbe, che come visto sono la caratteristica di questa tecnica, comincino a schiacciarsi con conseguente perdita di qualità della stampa. Ecco, questo è forse l’unico caso in cui la numerazione della tiratura ha un effettivo “peso” sul valore dell’opera.

 

➡ Nel prossimo numero, in uscita il 18 agosto: Le opere su carta e il mercato: breve guida all’acquisto

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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