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I progetti del Recovery Fund per il futuro della cultura

del

Turismo e cultura sono stati tra i settori maggiormente colpiti dall’emergenza sanitarie e necessitano pertanto di un sostegno specifico per accompagnarne la ripresa e rafforzare la resilienza per il futuro.

Sulla base di questa motivazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 12 gennaio ha previsto per tali ambiti di intervento uno stanziamento di 8 miliardi di euro.

Il progetto è stato redatto tenendo conto delle raccomandazioni e delle direttive fornite dalla Commissione Europea quali digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale.

Prima di analizzare in dettaglio gli obiettivi e le aree di intervento per la cultura, si evidenzia come la precedente bozza prevedesse una dotazione di “soli” 3 miliardi di euro.

Gli obiettivi prefissati sono legati principalmente ad una modernizzazione del patrimonio culturale, sia in termini di accessibilità che di fruizione.

A tal proposito, lo stesso documento ricorda come l’Italia detenga un patrimonio molto vasto e di pregio, il quale esige importanti investimenti per la sua piena valorizzazione.

Tuttavia, è bene precisare come il Piano approvato dal Governo si limiti a definire obiettivi, aree di intervento e risorse per ciascuna missione mentre occorrerà attendere i successivi passaggi per comprendere in maniera concreta i singoli progetti finanziabili.

 

Rigenerazione ed accessibilità del patrimonio culturale

 

Nell’ambito dell’area di intervento denominata “Patrimonio culturale per la EU Next Generation” sono contenuti gli investimenti per la rigenerazione del patrimonio culturale ed urbano in alcune delle principali città italiane.

In sostanza, il legislatore vuole provvedere ad una rivitalizzazione di alcuni complessi di elevata valenza storico-architettonica, con la finalità di incrementare l’attrattività, la funzionalità e la valorizzazione dei siti.  Con riferimento alle infrastrutture, per favorire una maggiore fruizione saranno migliorati l’accessibilità fisica ai luoghi della cultura con l’eliminazione delle barriere architettoniche, senso percettive e cognitive.

In aggiunta, sono previsti importanti interventi per i piccoli borghi storici e rurali con un Piano Nazionale Borghi. Nello specifico, i centri storici sono da sempre un’area di proliferazione della cultura. Ad esempio, la bellezza dei borghi accoglie quale luogo di eccellenza le attività di antiquariato e gallerie d’arte.

Pertanto, la definizione di specifici progetti di rigenerazione urbana a base culturale consentirà il potenziamento dell’offerta di servizi culturali e ricreativi generando un beneficio per l’intero comparto.

 

Digitalizzazione e nuovi servizi

 

La necessità di rendere più digitali i luoghi della cultura italiani è certificata dai dati diffusi dall’ISTAT dove è indicato come solo il 33% dei musei dispone di un catalogo scientifico digitale e poco più di un quarto (26,4%) possiede una connessione Wi-Fi all’interno delle sale.

Il Piano si pone quindi l’obiettivo di investire le risorse su piattaforme e strategie digitali sia per l’accesso che per l’organizzazione e l’incremento del patrimonio culturale italiano. Grazie allo sforzo di digitalizzazione sarà possibile riutilizzare il materiale per fornire servizi complementari ad alto valore aggiunto, fidelizzando cosi i visitatori.

In altre parole, i musei possono aprirsi e dialogare con il pubblico prima, durante e dopo la visita generando occasioni di intrattenimento sulla scorta delle principali istituzioni estere.

 

Cultura 4.0

 

L’ulteriore tassello per il rilancio del settore non può che essere la promozione di una maggiore interazione tra le varie istituzioni della formazione quali possono essere la scuola, università ed imprese della cultura.

Il legislatore ha come obiettivo quello di valorizzare le professionalità nell’ambito della manutenzione del patrimonio culturale con la riforma degli istituti tecnici superiori. Tuttavia, la recente emergenza sanitaria ha mostrato come la gran parte della forza lavoro del settore sia inquadrata con contratti precari e ridotte tutele.

Pertanto, la sfida più importante sarà quella di rendere attrattivi gli impieghi nel mondo della cultura cosi da motivare i giovani a intraprendere gli studi e formarsi in tale settore.

 

Le sfide ancora aperte

 

L’impiego dei fondi europei per supportare gli operatori culturali nella transizione digitale è sicuramente un passo importante per guardare al futuro.

Tuttavia, occorre altresì tenere in considerazione lo stato di salute attuale dell’intero comparto, con un calo di ricavi compreso tra il 40% ed il 70% nel 2020 secondo l’indagine di Federculture. Sono pertanto necessarie misure che si affianchino a quanto contenuto nel Recovery Plan necessarie a fornire un aiuto concreto al settore, tra cui le agevolazioni relative all’imposta sul valore aggiunto.

Ad esempio una possibile misura può essere quella di rendere omogenea l’aliquota iva in caso di prima cessione. Allo stato attuale, vi è una differenza di aliquota tra applicata sulle fatture dall’artista all’intermediario (10%) rispetto a quella emessa dall’intermediario all’acquirente finale (22%). Tale discrepanza riduce il margine degli intermediari e, considerando fisso il prezzo finale al collezionista, abbatte la neutralità dell’imposizione obbligando le gallerie al versamento di un debito tributario.

Si ritiene più corretta ed equa, pertanto, l’applicazione della medesima aliquota agevolata del 10% alle operazioni del primo mercato e quindi sia sulle fatture emesse dall’artista all’intermediario che su quella emessa dall’intermediario all’acquirente.

Da ultimo, l’ulteriore agevolazione può consistere nella riduzione al 5% dell’aliquota in caso di importazione di oggetti d’arte. Attualmente l’aliquota IVA all’importazione è fissata al 10% mentre nel Regno Unito è stabilita al 5% e al 5,5% in Francia. Tale differenza indebolisce la posizione concorrenziale degli operatori italiani.

In conclusione, è sicuramente fondamentale guardare al futuro della cultura ma attenzione a non lasciare indietro gli operatori e gli artisti, i quali stanno duramente e faticosamente lottando in questa fase di emergenza sanitaria ed economica.

Andrea Savino
Andrea Savino
Andrea Savino (n.1991) è un dottore commercialista e revisore legale di Torino specializzato in diritto e fiscalità internazionale. Membro della commissione economia della cultura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, già presidente della commissione cultura dell'Unione Nazionale Giovani Dottori commercialisti, nonché membro della Commissione Internazionalizzazione e Fiscalità Internazionale dell’UNGDCEC - Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti e ricercatore dell’Istituto Universitario di Studi Europei (IUSE).
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