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Aste: 2.2 milioni di euro per Finarte, record di Cagnaccio e Cerone

del

«L’asta è andata molto bene, il Novecento ha dato grandi soddisfazioni con Cagnaccio che è stato aggiudicato a 88.000 euro quando era stimato tra i 40 e i 60. Fontana, poi, non delude mai. Una risposta del mercato così è bella!». Sono le 8.30 del mattino  e la voce di Kimico Bossi, Senior Specialist del dipartimento di arte moderna e contemporanea di Finarte, vibra ancora della soddisfazione per il bel risultato dell’asta di ieri sera ai Frigoriferi Milanesi. E non potrebbe essere altrimenti.

La vendita si è chiusa, infatti, con il secondo totale più alto della nuova storia del marchio milanese: 2.188.450 euro (buyer’s premium incluso) e 60% di aggiudicato in lotti. Oltre a 2 nuovi record d’asta: Cagnaccio di San Pietro e Giacinto Cerone. Risultati che confermano il cambio di passo della casa d’aste di Via Brera già rilevato nell’asta dell’autunno scorso. Ma vediamo, in breve, come sono andate le cose.

LOTTO 13 - FILIPPO DE PISIS, Rio a Venezia, 1944, olio su tela, cm 51,9x43,9. Stima 8.000 - 12.000 €. Courtesy: Finarte Spa
LOTTO 13 – FILIPPO DE PISIS, Rio a Venezia, 1944, olio su tela, cm 51,9×43,9. Stima 8.000 – 12.000 €. Courtesy: Finarte Spa

L’asta parte subito bene e, al netto di qualche invenduto, i lotti aggiudicati rispettano tutti le aspettative. A partire da Le Chateauet la vierge noire a Montbazon (indre-et-loire) di Maurice Utrillo, che viene battuto a 20.000 euro. Va molto bene anche Rio a Venezia (lotto 13) di Filippo de Pisis, che sente battere il martello a 16.000 euro, ben oltre i 12.000 della stima massima. E se Fiumetto, olio di Carlo Carrà del 1948, non trova acquirenti, Mario Sironi è in ottima serata, con Montagna e Albero che supera la stima massima di 18.000 euro per raggiungere i 20.500 euro di martello. Mentre, pochi lotti dopo, la sua Composizione con cavaliere e manichini del 1919 viene battuta a 22.000 euro.

LOTTO 34 - MARIO SIRONI, Montagna e albero noto come Paesaggio alpino, 1953 ca. olio su tela, cm 50x60. Stima 12.000 - 18.000 €. Courtesy: Finarte Spa
LOTTO 34 – MARIO SIRONI, Montagna e albero noto come Paesaggio alpino, 1953 ca. olio su tela, cm 50×60. Stima 12.000 – 18.000 €. Courtesy: Finarte Spa

Al lotto 40 La Tristezza, tela del 1961 di Mario Tozzi, supera ampiamente la massima aspettativa per raggiungere i 19.000 euro di hammer price. E anche Gino Severini è in grande spolvero: solo una delle 6 opere in catalogo rimane invenduta, mente la altre hanno avuto aggiudicazioni di tutto rispetto con L’Ecoliére battuta a 40.000 euro. Dispiace un po’ per Natura morta con brocca del 1914 di Alberto Magnelli, tela bellissima e primo top lot dell’asta che però non trova estimatori, rimanendo nelle casse di Finarte. Unico intoppo serio nella prima metà di questa asta che, per il resto, fila via liscia con la preziosa tempera su carta di Giacomo Balla al lotto 45 – Motivo decorativo blu e azzurro per ricamo -, aggiudicata a 18.000 euro.

LOTTO 40 - MARIO TOZZI, La tristezza, 1961, olio su tela, cm 82x65. Stima 9.000 - 11.000 €. Courtesy: Finarte Spa
LOTTO 40 – MARIO TOZZI, La tristezza, 1961, olio su tela, cm 82×65. Stima 9.000 – 11.000 €. Courtesy: Finarte Spa

Si arriva, così, a La tempesta (Terribile attesa), olio su tela del 1920 di Cagnaccio di San Pietro esposto nel 1922 alla XIII Biennale d’Arte di Venezia. Proposto al lotto 61 con una stima di 40-60.000 euro, questo lavoro raggiunge rapidamente gli 88.000 euro di hammer price segnando, a distanza di 7 anni, il nuovo record d’asta per l’artista. Piccola nota di colore: il precedente record era stato realizzato da Porro&Co., la casa d’aste da cui proviene Kimico Bossi che, evidentemente, “porta fortuna” a Cagnaccio.

LOTTO 61 - CAGNACCIO DI SAN PIETRO, La tempesta (Terribile attesa), 1920. olio su tela, cm 125x85. Stima: 40.000 - 60.000 €. Courtesy: Finarte Spa
LOTTO 61 – CAGNACCIO DI SAN PIETRO, La tempesta (Terribile attesa), 1920. olio su tela, cm 125×85. Stima: 40.000 – 60.000 €. Courtesy: Finarte Spa

Si prosegue: la Ragazza seduta (1942) di Felice Casorati non incontra il gusto dei collezionisti che prendono parte all’asta, mentre la tela Fiori del 1934 di Filippo De Pisis supera agevolmente i 18.000 euro della stima massima per sentire il martello cadere a 19.000 euro. Ma è il momento di Lucio Fontana, presente in catalogo con un 5 lavori, tra i quali il top lot Concetto Spaziale del 1962 al lotto 76C che centra le aspettative realizzando 210.000 euro. Di fatto l’aggiudicazione più alta della serata ai Frigoriferi Milanesi.

LOTTO 76C - LUCIO FONTANA, Concetto spaziale, 1962. Olio, buco e graffiti su tela, verde, cm 60x50. Stima: 200.000 - 300.000 €. Courtesy: Finarte Spa
LOTTO 76C – LUCIO FONTANA, Concetto spaziale, 1962. Olio, buco e graffiti su tela, verde, cm 60×50. Stima: 200.000 – 300.000 €. Courtesy: Finarte Spa

Passata la parentesi dedicata al padre dello Spazialismo ecco che arriva L’orologio a Cucù di Pinot Gallizio: proposta in catalogo con una valutazione di 18-20.000 questa tela vola a 30.000 euro, segnando il quarto miglior risultato di sempre per l’artista piemontese il cui record, realizzato nel 2016 da Meeting Art, è di 40.000 euro. Peccato per il Tancredi al lotto 92, che rimane invenduto (ma si rifarà al lotto 145), mentre Giuseppe Capogrossi strappa un’ottima aggiudicazione di 38.000 euro al lotto 103 con Superficie 29 del 1953, quando le stime lo volevano tra i 20 e i 30.000 euro. E lo stesso vale per il piccolo Cretto di Alberto Burri al lotto 104: partito da una valutazione in catalogo di 6-8.000 ha raggiungo gli 11.000 euro.

LOTTO 91 - PINOT GALLIZIO, L'orologio a Cucù, 1961. Olio su tela, cm 130x105. Stima: 18.000 - 20.000 €. Courtesy: Finarte Spa
LOTTO 91 – PINOT GALLIZIO, L’orologio a Cucù, 1961. Olio su tela, cm 130×105. Stima: 18.000 – 20.000 €. Courtesy: Finarte Spa

Prosegue il momento incerto di Alviani che anche nella serata di Finarte non riscuote successo tra i collezionisti, mentre è ottima, al lotto 129 la performance di Misure, lavoro del 1966 di Bice Lazzari che è stato aggiudicato a 11.000 euro , oltre la stima massima. E bene va anche Atanasio Soldati che al lotto 133, dove è presentato un Senza Titolo del 1950, raggiunge i 20.000 euro di hammer price. Al lotto 140, Rotor XIX (1979) di Eielson sente battere il martello a 18.000 euro, arrivando quasi a doppiare la stima massima in catalogo. Ma è il turno di Giacinto Cerone, che al lotto 148 vede la sua scultura, un Senza titolo del 2002, battuta per la cifra record di 10.000 euro di martello. Il suo precedente record era di 7.000 euro, realizzato sempre da Finarte nel 2016.

LOTTO 148 - Giacinto Cerone, Senza titolo, 2002. Ceramica invetriata, cm 61x41,5x26,8. Stima: 6.000 - 8.000 €. Courtesy: Finarte Spa.
LOTTO 148 – Giacinto Cerone, Senza titolo, 2002. Ceramica invetriata, cm 61×41,5×26,8. Stima: 6.000 – 8.000 €. Courtesy: Finarte Spa.

Niente da fare, invece, per Paolo Masi, il cui Senza titolo degli anni Settanta al lotto 165 rimane invenduto. Bene Maria Lai, il cui Libro Scalpo del 1978 raggiunge la stima massima di 15.000 euro, confermando l’ottimo andamento del suo mercato. L’artista sarda, peraltro, è fresca di record: il 13 aprile scorso da Studio d’Arte Borromeo, infatti, il suo Geografia n. 2 del 1983 è stato battuto all’incredibile cifra di 87.000 euro. Infine, Vento di Scirocco sulla città di Roma del 1971 di Giosetta Fioroni si ferma, infine, a 8.000 euro, poco sotto la stima minima che era fissata a 9.000 euro.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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