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Sabine Delafon: Be Careful!

del

Sabine Delafon, nata a Grenoble nel 1975 ma cittadina milanese da diversi anni, è famosa per una ricerca artistica molto variegata, che guarda a media differenti e spazia dalla fotografia alle installazioni, dalla pittura e la scrittura all’arte urbana, rimanendo sempre attenta a temi cardine quali identità, amore e spiritualità.

La pratica di Sabine è spesso concettuale e il suo modus operandi focalizzato sulla ripetizione, una serialità in cui ama coinvolgere altre persone, altri artisti, per lavorare sulla relazione fra individuo e società e fra individuo e coscienza di sé, ed arrivare a coinvolgere lo spettatore sia fisicamente che mentalmente.

Il fattore del tempo è fondamentale nelle sue opere, tanto che i suoi lavori spesso prendono forma ed acquisiscono nuovo senso negli anni, come nel caso di Be Careful! la serie analizzata da Project Marta – Monitoring Art Archive, per la quale da più di dieci anni Sabine raccoglie elementi in vetro, un materiale altamente simbolico con cui compone sculture differenti per forma e trasparenza, che richiedono al fruitore di impegnarsi a “stare attento” – da cui il titolo Be Careful! – sia per non rompere oggetti così delicati, sia per leggerne il significato.

Sabine Delafon, ⠨⠝⠨⠁⠨⠍ ⠨⠍⠨⠽⠨⠕ ⠨⠓⠨⠕ ⠨⠗⠨⠑⠨⠝⠨⠛⠨⠓⠨⠑ ⠨⠅⠨⠽⠨⠕, 2013. Vetro, 140 x 42 cm. 7 elementi peso circa 25 kg.Dalla serie "Be Careful!".
Sabine Delafon, ⠨⠝⠨⠁⠨⠍ ⠨⠍⠨⠽⠨⠕ ⠨⠓⠨⠕ ⠨⠗⠨⠑⠨⠝⠨⠛⠨⠓⠨⠑ ⠨⠅⠨⠽⠨⠕, 2013. Vetro, 140 x 42 cm. 7 elementi peso circa 25 kg.Dalla serie “Be Careful!”.

È proprio sull’analisi del pensiero dietro ad una serie come Be Careful!, che si compone di un nucleo di una ventina di opere prodotte in un arco temporale pari a dieci anni, sculture in vetro con forme e dimensioni diverse che possono racchiudere elementi altri come acqua distillata, piccoli oggetti, luci, che Project Marta sta lavorando per mettere a punto una schedatura completa.

A partire dall’intervista con l’artista, abbiamo appurato come le sculture della serie Be Careful! siano state realizzate attraverso la raccolta e l’assemblaggio a partire da un’idea, da una forma a cui gli elementi si devono adattare per arrivare a comporla in altezza e larghezza. Una testimonianza che Project Marta raccoglie e documenta per tutte le opere della serie, redigendo una carta d’identità per ognuna, raccogliendo tutte le informazioni utili a conoscerle in profondità, e quindi a tutelarle nel corso della loro esistenza.

Il consulente Ars Movendi ES Logistica Firenze, azienda specializzata nella gestione e realizzazione dell’imballaggio, nel trasporto e movimentazione delle opere d’arte contemporanea, è un interlocutore prezioso nell’affiancare Project Marta per l’analisi e la compilazione delle schede tecniche. Sabine Delafon è rappresentata dalla Benhadj & Djilali galerie di Berlino.

Benedetta Bodo di Albaretto: Be Careful! è un progetto installativo affascinante e complesso, perché attraverso la reinterpretazione di elementi in vetro proponi una riflessione su una costruzione molto fragile. Si tratta di sfere di vetro trasparente, riempite in parte di formaldeide o acqua distillata, unite a comporre ogni singola struttura armoniosa che collega gli elementi giusti per esistere e resistere. Un’opera spirituale, che spinge a riflettere sulla necessità di prestare attenzione al contesto, che può essere fragile, delicato. Potresti dirmi cosa ti ha ispirata – mi hai parlato delle boules de neige – come e quando hai cominciato ad assemblare elementi di vetro?

Sabine Delafon: «Tutto è cominciato da una collezione di ‘Boules de neige’ che ho iniziato quando avevo 12 anni. Nel 2000, a venticinque anni, ho iniziato a realizzare le mie “palle di neve” utilizzando dei bicchieri capovolti, sigillati con vetri tagliati su misura e silicone […] Le forme che caratterizzano questi assemblaggi o totem sono spesso simili: forme rotonde che evocano la nascita, la fertilità, l’origine. Sono impostate sull’equilibrio tra il vuoto e l’acqua, elemento necessario alla base della vita, della creazione. Tendono a creare un’emozione di “arresto”. Sono a volte installazioni astratte, in alcuni casi invece sono ritratti ispirati – per forma ed altezza – a persone. Così come gli elementi contenuti nel vetro nel tempo sono cambiati e poi spariti, così continuano le evoluzioni, il progetto continua a crescere. Le basi ad esempio sono un’altra cosa che sta cambiando, si sono evolute nel tempo. Ho utilizzato il cemento, un elemento che per la sua composizione materica – pensiamo a quella del vetro – ha delle assonanze con quest’ultimo. Le basi che funzionano meglio sono quelle fatte di vetro, ma in futuro è probabile che torni a sperimentare il cemento».

B.B.: Puoi raccontarmi da cosa nascono le tue preferenze in termini di materiali utilizzati, in particolare come hai scelto quelli per Be Careful!? Intendo anche il liquido inserito all’interno delle composizioni…

S.D.: «Ognuno di noi ha un’affinità con un materiale, nel mio caso il vetro è la materia che sento più affine. Per la trasparenza, la sua fragilità ma anche la sua resistenza, il suo riflesso, la sua particolare presenza nello spazio, la leggerezza e la tacita richiesta – nella sua silenziosa presenza – di prestare attenzione. Il vetro, all’occhio etereo, al tatto liscio e freddo, nel rompersi ha infatti la capacità di diventare un’arma pericolosa. L’acqua all’interno dell’installazione contribuisce a dare stabilità fisica nonché emotiva, ha un forte valore simbolico e richiama alla mente la vita. Inizialmente inserivo la formaldeide, ma in seguito l’ho sostituita con l’acqua distillata. La formaldeide è un liquido velenoso e pericoloso a contatto con la pelle e se respirata, inoltre è difficile da reperire. Passare all’acqua distillata, che garantisce la non formazione di alghe, è stata una miglioria per il lavoro».

Sabine Delafon, Flflfllfll, 2013. Vetro, 210 x 40 cm. 10 elementi peso circa 20 kg. Dalla serie "Be Careful!".
Sabine Delafon, Flflfllfll, 2013. Vetro, 210 x 40 cm. 10 elementi peso circa 20 kg. Dalla serie “Be Careful!”.

B.B.:  Quando e se scegli di sperimentare nuovi materiali oppure nuovi assemblaggi, quanto pesa la conoscenza delle caratteristiche intrinseche (origine, durevolezza, etc) nella scelta finale? Valuti se manterranno nel tempo il risultato che vuoi ottenere inizialmente?

S.D.: «Il vetro è praticamente l’unico elemento “scultoreo” con il quale lavoro, e mi piace che sia un materiale stabile di natura, ad eccezione delle componenti esterne che possono danneggiarlo accidentalmente, dunque richiede particolari attenzioni nella movimentazione e nel trasporto».

B.B.: Puoi spiegarmi come viene allestita Be Careful!? Immagino richieda una serie di passaggi, una sequenza di assemblaggio da seguire per ogni opera che sarebbe utile segnalare.

S.D.: «È prevista una sequenza precisa per gli elementi (n.d.r. riportata nella scheda tecnica Project Marta) ed è ovviamente meglio che sia io ad allestirla, perché non è così semplice. Almeno la prima volta, anche nel caso di un collezionista, preferirei essere presente, in modo da far vedere le varie fasi di assemblaggio. Ma una sequenza fotografica allegata all’opera e la dovuta attenzione e sensibilità al materiale e all’opera possono essere sufficienti. Serve un’illuminazione specifica, alcune sculture hanno un’illuminazione interna o affiancata, autonoma, altre no. Quando sono esposti più pezzi insieme in mostra, la sequenza e la distanza l’una con l’altra varia con lo spazio. E’ una scelta site-specific, dipende dall’equilibrio nella stanza».

B.B.: In generale, pensando ad eventuali future problematiche dovute più a cause accidentali che ad invecchiamento, hai considerato in quale modo si potrebbe intervenire?

S.D.: «Le modalità di risoluzione dipenderanno dalle tempistiche e localizzazione. La cosa più semplice mi pare quella di essere contatta, e le opzioni sono due: rifare esattamente il pezzo rotto contattando un maestro vetraio o diversamente sostituirlo con un elemento nuovo, il più simile possibile a quello precedente per non squilibrare l’estetica e l’armonia d’insieme dell’opera».

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