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Italian Sale: Sotheby’s incorona Fontana, Agnetti e Medardo Rosso

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L’Italian Sale di Sotheby’s sfiora il record dello scorso anno fermandosi a 40.4 milioni di sterline (buyer premium incluso). Un risultato importante che conferma l’ottima salute del mercato dell’arte italiana, ma che arriva al termine di una serata dal ritmo strano, fatta di accelerazioni, frenate improvvise e ripensamenti. 11 i lotti invenduti, non pochi su un catalogo che ne conta 51, e nel caveau di Bond Street restano anche opere importanti come il Concetto Spaziale. Attese (1966) rosso con 6 tagli di Lucio Fontana proposto in catalogo con una stima di 2-3 milioni di sterline. Le offerte si fermano ad un soffio dai 2 milioni della stima minima, ma il lotto non viene aggiudicato. Il padre dello Spazialismo, presente in asta con 10 opere, si rifà comunque con lo splendido Concetto Spaziale, La Fine Di Dio (1963) con il quale realizza, a distanza di due anni, il suo nuovo record d’asta. E i record scattano anche per Medardo Rosso e Vincenzo Agnetti, mentre su Burri l’atteso effetto Guggenheim sembra solo lambire alcuni lavori.

 

Un’Italian Sale nel segno di Oliver Barker

 

L’asta di Sotheby’s dedicata all’arte italiana del XX secolo si apre con Bagni misteriosi con borghesi al tavolo d’osteria, un disegno abbastanza modesto di Giorgio De Chirico datato 1934. L’opera, comunque, supera la stima massima e viene aggiudicata per 45 mila £. La sala sembra calda e il secondo lotto, un Concetto Spaziale, Attese su fondo oro con due tagli, realizzato da Fontana tra nel 1963-64 e proveniente dalla collezione dell’artista giapponese Yoshihara Jiro (fondatore del gruppo Gutai), dopo una partenza a singhiozzo raggiunge le 820 mila sterline, contro una stima massima di 350 mila. Buono anche il prezzo di martello per la Natura Morta di Giorgio Morandi: 430 mila £ (stima pre-asta: 250-350 mila).

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1963-64
Lucio Fontana, Concetto Spaziale, Attese, 1963-64

Oliver Barker, banditore della serata e senior specialist di Sotheby’s, mette fretta agli inservienti perché portino via dal podio il lotto 4: Piazze d’Italia (1955) di De Chirico, ma in sala le offerte proseguono e il dipinto viene battuto per 190 mila sterline, poco al di sopra della stima minima. Siparietto a parte, Barker è il vero protagonista della serata. Sa come stuzzicare i collezionisti e i suoi ammiccamenti raramente sbagliano il colpo. La prima dimostrazione della sua maestria la dà al lotto 5, un Concetto Spaziale, Attesa di Fontana su fondo oro con un solo taglio che il banditore prima riesce a portare sopra la stima minima per poi farlo salire fino a 500 mila sterline di hammer price.

Il banditore Oliver Barker in azione. Barker è stata la vera star dell'Italian Sale di Sotheby's (foto di repertorio)
Il banditore Oliver Barker in azione. Barker è stata la vera star dell’Italian Sale di Sotheby’s (foto di repertorio)

Sono circa le 19.15 quando sale sul podio di Sotheby’s il primo Burri: Combustione M2 (1956), opera che ben rappresenta la forza espressiva che l’artista di Città di Castello aveva raggiunto già alla metà degli anni Cinquanta. Partendo da una stima 600-800 mila sterline, Oliver Barker la fa volare rapidamente a 1.2 milioni e quando le offerte rallentano e il martello sta per battere a 1.4 milioni, ecco un’ultima puntata: 1.5 milioni £.

Alberto Burri, Combustione M2, 1956.
Alberto Burri, Combustione M2, 1956.

E l’effetto Barker si fa sentire anche sul Fontana bianco con 4 tagli che, ad un certo punto, sembra non riuscire a raggiungere la stima minima di 1.2 milioni, ma il banditore fa capire al pubblico che l’opera “si può vendere” e così le offerte arrivano e il Concetto Spaziale, Attese del 1965 viene battuto a 1.25 milioni. Subito dopo, anche Venezia di Fausto Melotti supera le 200 mila sterline della stima massima per fermarsi a 300 mila. Ed è ancora Barker ad intervenire in modo risolutivo quando le offerte per l’Intersuperficie Curva Bianca di Paolo Scheggi languono. Basta che nuovamente annunci che l’opera è pronta per essere venduta che le puntate arrivano, portando il lotto 9 al di sopra della stima massima con il martello che batte a 700 mila £.

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, 1961.
Lucio Fontana, Concetto Spaziale, 1961.

Il Nero non porta bene ad Agostino Bonalumi: è il primo invenduto della serata, anche se per un momento sembrava che fosse stato aggiudicato per 440 mila £. Un secondo Burri, Rosso Plastica (1960), passa senza grandi entusiasmi sul podio e l’asta sembra vivere un momento di impasse. E dopo il flop della Accardi, ci vuole Fontana per riaccendere la sala con il suo rarissimo Concetto Spaziale del 1961, un vero “gioiello”, realizzato su tela argento con pietre, buchi e vetri di Murano, che vola 800 mila £ di hammer price. E’ poi la volta di Bianco plastica 1 di Burri, un’opera del 1961 che appartiene alla prima stagione della produzione dell’artista italiano. L’attesa è alta (1.2-2 milioni £), ma i tre bidder che se lo contendono sembrano incerti e ci vuole tutto l’impegno di Oliver Barker, sempre lui, per far battere il martello sopra i 2 milioni. L’effetto Guggenheim – dove all’artista italiano è dedicata la maggiore retrospettiva degli ultimi 35 anni – sembra essere un po’ a scoppio ritardato. Il risultato comunque arriva.

Alberto Burri, Bianco Plastica 1, 1961
Alberto Burri, Bianco Plastica 1, 1961

Anche il Fontana rosso con 6 tagli, un Concetto Spaziale, Attese del 1966 fatica ad ingranare e le puntate si avvicinano solo timidamente ai 2 milioni della stima massima. La vendita verrà poi annullata ad asta terminata. Ma si sta avvicinando Superficie Bianca di Castellani e i motori sembrano scaldarsi nuovamente. L’opera, presentata in catalogo con una stima di 400-600 mila £ raggiunge rapidamente le 500 mila, ma lì il martello di Barker è costretto a fermare i giochi. Ma ecco che arriva il momento di Concetto Spaziale, La fine di Dio di Lucio Fontana, grande ovale nero (177 x 123cm ca), datato 1963, e offerto con una stima tra i 15 e i 20 milioni di sterline. Si tratta di un capolavoro unico, con molta probabilità uno degli esemplari più belli tra le 38 grandi tele ovoidali eseguite tra il 1963 e il 1964 e che compongo la serie delle Fine di Dio. Le offerte partono da 13.5 milioni, ma raggiungono a fatica (forse un po’ troppa) i 14.1 milioni. Alla fine l’opera non raggiunge neanche la stima minima, ma delusione a parte è un nuovo record d’asta per Lucio Fontana. Il precedente (13.1 mln £) risaliva al novembre 2013. E tanto per capire come sia in ascesa il mercato del padre dello Spazialismo, pensate che nel 2003 il suo record era di 2.3 milioni.

Lucio Fontana, Concetto Spaziale, La Fine di Dio, 1963
Lucio Fontana, Concetto Spaziale, La Fine di Dio, 1963

Mentre nella sala di Bond Street non si quieta il mormorio per questa aggiudicazione comunque al di sotto delle aspettative, sul podio Intersuperficie Rossa di Scheggi viene battuta per 340 mila sterline, un altro Bonalumi – questa volta Bianco – rimane invenduto e la Superficie Circolare Bianca di Castellani, uno dei soli 4 lavori circolari realizzati dall’artista milanese, viene aggiudicata per un hammer price di 740 mila sterline, al di sotto della stima minima. Non brilla neanche la rarissima Parete della Intercamera Plastica (1966-1967) di Paolo Scheggi che raggiunge a mala pena le 860 mila £ contro un’aspettativa di almeno un 1 milione. Insomma, tutte le proposte legate ai nomi che fino ad oggi hanno infiammato le sale d’asta internazionali non sembrano convincere pienamente i collezionisti e forse, la causa di tutto ciò, è quello stress da record di cui avevamo già parlato prima dell’estate. Fatto sta che per vedere qualche momento di reale eccitazione ci vuole Dinamica Circolare 6 S+S, opera datata 1966 di Marina Apollonio, una delle figure più rappresentative dell’Arte Cinetica italiana, con lavori presenti nelle collezioni permanenti di importanti sedi museali, quali il Guggenheim di Venezia e il New Museum di New York. La platea apprezza il lavoro della Apollonio (recente copertina di Artforum)  e Dinamica Circolare viene aggiudicata, in modo quasi fulmineo, per 68 mila £ (stima: 40-60 mila£).

Marina Apollonio, Dinamica Circolare 6 S+S, 1966
Marina Apollonio, Dinamica Circolare 6 S+S, 1966

E’ poi la volta di 4 lotti di Lucio Fontana, tra i quali brilla su tutti la scultura Untitled (1960-63) battuta a 115 mila £ durante una pausa nella vendita (stima: 60-80 mila £). Dopo la mancata aggiudicazione di un piccolo Cavaliere di Marino Marini ecco un risultato in cui speravamo: il nuovo record d’asta di Medardo Rosso il cui Enfant Juif , un gesso, opera unica, del 1893 donato dall’artista alla nonna dell’attuale collezionista (stima: 130.000-180.000 £), ha riscosso un interesse altissimo dalla sala tanto che il martello ha battuto a circa il doppio della stima minima: 280mila £.

 

Un finale nel nome di Pistoletto e Agnetti

 

L’orologio segna le 20.00. L’asta ha già superato la metà dei lotti e le 20 opere che mancano alla fine della vendita sfilano via senza grandi sussulti. Prezzi di aggiudicazione modesti per Savinio e Balla, mentre Afro rimane nel caveau. E anche i due Morandi che seguono non accendono gli animi: Natura Morta (1953) raggiunge le 440 mila £ di hammer price, mentre Paesaggio (1935) si avvicina alle 280 mila ma poi non viene venduto. Non brillano particolarmente neanche Scheggi, Kounellis – aggiudicati sotto la stima minima – e un altro Fontana passa la mano. Daniela Gialla di Michelangelo Pistoletto con il suo hammer price di 680mila £ supera giusto l’aspettativa più bassa. Ma ecco che l’ambiente torna a riscaldarsi. Sul podio passano due Boetti con buoni risultati e nel mezzo Figura su sfondo nero di Pistoletto. Il pubblico apprezza e l’opera viene battuta a 600 mila £ doppiando la stima più alta.

Michelangelo Pistoletto, Figura su sfondo nero, 1961.
Michelangelo Pistoletto, Figura su sfondo nero, 1961.

Le tre opere tirano così la volata per il terzo record della serata, quello di Vincenzo Agnetti, antesignano, con Piero Manzoni, dell’arte concettuale italiana. Il suo Ritratto d’Artista del 1971 è presentato in catalogo con una stima di 40-60 mila sterline e, oltre ogni aspettativa, raggiunge un hammer price di oltre 133 mila £.

Vincenzo Agnetti, Ritratto d'Artista, 1971
Vincenzo Agnetti, Ritratto d’Artista, 1971

Quello di Agnetti è l’ultimo acuto di una serata strana, dove le star italiane del mercato deludono un po’ e spiccano, invece, i nomi nuovi, quasi anticipando quella che potrebbe essere l’Italian Sale 2016. L’Untitled di Kounellis proveniente dalla collezione di Ernesto Esposito centra il risultato con 671 mila £ ma senza esaltare e così l’ultimo Burri della serata. Il ritratto di Ernesto Esposito di Pistoletto rimane invenduto e Rosso di Bonalumi si deve accontentare di un misero hammer price di 60 mila £. Giuseppe Penone passa sul podio e se ne va senza lasciare il segno e così Francesco Vezzoli. Oliver Barker chiude la serata con Senza Titolo (fulmine su Mosca) di Cristiano Pintaldi battuto sopra la stima massima a 26 mila sterline.

[infobox maintitle=”NOTA PER IL LETTORE” subtitle=”Tutti i prezzi di aggiudicazione, al di là di quelli dove è esplicitamente indicato, sono da intendersi senza buyer premium.” bg=”gray” color=”black” opacity=”off” space=”30″ link=”no link”]

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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