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Prospettive sulla fotografia: Zanele Muholi da Tosetti Value

del

Lo scorso novembre, in occasione di Artissima si è inaugurata presso le sale di Tosetti Value – Il family office, a Torino, una mostra fotografica dedicata al lavoro di Zanele Muholi (Umlazi, Durban 1972), fotografa e “attivista visiva” sudafricana che ha fatto dell’impegno in ambito sociale uno dei punti cardine del proprio lavoro.

La mostra, realizzata in collaborazione con la Galleria Il Cembalo di Roma, è particolarmente intensa e forte. Nelle immagini di Muholi vengono infatti alla luce tematiche di scottante attualità, quali, soprattutt, il rapporto con la diversità e le minoranze, sia nel senso del colore della pelle, sia in quello culturale, di genere e di scelte sessuali. Nonostante la drammaticità dei temi trattati, l’artista offre però una risposta positiva e coraggiosa. Zanele Muholi è davvero una Leonessa Nera, come lei stessa dice, piena di forza. Un concentrato di energia pura che emerge da ogni immagine.

Per meglio approfondire l’argomento, ne abbiamo parlato con Giulia Tosetti, in questa intervista.

Maria Cristina Strati: Come nasce la mostra dedicata al lavoro di Zanele Muholi? Personalmente ho trovato molto interessante l’immagine femminile che viene proposta, così vitale, attiva, impegnata. E questa immagine femminile si rispecchia in fotografie realizzate con finezza e precisione.

Giulia Tosetti: «La mostra di Zanele Muholi, che abbiamo inaugurato in occasione di Artissima e che si concluderà il 25 gennaio, è realizzata con la gentile collaborazione della galleria de Cembalo di Roma, nasce nell’ambito del “viaggio” per immagini che stiamo compiendo con il progetto Prospettive attraverso diversi paesi e tematiche, cercando di muovere riflessioni sulle dinamiche del mondo globalizzato. L’artista sudafricana ci ha permesso di entrare nel cuore di un paese come il Sudafrica con una costituzione progressista e allo stesso tempo ancora teatro di forti discriminazioni. Il lavoro di Zanele, che ha sperimentato attraverso la madre Bester il dolore di sentirsi “minoranza” all’interno dell’Apartheid, oggi vive il proprio percorso artistico da vera e propria attivista visuale, essendo lei stessa parte della comunità nera LGBTQI .

Buzani, Parktown, 2016 © Zanele Muholi. Courtesy of Stevenson, Cape Town/Johannesburg and Yancey Richardson, New York, Galleria del Cembalo, Roma.
Buzani, Parktown, 2016 © Zanele Muholi. Courtesy of Stevenson, Cape Town/Johannesburg and Yancey Richardson, New York, Galleria del Cembalo, Roma.

Le fotografie esposte sono parte del progetto Somnyama Ngonyama, in Zulu “Ave Leonessa nera” in cui l’artista usa – non senza un dichiarato dolore nel farlo – il proprio corpo come testimonianza.

Con questo progetto, Zanele Muholi sembra avvertirci del fatto che “Nobody can love you more than you”, titolo della mostra, è allo stesso tempo una dichiarazione di amore per sé stessi e una denuncia. Lo sguardo penetrante della “Leonessa Nera” e i diversi personaggi che incarna, ci chiamano ad una lettura non stereotipata della storia del Sud Africa e a prendere posizione contro ogni forma di discriminazione. Queste fotografie, nelle stesse parole dell’artista, sono “uno spazio per le persone per essere visibili, rispettate e riconosciute”».

M.C.S.: La mostra si inserisce in un progetto di ampio respiro dal titolo Prospettive. Vuoi raccontare ai lettori di CDT di che cosa si tratta?

G.T.: «Prospettive è un progetto attraverso il quale Tosetti Value, da anni, ricerca una propria sensibilità e visione dell’arte, in particolar modo della fotografia, ospitando progetti autoriali con l’obiettivo di indagare la relazione tra arte ed economia. Ci interessa sondare il rapporto tra la ricerca macroeconomica del Centro Studi del Family office e la ricerca visuale dei progetti artistici che ospitiamo, al fine di far emergere il valore di questa interconnessione. Ogni progetto viene esposto, infatti, in uno spazio dedicato all’interno degli uffici del nostro Multi-Family office, in continuità con l’attività lavorativa».

Uthangithini, Parktown, Johannesburg © Zanele Muholi. Courtesy of Stevenson, Cape Town/Johannesburg and Yancey Richardson, New York, Galleria del Cembalo, Roma.
Uthangithini, Parktown, Johannesburg © Zanele Muholi. Courtesy of Stevenson, Cape Town/Johannesburg and Yancey Richardson, New York, Galleria del Cembalo, Roma.

M.C.S.: Il progetto espositivo che ha preceduto questo, dedicato all’artista di Manchester Mishka Henner (di cui abbiamo parlato su CDT in altra occasione ), prevedeva, oltre alla mostra vera e propria, una serie di approfondimenti che coinvolgevano studiosi ed esperti di campi diversi, dalla geografia all’economia. Sarà così anche in questa occasione? Quali argomenti verranno indagati? E dopo questa mostra, quali altri eventi o mostre avete programma per il 2019?

G.T.: «Ogni talk che organizziamo prende corpo dalle suggestioni e dalle idee che il progetto fotografico genera. Accanto all’artista intervengono diverse figure e professionalità dal mondo imprenditoriale a quello della ricerca, di volta in volta portate a dare il proprio contributo intorno al tema sollevato dalla mostra.

Il prossimo appuntamento, nell’ambito della mostra in corso, sarà dedicato al concetto del “ritrarre identità” nella storia dell’arte. Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli – Museo d’arte Contemporanea, ci guiderà in un breve viaggio che vuole essere l’occasione per trovare ulteriori chiavi di lettura all’interno di una tematica così complessa come l’identità nella contemporaneità. Rimarremo poi in Africa anche con la prossima mostra, incentrata sul progetto “Money must be made” dell’artista italiano Lorenzo Vitturi (Venezia, 1980) che ci porterà nel cuore del Balogun Market in Lagos, Nigeria. Un mercato folcloristico e coloratissimo che si è espanso a tal punto da invadere un palazzo di 27 piani, il Financial Trust House, n un passato recente, sede di banche, linee aeree e imprese internazionali.

In questo lavoro l’artista alterna foto di sculture fatte con tessuti e oggetti presi dal mercato Balogun e le contrappone ad altri scatti di oggetti abbandonati nella Financial Trust House, suggerendo così la contrapposizione tra i due mondi, quello finanziario e quello popolare. La mostra, curata da Walter Guadagnini, sarà realizzata in collaborazione con Camera_Centro Italiano per la Fotografia. Il talk nell’ambito di questa prossima mostra muoverà quindi le fila da uno degli aspetti cardine della ricerca di Lorenzo Vitturi, ossia gli effetti della gentrificazione nella società e nel tessuto urbano di oggi».

Maria Cristina Strati
Maria Cristina Strati
Maria Cristina Strati vive e lavora a Torino. Studiosa indipendente di filosofia, è critica e curatrice di arte contemporanea, nonché autrice di libri, saggi e racconti. Convinta che davvero l’arte sia tutta contemporanea, si interessa al rapporto tra arte, filosofia e quelli che una volta si chiamavano cultural studies, con una particolare attenzione alla fotografia.
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