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Tra Blockchain, Token e NFT: aspettando il futuro del mercato dell’arte

del

Il successo di Everydays: The First 5000 Days dell’artista digitale Beeple, venduta da Christie’s per oltre 69 milioni di dollari, sta portando ad una vera e propria esplosione di interesse per tutto ciò che ruota attorno a quel mondo fatto di blockchain, cripto-valute, token e NFT che solo fino a qualche tempo fa era quanto di più lontano possibile dalle classiche liturgie del mercato dell’arte e del collezionismo.

Tanto che questa ondata di novità sta letteralmente dividendo un mondo dell’arte dove, prendendo a prestito le parole di Harold Rosenberg, «la famosa “rottura del moderno con la tradizione” è durata così a lungo da aver prodotto una propria tradizione» che adesso, però, si trova a scontrarsi con le sue contraddizioni.

Accesissimo e dai toni non sempre eleganti è, ad esempio, il dibattito che ruota attorno al fatto che il mercato “maggiore” abbia aperto le sue porte ad un genere da sempre considerato minore, come quello dell’arte digitale. Per non dire della cosiddetta arte crittografica (o cripto-arte), nata poco più di un decennio fa e strettamente legata proprio a queste nuove tecnologie.

Strumenti che sulla carta possono dare grandissime certezze in termini di copyright, provenienza e autenticità, ma che questa improvvisa accelerazione rischia di trasformare, invece, in mezzi utili solo a nuove speculazioni e comportamenti criminali. Complice il fatto che i sistemi normativi, le leggi e il mondo delle assicurazioni non sono ancora sufficientemente aggiornati e attrezzati per sostenere questa rapida evoluzione.

Beeple (b. 1981), EVERYDAYS: THE FIRST 5000 DAYS 21,069 x 21,069 pixels (319,168,313 bytes). Minted on 16 February 2021. 

L’australiano ABC News, ad esempio, ha recentemente riportato che «molti artisti in tutto il mondo stanno segnalando che il loro lavoro è stato rubato e venduto su siti NFT a loro insaputa o senza autorizzazione».

Mentre il Helen Holmes sul britannico Observer ha denunciato come diversi account di Nift Gateway – una delle più famose piattaforme attive in questo settore – siano stati violati e i loro NFT rubati da ignoti cyber-criminali. Tanto che sul suo canale Instagram, Col\ecteur, il primo museo digitale collettivo al mondo dedicato alle collezioni private, ha dichiarato senza troppi giri di parole: «Gli NFT possono essere il futuro, ma non in questa forma».

Opportunità, rischio, unicità, rarità e innovazione… al di là dibattito critico che sta nascendo attorno ai prodotti artistici più strettamente legati a questo fenomeno, una cosa è certa: per riuscire a comprendere questo improvviso rapporto di amore-odio tra il mondo dell’arte e quello del più “moderno” capitalismo (e le sue possibili conseguenze) è necessario prendere dimestichezza con le nuove tecnologie che vi stanno dietro.

Per farlo abbiamo intervistato Gian Luca Comandini, membro del gruppo di esperti sulle Blockchain del Ministero dello Sviluppo Economico e co-fondare dell’associazione di categoria Assobit e della società di consulenza e sviluppo Blockchain Core. Oltre ad essere editore di Cointelegraph Italia, direttore della scuola di formazione The Blockchain Management School e docente di Social Media Marketing presso l’Università Sapienza di Roma. Nel 2020 ha pubblicato, con la Dario Flaccovio Editore, il libro Da Zero alla Luna. La Blockchain: quando, come, perché sta cambiando il mondo.

 

Gian Luca Comandini, classe 1990. Maturità classica, laurea in economia. Nel 2013 è tra i primi in Italia a studiare la tecnologia blockchain 

Nicola Maggi: Cosa sono i token e come vengono utilizzati nelle cripto-valute?

Gian Luca Comandini: «Sono dei “gettoni” registrati su una blockchain che dimostrano in maniera tracciabile e crittograficamente certa il passaggio di un’informazione, che può essere un’informazione finanziaria o la prova della proprietà di un’opera d’arte ad esempio».

N.M.: Con il termine “tokenizzazione” cosa si intende?

G.L.C.: «Si intende la conversione di un bene in tanti “gettoni” quanti sono i proprietari di quel bene. Ad esempio un Picasso può valere 100 milioni di dollari. Se 100 milioni di persone comprassero 1 dollaro di quel Picasso allora potrebbe essere tokenizzato in 100 milioni di token del valore di 1 dollaro l’uno e di proprietà dei 100 milioni di acquirenti».

N.M.: Recentemente si sente parlare sempre più spesso di NFT. In cosa differiscono dai Token tradizionali?

G.L.C.: «NFT sta per Non Fungible Token, ovvero Gettone Non Fungibile. A differenza degli altri token, questi non sono interscambiabili né replicabili. Significa che sono creati appositamente per rappresentare, ad esempio, un’opera unica».

N.M.: Token e NFT possono essere collegati anche ad oggetti fisici?  

G.L.C.: «Sì, nelle ultime settimane sono stati venduti NFT da milioni di dollari rappresentanti sia opere digitali che opere fisiche a cui erano collegati. Ovviamente sono più utilizzati e più utili per confermare l’autenticità e la proprietà di opere digitali, ma spesso possono anche creare una vera e propria controparte digitale autentica di un’opera fisica».

N.M.: Gli NFT hanno fatto il loro ingresso da protagonisti anche nel mercato dell’arte. Al di là degli aspetti mediatici di certe operazioni, in che modo token e blockchain potrebbero rivoluzionare un mercato come quello dell’arte? O è più facile che nasca un “mercato dell’arte parallelo” di crypto-collectibles?

G.L.C.: «Darei per scontato il fatto che anche il mercato dell’arte, come tanti altri settori hanno già fatto e faranno, andrà sempre più incontro ad un’evoluzione tecnologica. Continueremo ad avere le stesse passioni e fare le stesse cose, ma con strumenti e possibilità tecnologiche diverse. In questa direzione tutto ciò che è copyright, collezionismo, valore estrinseco, rarità, eccetera, non può che sfociare nell’utilizzo di tecnologia blockchain o DLT. Almeno per abbattere gli enormi costi di intermediazione e certificazione centralizzata di autenticità di un’opera e, di conseguenza, eliminare per sempre anche l’enorme mercato truffaldino che gira intorno alla falsificazione delle opere o, al contrario, alla corruzione finalizzata a far certificare determinate opere come autentiche anche quando non lo sono».

N.M.: Le blockchain che garanzie possono dare al collezionista? In fondo sulla “catena” troviamo i dati che descrivono e tracciano l’asset, non necessariamente l’asset stesso…

G.L.C.: «Un collezionista attribuisce un valore alla sua opera in base alla firma che ne attesta l’autenticità. Quella firma può rovinarsi, essere copiata o falsificata. Una firma digitale su blockchain non potrà mai essere né replicata né falsificata. Quindi su un’opera digitale l’autenticità è certa e c’è maggior sicurezza (e minor costi) per il collezionista. Nel caso di opere fisiche, credo ci vorrà del tempo. Servirà rendere sicuro il passaggio con cui si collega un’opera fisica al rispettivo token, passaggio che ad oggi è ancora umano, dunque fallibile».

N.M.: Prendendo spunto dal tuo ultimo libro… quando manca per arrivare veramente alla Luna?

G.L.C.: «Pensavo mancasse più tempo. Vedendo gli ultimi sviluppi e l’hype con cui tutti si stanno precipitando a parlare di blockchain sono fiducioso sul fatto che entro 2/3 anni potrà diventare la nostra quotidianità, quanto e più di Internet».

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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